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una militanza

Milano è piena di libri. Chioschi, librerie, rigattieri, magazzini dell’usato, banchi abusivi, fiere parrocchiali, persino un vecchio che gira con i libri nel portapacchi della bicicletta, se t’incrocia per strada e gli butti un occhio, si ferma e te li fa vedere. I libri, in un certo senso, non stanno mai fermi. Se ne vanno in giro per la città, entrano nelle case, stanno bloccati magari per anni, per decenni, poi ripartono perché nessuno li può possedere per sempre, nessuno può bloccarne il migrare, a meno di usare le maniere forti. Ma se un libro non lo annienti, prima o poi riparte, riprende il suo giro.
Io conosco le tratte delle loro migrazioni e batto la città camminando per chilometri, zompando sui mezzi pubblici, salendo e scendendo nel bassofondo del metro. Cerco nelle ceste dei libri a prezzo fisso, vado in posti dove il prezzo del libro è fatto dalle dimensioni: illustrato o fotografico cinque euro, romanzo grande e rilegato due euro, tutta la brossura a uno. Cerco pezzi che altri librai non han capito o non han visto. Ci vuole fortuna, ci vuole abilità. La raccomandazione, prerequisito in altre professioni, in questo campo non serve, la raccomandazione potete ficcarvela in tasca. Qui ci vuole occhio, conoscenza e gamba. Sono quasi un esploratore, imbocco vie laterali, trovo scorciatoie, vie nuove, piccoli quartieri intorno alle vecchie chiese, magazzini sul fondo del fondo dei viali. E se incrocio una bella ragazza – e se ne incontrano, bellissime studentesse coi libri sotto al braccio, giovani madri, commesse che la sanno lunga sul mondo – se incrocio una bella ragazza la saluto cordiale, chinando leggermente il capo e togliendo il cappello se ce l’ho in testa.E la ragazza vi assicuro d’innamora all’istante, non può fare altrimenti, di questo avventuriero occhi azzurri e galante, con la sua borsa in spalla, archeologo della modernità, biolibrologo, scopritore di relitti in fondo alle città, instancabile camminatore oltre che libero pensatore. O almeno così sembra, talvolta.
Insomma ho dato nuova forma alla figura del flâneur . Si dirà che ho tempo da perdere o, forse, da guadagnare, dipende da come la si intende.

da Vecchi libri per quest’epoca incerta, Valentino Ronchi, Foschi Editore

(ISBN 9788866010388)

quanti riflessi fa quest’acqua verde

louis stettner central waiting hall 1958

Quanti riflessi fa quest’acqua verde
come una rete d’oro, una specie di rete
perché è il sole, in realtà, che fa il disegno.
I pesci infatti l’attraversano senza restarci
impigliati dentro. Tante cose passano in altre
e vengon fuori come corna di lumache,
come il filo nell’ago e l’ago nella stoffa, le macchine
dalle gallerie buie che poi torna la luce,
e i treni e il metro quando andiamo a Parigi
certains dimanches.

da Anna e Mélanie, Valentino Ronchi, Lampi di Stampa

la torinese


Miroslav Tichy

Quei giorni pensavo com’era stato semplice andare
con un’altra, Barbara spalle magre, e una mattina
che stavo al Passetto, venne su dalla stradina
degli scogli una biondina mi vide e mi sorrise
si fermò lì con me, era di Torino. Diceva che Ancona
le piaceva molto com’era bella col mare da due parti.
Che era in vacanza a Senigallia, ma preferiva venire
sola in città. Diversa la biondina dalle altre. Seni
tondi, un neo sulla spalla sinistra. I capelli leggeri,
piccoli ricci raccolti sulla testa dalla molletta.
– Stiamo nascosti- le dico- è meglio- e scendiamo
poi sotto, fino alle grotte dei pescatori. Di diverso
anche ha lei come si offre, col busto mi spinge il seno alla mano, le labbra alle labbra e tiene con le dita
il mio mento. In piazza Cavour, dove fermano le corriere,
prende la sua per Senigallia e io resto seduto
sopra i cassoni chiusi che il giorno contengono i libri
e mi dico questa mi piace più di tutte, chissà poi perché.

da Canzoni di bella vita, Valentino Ronchi, Lampi di Stampa