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agnizione

Eraserhead-02

Saranno state pressapoco le undici, quando quello arrivò di galoppo, con scorta e gran fracasso, davanti a casa, smontò tutto coperto d’acciaio, ed entrò nella bottega: dovette abbassare profondamente il capo per passare attraverso al porta con le penne di airone che oscillavano sull’elmo. Guarda qui, maestro, dice, sto andando contro il conte palatino che vuole abbattere i vostri bastioni; la voglia che ho di incontrarlo mi fa saltare le piastre; prendi ferro, filo e, senza ch’io debba spogliarmi, riattaccale bene. Signore, io dico, se il petto vi schianta l’armatura in questo modo, il conte palatino lascerà stare i nostri bastioni; lo faccio accomodare su una sedia, in mezzo al locale e grido verso la porta: vino, prosciutto appena affumicato, per uno spuntino! e gli metto davanti uno sgabello, con gli attrezzi per aggiustargli la piastra. E mentre fuori il destriero ancora nitrisce e raspa il suolo coi cavalli della scorta, alzando una polvere come se fosse sceso un cherubino dal cielo: adagio, portando sul capo un grande vassoio d’argento su cui erano disposti bottiglie, bicchieri e mangiare, la ragazza apre la porta, entra. Beh, guardate, se a questo punto mi apparisse il Signore tra le nuvole, mi comporterei pressapoco come lei. Vassoio, bicchieri, mangiare, appena visto il cavaliere, giù tutto; bianca come una morta, le mani giunte in adorazione, baciando il pavimento che tocca col petto e con la fronte, crolla davanti a lui, come fulminata. Io dico: Signore Iddio! Che ha questa figliola? e la sollevo: lei, il viso in fiamme girato verso di lui, come se avesse davanti un’apparizione. Il Conte von Strahl le prende la mano, chiede: di chi è questa bambina? Garzoni e fantesche si precipitano dentro e gemono: Dio aiuti! Che è successo alla Juengerferlein? ma lei, dopo qualche timida occhiata al suo viso, si riprende, io penso che l’incidente sia passato, e con aghi e punteruolo mi metto al lavoro. E dico: bene, signor cavaliere, ora potrete incontrare il conte palatino; la piastra è allacciata, il cuore non ve la farà più saltare. Il conte si alza; guarda sopra pensiero, dalla testa ai piedi, la ragazza che gli arriva al petto, si china, la bacia in fronte e dice: il Signore ti benedica, ti protegga, ti doni la sua pace. Amen! E mentre ci accostiamo alla finestra: nel momento in cui lui sale sul destriero, con le mani alzate la ragazza si butta sul lastricato da trenta piedi: come un’infelice che abbia perso la testa.

da Käthchen di Heilbronn, Heinrich von Kleist, Adelphi, versione di Giorgio Zampa

cinema totale

“Dopo la guerra in corso, si fabbricheranno in grandi serie degli apparecchi riceventi perfezionati. Ma riceveranno solo spettacoli mediocri. Per fabbricare un film che dura due ore occorrono parecchi mesi di lavoro, di messa a punto, di scelta, e un numero considerevole di milioni. Uno studio televisivo, che trasmetterà anche soltanto dieci ore al giorno di spettacolo sempre nuovo, non potrà permettersi il lusso di una tale preparazione. Le emittenti si trasformeranno in surrogati di teatri, e ci mostreranno tutti i divi e tutti i repertori delle sale sovvenzionate. Inframezzeranno questi spettacoli polverosi con vedute all’aria aperta, con attualità sportive. Utilizzeranno tutto quello che non costa niente. E, naturalmente, cercheranno di proiettare dei film. Nondimeno le compagnie capitaliste di produzione si opporranno, perché se lo spettatore riceve il cinema a casa, non passerà più al botteghino. Come prendergli, allora, il suo denaro?
Anche se il cinema diventa un’industria statale, lo Stato non potrà distribuire gratuitamente, al vento, ciò che sarà costato tanti sforzi e inoltre somme sempre più considerevoli. Dovrà trovare il mezzo di fare pagare lo spettatore in camera sua.”

 

“Comunque, qualunque sia il procedimento che sarà adottato, il cinema disporrà un giorno del volume, come dispone oggi del suono e del colore.
Cosa se ne farà? I primi realizzatori che utilizzeranno il rilievo si divertiranno a dare alle folle il fremito della sorpresa e della paura. Sugli spettatori tranquillamente seduti sulle loro poltrone, precipiteranno delle macchina urlanti, delle belve inferocite, delle tempeste.
Passata la prima emozione, con il mondo abituato a questo nuovo giocattolo, occorrerà diventare seri. Allora i commercianti, che sono i padroni del cinema mondiale, reclameranno cosce e seni, poiché è ancora questo che attira di più i consumatori. E potendo offrirglielo a colori “naturali” e in rilievo, “dando così perfettamente l’illusione della realtà”, e certo che essi correranno ai botteghini.”

 

da Cinema totale di René Barjavel, Editori Riuniti, 2001, trad. di Ribes Sappa

Il libro è stato scritto tra i primi anni ’30 e il 1940, uscito fortunosamente il 20 luglio 1944 per le éditions denoël

di tanto vivere convinto

Molte di più, 4
o 5,le voci nella gola
mia figlia cambia e ricrea

nel giocare da sola;
quasi in ali di cera
a rivestire pupazzi,

opprimendoli già di doveri
scolastici, con sillabe
e deliziosi rancori

quando inveisce: “su Paolo”,
restio a capirle i furori
di tanto vivere convinto,

lui, che la sa lunga
sulla storia dell’esistenza,
essendo solo un birillo dipinto.

da Siamo esseri antichi, Carlo Villa, Einaudi

metti una sera in libreria, e ci scappa pure l’aperitivo


samuel beckett

Metti una sera in libreria, e magari ci scappa pure l’aperitivo.

Funziona così: si arriva alla Libreria Libri Necessari in via della Madonna dei Monti 112 e si scorge una prolunga esterna, nello spazio antistante una poltrona a marcare il territorio. Venerdì 25 e sabato 26 maggio due serate dedicate a coppie inverse, rispettivamente Nagg e Nell di Finale di partita di Beckett e Adamo ed Eva del Diario di Mark Twain.
Da quella che ben si può definire l’ultima coppia del teatro dell’assurdo, all’innocenza disarmante della prima coppia del mondo. Coppie per voce sola, quella di Monica Perozzi, che prima e dopo la lettura, come un abile maitre, innaffierà il tutto con dell’ottimo prosecco.
L’appuntamento è alle ore 19.00, per un incontro di ars brevis al tramonto. Tutto si ripeterà venerdì 1° e sabato 2 giugno, stesso spazio, stessa ora.

 


mark twain