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Decolonising the Cinema (ITA-ENG TXT)

Cineforum per richiedenti asilo e titolari di protezione

Quando, più concretamente, l’atto di vedere è presentato come un atto di violenza assistita e, soprattutto, di conversione dei corpi in oggetti, allora gli spettatori diventano protagonisti di un’antropomorfizzazione al contrario. Qui coloro che prima erano umani hanno perso la loro umanità, e la stessa messa in scena degli spettatori all’interno dell’inquadratura rafforza la violenza di una disumanizzazione che fa più che rendere impossibile la categoria dell’umano.[1]

Il voyeurismo di chi accetta di farsi spettatore dell’omicidio di George Floyd o di Alika Ogorchukwu, lo sguardo caritatevole di chi versa qualche spicciolo al richiedente asilo fuori da un supermercato, quello giudicante il grado di onestà o criminalità in base al fototipo, quello rapace di chi erotizza un corpo, non solo hanno in comune il fatto di essere il risultato di una colonizzazione dell’immaginario collettivo, ma anche l’effetto di condizionare lo sguardo su sé dello spettatore/della spettatrice che coincide con il corpo reso oggetto, inoculando la morbosa sensazione particolare, questa doppia coscienza, questo senso di guardare sempre se stessi attraverso gli occhi degli altri, misurando la propria anima con il nastro del mondo che guarda con divertito disprezzo e pietà.[2]

La scelta di proiettare film che smentiscono questo sguardo, che riducono al silenzio questa doppia coscienza, è ciò che si intende con Decolonizzazione del cinema.

Dal 2017 a oggi il gruppo di Orientamento alla Formazione e al Lavoro del Progetto Pensare Migrante ha redatto 520 curricula, di richiedenti asilo e titolari di una protezione, definendo una road map delle competenze, delle peculiarità, dei sogni e delle esperienze individuali. Il 43% di queste persone, seppure con un regolare contratto, comunque sta svolgendo un lavoro che svaluta le proprie competenze, la formazione e le esperienze maturate nel proprio paese di origine: anni di abusi (burocratici, socio-lavorativi) quasi sempre approdano a un’autosvalutazione, che favorisce la segregazione sociale: tutto questo è accettato anche a causa della colonizzazione della camera (foto o video).

Alle 520 persone, tramite email, sarà richiesto di rispondere alle seguenti due domande:

  • Qual è il film che ritieni essere più interessante per combattere i pregiudizi razziali o il più efficace nel valorizzare le differenze culturali?
  • Quali di questi film hai visto e, da 1 a 10, che voto daresti riguardo alla loro efficacia nel combattere i pregiudizi razziali e nel valorizzare le differenze culturali?

In una riunione collettiva tra i soci dell’Associazione ColtivAzione, si discuteranno i risultati delle domande e da questi saranno scelti i 24 film.

La fotografa Fabiana Sartini documenterà l’esperienza e alla fine della rassegna, a Roma presso la Libreria Libri Necessari, sarà allestita una mostra aperta al pubblico.

Chi avrà partecipato al progetto:

  • avrà a disposizione i nomi dei registi e del cast, nonché i titoli dei film della rassegna: per poterli ritrovare e condividere all’interno della propria comunità, ma anche per proseguire da questi nel proprio personale percorso di cinefile/i;
  • sarà indirizzato all’iscrizione al circuito delle Biblioteche di Roma, per il reperimento gratuito di film e libri;
  • sarà informato sulle caratteristiche di base di un proiettore, sulla Licenza MPLC e sui passi per costituire un’associazione senza scopo di lucro e un proprio cineclub;
  • riceverà un attestato di partecipazione.

Si crede che la ricaduta positiva di questa esperienza avrà risonanza e durata a lungo termine, a beneficio della società.

Le spese che andranno affrontante sono quelle per:

  • Licenza Ombrello MPLC
  • Proiettore YABER Lumen;
  • Sedie;
  • Rimborso spese una tantum per responsabile progetto
  • Rimborso spese mensile per un anno a favore di una delle 520 persone prese in carico, per recupero e riconsegna film in biblioteca/gestione proiezione bimestrale/gestione pubblico in base alle prenotazioni/sistemazione sala a fine proiezione
  • Rimborso spese mensile per un anno a favore di una delle 520 persone prese in carico, per invio bimensile della comunicazione tramite newsletter alla mailing list dei beneficiari e raccolta delle prenotazioni
  • Rimborso spese una tantum per l’amministrazione contabile
  • Rimborso spese una tantum per l’addetta alla comunicazione
  • ‘Tessera sospesa’: tesseramento all’Ass.ColtivAzione di 50 soci
  • Rimborso biglietti autobus per beneficiari/e del progetto
  • Documentazione fotografica del progetto, stampa e allestimento mostra finale

Per la realizzazione del progetto per la durata di un anno, sono necessari 11000 euro.

Indipendentemente dall’esito della raccolta fondi, il progetto avrà luogo, seppure con una minore durata o un minor numero di beneficiari/e.

Per donare:

Qui

oppure

Associazione Coltivazione

IBAN: IT09A0538703209000003168237

indicando nella causale: Decolonising the Cinema

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Cineforum for asylum seekers and refugees
To be specific, when the act of seeing is presented as an act of witnessing violence and, more specifically, as the witnessing of the conversion of bodies into objects, viewers become parties to a reverse anthropomorphizing. Here those who were previously human have lost their humanity, and the very staging of viewers within the frame reinforces the violence of a dehumanizing that dues more than make impossible the category of the human.” (Samuels, 2006, quoted at p.51 by Mark Sealy in Decolonizing the Camera: Photography in Racial Time, Lawrence & Wishart, London 2019).
The voyeurism of those who agree to be spectators of the murder of George Floyd or Alika Ogorchukwu, the charitable gaze of those who give a few coins to the asylum seeker standing outside a supermarket, those judging the degree of honesty or criminality based on the color of one’s skin, the rapacious who eroticize a body, all have in common not only the fact of being the result of a colonization of the collective imagination, but also the effect of conditioning the spectators to identify one’s self with the body-object, inoculating the morbose “peculiar sensation, this double consciousness, this sense of always looking at one’s self through the eyes of others, measuring one’s soul by the tape of the world that looks on in amused contempt and pity.” (Du Bois & Gibson, 1996, quoted at p.156 by Mark Sealy in Decolonising the Camera: Photography in Racial Time, Lawrence & Wishart, London 2019).
The choice of projecting films that belie this outlook and reduce this double consciousness to silence, is what decolonization of cinema means.
From 2017 to this day, Pensare Migrante’s Orientation to Training and Work Project group has drawn up 520 curricula for asylum seekers and refugees, defining a map of skills, peculiarities, dreams and individual experiences. 43% of these people, albeit with regular contracts, are still carrying out jobs that depreciate their skills, training and experiences gained in their countries of origin: years of abuse (bureaucratic, socio-functional) almost always result in self-depreciation, which promotes social segregation. All this is also accepted because of the colonization of cameras (photos or videos).
An e-mail will be sent to 520 people, requiring them to answer the following two questions:
– Which film do you believe would be the most forceful in fighting racial prejudices?
– Which of these films have you seen and, from 1 to 10, what mark would you give regarding their effectiveness in fighting racial prejudices?
In a collective meeting among the members of the ColtivAzione Association, the results of the questions will be discussed and 24 films will be chosen from those mentioned in the replies.
Of the above-mentioned 520 e-mail recipients, the Association’s membership card will be offered to the first 50 who show an interest in participating: they will be provided on a bi-monthly basis for one year at the headquarters of the Association Gli Occidentati (Those damaged by westerners). These 50 will receive an e-mail invitation, to which a short multilingual presentation to the projections (in Italian-English-French) will be attached each time.
Photographer Fabiana Sartini will document the experience and at the end of the review, an exhibition will be open to the public in Rome, at the bookstore Libri Necessari.
Those who will have participated in the project will:
– have at their disposal the names of the directors and the cast, as well as the titles of the films of
the review: in order to be able to find them and share within their communities, but also to
pursue their paths of cinephiles as a result of this review;
– be lead to enroll in the circuit of libraries in Rome, to find films and books for free;
– be informed about the basic characteristics of a projector, on the MPLC license and the steps
required to found a non -profit association and its own film club;
– receive a certificate of participation.
It is believed that the positive return of this experience will have long-term resonance and duration, for the benefit of society.
The expenses they will be incurred are those for:
– MPLC umbrella license to publicly project movies;
– Projector;
– Seats;
– Reimbursement of one -off expenses for the project manager;
– Refund of monthly expenses for one year in favor of one person, hired from among the 520
people, to take out and return films to and from the library/management of the bimonthly
projection/public management based on reservations/room accommodation at the end of the
screening;
– Refund of monthly expenses for one year in favor of one person, hired from among the 520
people, for the bi-monthly sending of communications through newsletters to the mailing list of
beneficiaries as well as collecting reservations;
– Reimbursement of one-off expenditure for the accounting administration;
– Reimbursement of one-off expenditure for the communication employee;
– “Suspended card”: membership of the Ass. ColtivAzione of 50 members;
– Refund bus tickets for beneficiaries of the project:
– Photographic documentation of the project, printing and final exhibition setting.
For the realization of the project for the duration of one year, 11000 euros are needed.
Regardless of the outcome of the fundraising, the project will take place, albeit with a shorter duration or fewer beneficiaries.

[1] Samuels, 2006, citato a pag.51 da Mark Sealy in Decolonising the Camera: Photography in Racial Time, Lawrence & Wishart, London 2019.

[2] Du Bois & Gibson, 1996, citato a pag.156 da Mark Sealy in Decolonising the Camera: Photography in Racial Time, Lawrence & Wishart, London 2019.

Photo: Fabiana Sartini

(dalla pagina fb di Baobab Experience Onlus)

Libreria Libri Necessari

Il clima che si respira nel Paese è cupo, tetro.
Dall’attacco a Mimmo Lucano all’apartheid dei bambini a Lodi; dall’ennesima violenza con motivazione razziale a Brindisi fino alla rete in stile lager montata a Piazzale Maslax.
Nella creazione di questo clima, le istituzioni sono in prima linea: a partire dal Viminale, fino ai governatori di regione per arrivare ai sindaci, gli organismi che dovrebbero rappresentare e guidare la società verso un futuro migliore, sono troppe volte attori principali nel diffondere paura, odio, esclusione.
Le barriere che sono state montate intorno al presidio umanitario di Baobab Experience, fanno presagire un imminente sgombero. Ci siamo già passati 20 volte negli ultimi tre anni, ma questa volta la situazione è molto più grave. Dove andranno le 200 persone che dormono nel parcheggio di proprietà di Ferrovie dello Stato? 
Da troppo tempo ormai siamo testimoni di come le questioni sociali, nella nostra città, vengano derubricate a problemi di ordine pubblico. Da anni, anche prima dell’arrivo di questa giunta Questura e Prefettura programmano ed eseguono sgomberi senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze sulle persone colpite e, di riflesso, su tutta la città. 
La Sindaca e l’Assessora alle politiche sociali di Roma, Virginia Raggi e Laura Baldassarre, si sono da sempre trincerate dietro la loro impossibilità di opporsi alle decisioni prese dalle forze di polizia o di concordarne diverse tutelando per prime le persone. Oggi, questo atteggiamento da Ponzio Pilato, non può reggere più.
Lo ribadiamo, la sicurezza senza diritti è apartheid.
Sindaca, Assessora: dove andranno una volta sgomberato Piazzale Maslax questi 200 esseri umani? 
Chi li aiuterà nel percorso burocratico per ottenere i documenti come da loro diritto? 
Chi li accompagnerà in questura per evitare che siano respinti senza una ragione? 
Roma è in grado di essere una capitale europea che accoglie e promuove la convivenza, o reagirà isolandosi nella paura? Che idee avete per la città simbolo del diritto d’asilo? 
Di fronte all’ennesimo sgombero annunciato senza alcuna soluzione alternativa, la Sindaca e l’Assessora devono dire chiaramente cosa pensano di fare per le persone che saranno abbandonate in strada. 
Devono dire chiaramente se sono in grado di svolgere il lavoro per il quale sono state elette dalla cittadinanza, o se il governo di Roma risponde ad altre mani.
Per questo invitiamo tutte e tutti a partecipare al tweet storm, mandando un messaggio a partire dalle ore 12:00 alle pagine Twitter e Facebook di Virginia Raggi e Laura Baldassarre con il seguente testo: 
Sindaca @virginiaraggi, Assessora @baldassarrelaur,
chi decide le sorti delle persone in questa città, la Prefettura o il Campidoglio? Vogliamo una soluzione dignitosa e condivisa per gli abitanti di#PiazzaleMaslax subito! #lumanitànonsisgombera, vogliamo #dirittiNONapartheid!

19imo SGOMBERO A PIAZZALE MASLAX

ore 7.30

Ecco come Roma si prepara per la Giornata Mondiale del Rifugiato (20 giugno 1951-20 giugno 2017):

19imo sgombero in corso oggi a Piazzale Maslax.

Ai link sotto è possibile apprezzare la causa di future sanzioni per violazione di diritti umani internazionali:

 

 

ore 12.30:

Aggiornamento da Baobab Experience:

Il mandato dello sgombero deriva direttamente dalla questura. Non avevano alcun mandato di sequestro dei beni. Abbiamo minacciato di denunciarli e ci siamo seduti per terra per bloccare l’accesso all’Ama. Sono intervenuti anche i senatori Luigi Manconi e Massimo Cervellini ,Stefano Fassina
L’Ama si è allontanata, la questura ha chiamato in causa Ferrorie delle Stato, proprietari del piazzale, intimando di chiudere l’area.
Sono tornati alcuni ragazzi da via Patini dichiarando che per poter essere rilasciati sono stati obbligati a firmare un documento di cui ignorano il contenuto perché non c’era nessun mediatore presente.
Stato di polizia.
Abbiamo filmato le dichiarazioni. Seguirà denuncia
#iostoconilbaobab #latendaèmia

Contribuisci a Pensare Migrante 2017

Il 5/6/7 Maggio, alla Città dell’Altra Economia di Roma, torna “Pensare Migrante”, la tre giorni di incontri, dibattiti con esperti e Associazioni, attività per le scuole e proiezioni sul tema delle migrazioni in Italia e in Europa. Il programma delle attività è in corso di aggiornamento nella pagina dell’evento.

Alla drammatica gestione del fenomeno migratorio a livello nazionale ed europeo, le politiche poco lungimiranti fatte di chiusura delle frontiere e criminalizzazione del migrante e della solidarietà, Baobab Experience risponde incontrando gruppi di attivisti provenienti da tutta Europa, per rafforzare una rete di realtà non istituzionali che si occupano di diritti e accoglienza di profughi e migranti.

 La manifestazione sarà un’occasione per coinvolgere e sensibilizzare la cittadinanza, affinché il fenomeno migratorio non sia più avvertito come un problema, ma come una risorsa che arricchisce e fa crescere il nostro Paese.

 Per questo abbiamo previsto momenti di approfondimento ma anche di cultura e svago, con una sezione di attività-gioco per gli studenti delle scuole medie e superiori, l’allestimento di mostre fotografiche e proiezioni di video sul tema e serate di musica e spettacolo.

 Per le spese di realizzazione dell’evento, in particolare per finanziare il viaggio degli attivisti europei, l’allestimento degli spazi e la promozione, invitiamo chi voglia sostenerci a donare un contributo e a pubblicizzare questa raccolta in crowdfunding.

Vi ringraziamo per il senso civile e umano che dimostrate partecipando al nostro progetto.

Baobab Experience – Le attiviste e gli attivisti

Non passarci sopra ovvero Qualche metro in più, solo qualche metro in più e potrai passarci sopra davvero

 

Letta un paio di giorni fa la notizia su La Repubblica che, dal 20 ottobre al 4 novembre, alla Stazione Tiburtina ci sarebbe stata una mostra allestita sul pavimento della Galleria di vetro con l’intento di attirare l’attenzione di viaggiatori e passanti su 100 storie di disagi, tra cui il dramma dei migranti, ho deciso di visitarla proprio il giorno dell’inaugurazione. Purtroppo non ve n’è stata alcuna e la mostra in sé, organizzata da Censis, BNL e Roma Tiburtina con la collaborazione di numerose associazioni, sarebbe stata ipocrita e ridicola se non fosse stato per il coraggioso allestimento curato da Giulio De Rita, figlio del presidente del Censis: a un primo sguardo stupisce la sproporzione delle dimensioni tra la segnaletica orizzontale che indica i 4 percorsi e le foto drammatiche, a svantaggio di queste ultime, ma prestando più attenzione, e qui si dimostra la raffinatezza del curatore della mostra e la meritocrazia della scelta, si noteranno dei rettangoli neri sui quali compare la scritta “Qualche metro ancora, solo qualche metro ancora, e potrai passarci sopra DAVVERO”. Seguendo gli adesivi che proseguono oltre ai 4 percorsi si arriverà a passeggiare, se non sopra, sicuramente accanto a un centinaio di migranti che non hanno trovato riparo e cibo presso i centri istituzionali e che sono accolti e accuditi da cittadinanza e attivisti del Baobab.

Speriamo che qualcuno al Campidoglio si spinga fino alla Stazione Tiburtina per una visita!”