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Qui è la parola del discepolo di Cristo, che suona come il pensiero di Augusto di Miller ai piedi della scala

8.

Come l’hai conosciuto? All’improvviso,
tra la folla, uno sguardo mi fissò.
Sentii di essere atteso. E disse? No:
mosse le labbra appena ad un sorriso,

sparì. Poi lo rividi: mi chiamò
uno che non conoscevo. ‘Sorgi e vieni!’
udii una voce in me. Con gli occhi pieni
di lacrime mi accolse. E mi baciò.

Cosa ti disse? Forse, che ero atteso.
Ma non udivo. Qualcuno gridava
in me, come un addio. Lui mi guardava
e non sentivo più fiato né peso.

Camminavamo lontani dal mondo.
Le cose che diceva erano nuove.
Dimenticai donde venivo e dove
mi conduceva – seppi, fino in fondo!

da Intervista al discepolo, Pietro Cimatti, Carpena Edizioni, 1988

Primavera, è tardi


al Gran Sasso, foto di Lorenzo Gramaccioni

Amore che mi guardi

da muri ciechi, scendi da specchiere
nere, mi scuoti: – Primavera è tardi,
corri, che l’azalea vuole sfiorire.-
– Dove mi chiami, rosa, non ho voglia,
ho sonno e sono stanco di partire.
La scena è pronta, affàcciati alla soglia
dei tuoi armadi. Ridammi il lampo scuro,
il gambo della breve fioritura.-
L’urlo del fiore che stanotte è solo.

da Stanze sulla polveriera, Pietro Cimatti, Rusconi

la reggia


Questa è la reggia, ognuno che viene
ospite narra come fu percosso
dagli dei, e rinsaldate le catene
si riaffida al suo mare sempre mosso.

Questa è la casa del pastore uscito
all’alba, odora di belati, forte
d’erba, strame di sonno, senza porte,
chi arriva incontra chi è appena partito.

Questa è una reggia non più custodita,
vi regnano esuli, il tempo è fermato,
la polvere ricorda quante dita
vi lasciarono un attimo sudato.

Questa casa è la vita.

Pietro Cimatti (1978)

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