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Nessuna strada

Da quando decidemmo che la strada fra noi
cadesse in disuso,
e murammo i cancelli, piantammo alberi a schermo,
e scatenammo tutti gli agenti corrosivi del tempo,
silenzio, e spazio, ed estranei –
la nostra incuria ha avuto poco effetto.

Foglie si ammucchiano non spazzate, forse; non falciata
l’erba cresce e si abbarbica. Niente altro è cambiato.
La strada è così netta, e tanto poco
seppellita tra le erbe che stasera
percorrerla non sembrerebbe strano. E sarebbe possibile.
Tra poco il tempo sarà il più forte

e disegnerà un mondo
dove nessuna strada come questa
correrà tra noi due. Osservare quel mondo
sorgere come un sole freddo, ricompensando altri,
è la mia libertà. Non impedirlo
è il compimento della mia volontà.
Volerlo, è il mio male.

da Ti ingannasti meno in Le nozze di Pentecoste, Philip Larkin Einaudi

.-.-.-.

No road

Since we agreed to let the road between us
Fall in disuse,
And bricked our gates up, planted trees to screen us,
And turned all time’s eroding agents loose,
Silence, and space, and strangers – our neglect
Has not had much effect.

Leaves drift unswept, perhaps; grass creeps unmown;
No other change.
So clear it stands, so little overgrown,
Walking that way tonight would not seem strange,
And still would be allowed. A little longer,
And time will be the stronger,

Drafting a world where no such road will run
From you to me;
To watch that world come up like a cold sun,
Rewarding others, is my liberty.
Not prevent it is my will’s fulfilment.
Willing it, my ailment.

Al mi bel

Avanti un’altra, prego

Sempre troppo avidi di futuro,
cogliamo brutte abitudini d’attesa.
Sempre qualcosa si avvicina;
e ogni giorno diciamo Fino a allora,

guardando dagli scogli la minuscola
nitida flotta delle promesse che si avanza.
Ma come è lenta! E quanto tempo spreca,
rifiutando di muoversi più in fretta!

Eppure sempre ci lascia lì a tenere
miseri steli di delusione tra le mani,
poiché, anche se niente ostacola
la manovra d’attracco di tutte quelle navi,

nessuna di esse, grande, imbandierata,
inclinata su un fianco sotto il peso
delle guarniture d’ottone, ogni gomena bene in vista,
e la polena dalle tette d’oro

che s’inarca verso di noi, getta mai l’àncora.
Non è ancora presente che di già
si trasforma in passato.
Continuiamo a pensare fino all’ultimo

che si metteranno in panna
per scaricare nella nostra vita
ogni sorta di beni, tutto quanto
ci spetta per la devota e lunga attesa.

Ma ci sbagliamo:
solo una nave dalle vele nere
ci cerca, poco conosciuta, rimorchiandosi dietro
un enorme silenzio senza uccelli.
Sulla sua rotta
non c’è acqua che generi o si franga.

da Ti ingannasti meno in Le nozze di Pentecoste, Philip Larkin, Einaudi, tradd. di Renato Oliva e Camillo Pennati

Next, please

Always too eager for the future, we
Pick up bad habits of expectancy.
Something is always approaching; every day
Till then we say,

Watching from a bluff the tiny, clear,
Sparkling armada of promises draw near.
How slow they are! And how much time they waste,
Refusing to make haste!

Yet still they leave us holding wretched stalks
Of disappoiintment, for, though nothing balks
Each big approach, leaning with brasswork prinked,
Each rope distinct,

Flagged, and the figurehead with golden tits
Arching our way, it never anchors; it’s
No sooner present than it turns to pat.
Right to the last

We think each one will heave to and unload
All good into our lives, all we are owed
For waiting so devoutly and so long.
But we are wrong:

Only one ship is seeking us, a black-
Sailed unfamiliar, towing at her back
A huge and birdless silence. In her wake
No waters breed or break.

sulla poesia

E’ a volte utile ricordarsi degli aspetti più semplici di ciò che viene normalmente considerato complicato. prendiamo, per esempio, lo scrivere una poesia. Esso consiste di tre stadi: il primo è quando uno viene talmente ossessionato da un concetto emotivo, che è costretto a farci qualcosa. Quello che fa è il secondo stadio, cioè costruire un congegno verbale che riproduca questo concetto emotivo in chiunque si prenda la briga di leggerlo in un qualsiasi luogo e in un qualsiasi tempo. Il terzo stadio è la situazione ricorrente di chi in diversi tempi e luoghi mette in moto il congegno e ricrea in se stesso ciò che il poeta sentiva quando l’ha scritto. Gli stadi sono interdipendenti e tutti necessari.

Philip Larkin in Il principio del piacere –  nel numero 3/4 della rivista Arsenale del Luglio-Dicembre 1985, Ed. Il Labirinto