La moglie di Giobbe è un’immensa figura ricurva, immersa nella notte come un’allucinazione.
E’ come la Philosophia che appare in sogno a Boezio e lo consola dopo averlo spaventato.
E’ come una grande madre con un ventre immenso.
Indossa un abito rosso, un grembiule ècru inamidato e appena stirato, polsini bianchi, un colletto bianco, un turbante bianco.
L’ampiezza del costume, la testa che urta il bordo della tela e si abbassa danno a questo corpo un carattere sovraumano. Le narici strette, la bocca sdegnosa, la mano apre e chiude continuamente le dita per argomentare. Gli sguardi si affrontano. E’ un conflitto interminabile: una dea dominatrice e un uomo malato e umiliato.
da Georges de la Tour, Pascal Quignard, Pagine d’Arte, trad. di Antonia Tadini