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gosh!

al naso

“Un tempo così grande
era la mia solitudine
da dover pensare un luogo
dove riposarla.
Universo chiamai
il primo pensiero
che attraversò la mente.
CI fu poi chi pronunciò
la parola
e diede strano inizio
a ciò che non capisco.
Da allora
non mi sono più trovato.
Se qualcuno mi ascolta
dica a chi ancora mi chiama
(per pietà o
pudore)
di smettere”.

da Il bene materiale, Paolo Febbraro, Scheiwiller

serie di sogni

Sono perfetto, bellissimo
non sarò mai più bello di così
indistinguibile dai miei panni
A un tratto perdo sangue dal naso
a un tratto lo perdo da anni

La mia fotografia gira per strada
di striscio, di sbieco lì mi presento
sto fermo ovunque io vada
poche chanches ch’io esca
molto rischio ch’io cada

Gatti – spargono la città di pozzi
mi trivellano in cerca d’odio
non si fermano ai surrogati,
vene purissime d’oro,
stanchi d’essersene separati

Ed è una serie di sogni
è un elenco di vie con il nome
col nome che non le sostituisce
nomi intrecciati in nodi
mentre l’elenco impazzisce

Un’estate di bassi fondali
un inverno di gradini
dov’è che vorresti salire?
scendi al riparo dei mali

La pioggia allaga il piazzale
congiura nelle mie scarpe
ecco distanza e profondità
freddo l’ascensore risale
mai che l’angoscia si affidi
che il lampadario s’infogni…

Ma è una serie di sogni
che mulina cangiante
è l’ombra mancante
al vetro illuminato
è l’acqua smarrita
nello scheggiato bicchiere
la nottola collocata
dentro un milione di sere.

da Il bene materiale, Paolo Febbraro, Scheiwiller

 

configurazione sinigagliese

 

Un’estate di bassi fondali
un inverno di gradini
dov’è che vorresti salire?
scendi al riparo dai mali.

La pioggia allaga il piazzale
congiura nelle mie scarpe
ecco distanza e profondità
freddo l’ascensore risale
mai che l’angoscia si affidi
che il lampadario s’infogni.

Ma è una serie di sogni
che mulina cangiante
è l’ombra mancante
al vetro illuminato
è l’acqua smarrita
nello scheggiato bicchiere
la nottola collocata dentro un milione di sere.

da Il bene materiale, Paolo Febbraro, Scheiwiller

e all’ultima porta

Ribes Sappa

 

E all’ultima porta,
al penultimo passo,
quando ancora il pensiero
se spunta ha un dove per ritornare,
un attimo prima che il cielo
si sveli per sempre o si copra
non lo daresti un seme
della tua eternità
per ritornarci sopra,
non cercheresti il fiato
per poche parole diminuite
tipo buongiorno quattro tre sì d’accordo mi
sentite?

da Il bene materiale, Paolo Febbraro, Scheiwiller