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il lupo e la bambina

 

Ed egli aveva paura che ella, con la sua borsa, cadesse a capofitto in quella folla, in quella polvere, che non si ritrovasse più, ed egli vi sarebbe accorso come su un mare che ha inghiottito un annegato, e avrebbe cercato di lei, e improvvisamente si sarebbe dimenticato come era fatta, ne avrebbe presa un’altra per errore, ed egli l’avrebbe creduta lei; poi forse l’avrebbe rasentata in altri luoghi e non l’avrebbe più riconosciuta, lei che gli era destinata.
Fu proprio lei che, dall’altra parte del fiume, levò il braccio per salutarlo. A lui parve che la riva dovesse partire, come sembra a chi sta a vedere su una nave che salpa, e che ella stesse là ad accennargli fino a che non fosse cancellata dalla lontananza. Anch’egli si mise ad agitare disperatamente le mani, e vedeva che ella rideva coi suoi denti bianchissimi, poi vide a pochi metri di distanza un ponte e si mise a correre per raggiungerlo, valicarlo, saltar davanti a lei. Ella si trovava ora sullo sbocco della strada popolata e si fermò esitante. L’uomo affrettò il passo, raggiunse il ponte, fu sull’angolo della strada. La donna era scomparsa. Aveva creduto che egli non l’avrebbe più raggiunta e che proseguisse per la sua strada senza badarle? Per un poco gli parve che ella si fermasse qua e là, a tutti gli angoli della vasta piazza affollata, che lo aspettasse alle fermate dei tram, che fosse sotto tutte le porte a guardare di ritrovarlo. Ora pensava di  non ricordarsi più della linea del fianco sotto l’impermeabile verde, e tutte le donne che incontrava gli pareva che avessero l’impermeabile verde. Gli era parso che quell’incontro fosse fatale, e non si poteva rassegnare che non avvenisse; e come chi si contenta con una piccola consolazione di una grande fortuna perduta, credeva che un’altra donna, che le somigliasse, gli sarebbe venuta incontro per errore, proprio tra quella folla che, ora che vi era passata lei, gli sembrava tutta della stessa famiglia. Invece lo guardavano come un ozioso che non avesse nulla da vedere con loro. Ora gli sembrava impossibile perfino seguitare a vivere. Rapidamente nella sua memoria si eclissava il volto di lei e non rimaneva che la pupilla grigia di quegli occhi. E l’impressione di una felicità rasentata e perduta, più bella forse della felicità raggiunta.

tratto da Avventure, del libro Viaggi attraverso le cose, Corrado Alvaro, Via del Vento Edizioni

idide degli occhi

 

Ide

 Sui gradini che salgono alla porta di casa lacio un fischio di due toni, nota base e quarta inferiore, press’a poco come l’inizio del secondo tempo dell’incompiuta di Schubert, un segnale che potrebbe anche sembrare la versione musicata di un nome di due sillabe. Subito dopo, mentre mi incammino verso il cancello del giardino, si ode lontano un tintinnio argentino, come avviene quando una marchetta di riconoscimento batte contro la placca metallica di un collare, prima appena percettibile, poi, avvicinandosi rapidamente, sempre più chiaro e distinto. Voltandomi vedo Bauschan sbucare in piena corsa dall’angolo posteriore della casa e dirigersi all’impazzata direttamente su di me, come se avesse l’intenzione di investirmi. La fatica della corsa gli contrae leggermente il labbro, scoprendo due o tre dei suoi incisivi inferiori, che scintillano bianchi e splendenti al primo sole.

Appena mi chino per allungare la mano mi si avvicina con un balzo e, premendo le spalle contro la mia tibia, rimane immobile come una statua; così appoggiato obliquamente alla mia gamba, le zampe robuste ben puntate contro il terreno, alza il muso verso di me, guardandomi dal basso in su e, mentre gli batto affettuosamente la spalla, mormorando qualche buona parola a mezza voce, la sua immobilità emana la stessa appassionata concentrazione che poco prima aveva dedicato al suo frenetico carosello.

da Padrone e cane e altri racconti, Thomas Mann, Feltrinelli, trad.di Ingrid von Anrep

sulla scrittura (3)


abcdario di marta

a una lumaca

se “la concentrazione è il primo dono dello stile”,
tu la possiedi. la contrattilità è una virtù,
così come modestia è una virtù.
non già l’acquisizione di una cosa qualsiasi
capace di adornare,
o la qualità incidentale che per avventura
si accompagni a qualcosa di ben detto,
non questo apprezziamo nello stile,
ma il principio nascosto:
nell’assenza di piedi, “un metodo di conclusioni”;
“una conoscenza di princìpi”,
nel curioso fenomeno della tua antenna occipitale.

Marianne Moore

 


vetrina, foto di ribes sappa