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che ci dice il mare?

Durante il mio ultimo viaggio in Portogallo, nelle ore più calde del giorno, quando l’indolenza mi vinceva il corpo e l’anima, sdraiato sul letto io mi divertivo a leggere lentamente lord Byron. Di quando in quando lasciavo il libro per…pensare? no! per fabbricare castelli in aria.
A momenti mi decidevo ad affacciarmi al balcone per contemplare un momento il mare che si stendeva indolentemente sulla spiaggia. Ed il canterellare dell’Oceano, mescolato agli echi di lord Byron, che tanto l’amò, m’aiutava a perseguire cose senza forma né sostanza. Il mio spirito si trovava, ecco, in una disposizione poetica, creatrice, quella che l’indolenza genera. Perché il poeta è prima di tutto un ozioso, un indolente, e dico ciò in onore del poeta.
Farò un elogio all’ozio, io che sono stimato per un uomo lavoratore e attivo? Sì, farò, almeno in parte, l’elogio all’ozio: dirò che l’ozioso è uno degli uomini più attivi.
Che ci dice il mare? Quel che vogliamo che ci dica. 

da Soliloqui e conversazioni, Miguel De Unamuno, Rinascimento del Libro-Firenze, 1939

il mio tesoro

foto Balinth Metti

 

O giorni di ieri che in processione d’oblio
il mio tesoro portate verso le stelle
non prenderete posto nel celeste coro
che dovrà cantare sul mio eterno nido?
Oh, Signore della vita, solo ti chiedo
che quel passato che piango
mi ritorni infine, fatto cerchio sonoro,
a darmi il conforto del mio bene perduto.
Rivivere quel che ho vissuto è il mio anelito
non vivere di nuovo la nuova vita:
fa’ che verso un eterno ieri intraprenda
il mio volo e mai giunga alla partenza,
giacché, o Signore, non hai altro cielo
che colmi la misura della mia gioia.

da Il mio cielo, in Poesie di Miguel de Unamuno, Vallecchi, a cura di Roberto Paoli

 

foto Balinth Metti