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Statua falsa

Solo d’oro falso i miei occhi si dorano:

sono sfinge senza mistero né ponente.

La tristezza delle cose che non furono

nella mia anima è scesa velocemente.

 

Nel mio dolore si spezzano spade d’ansia,

spicchi di luce in tenebra si mescolano.

Le ombre che io emano non durano,

come ieri, per me, oggi è distanza.

 

Ormai non tremo di fronte al segreto ;

nulla ormai mi sbianca, nulla mi atterrisce ;

la vita corre su di me in guerra,

e neppure un brivido di paura!

 

Sono stella stordita che ha perduto i cieli,

sirena pazza che ha lasciato il mare;

sono tempio vicino al crollo senza dio,

statua falsa ancora eretta nell’aria…

 

Quasi e altre poesie, Mario de Sa-Carneiro, Via del Vento Edizioni, 2003, trad.di Alessandro Ghignoli

le sphinx

Le Sphinx, Franz von Stuck

 

All’ingresso, come a teatro, un lacché raccolse i nostri biglietti di invito e un altro, immediatamente, ci spinse verso un ascensore che, rapidissimo, ci portò al primo piano.

 

Le Sphinx, ingresso

 

Allora ci apparve uno spettacolo impressionante:una grande sala ellittica, il cui soffitto era una altissima cupola scintillante, sostenuta da colonne multicolori in magiche volute. Nel fondo, uno strano palco che si ergeva su sfingi bronzee e dal quale – attraverso scalini d marmo rosa- si scendeva fino a una larga piscina semicircolare, piena di acqua traslucida. Tre ordini di gallerie-in modo che l’asoetto complessivo della grande sala fosse di un opulento, fantastico teatro.

 

Le sphinx, Frank Horvat
 

 

The kiss of the Sphinx, Franz von Stuck

 

da La confessione di Lúcio, Mário de Sá-Carneiro, Sellerio

da Maisons closes parisiennes. Architectures immorales des années 1930, Paul Teyssier, Parigramme

quasi

 

un poco più di sole…ed ero brace
un poco più d’azzurro…ed ero oltre.
per riuscire mi è mancato un colpo d’ala…
potessi almeno restare al di qua…

stupore o pace? invano…tutto è svanito
in un basso mare di spuma ingannatore;
e il grande sogno svegliatosi in bruma,
il grande sogno – ahimè! – quasi vissuto…

quasi l’amore, quasi il trionfo e il fuoco,
quasi il principio e la fine – quasi l’espansione…
ma nell’animo mio tutto si scioglie…
eppure niente è un’illusione!

tutto ho iniziato sempre…e tutto errato…
– ah, il dolore senza fine di esser-quasi…-
io fallii per gli altri, ho fallito in me,
ala che si slanciò ma non volò…

momenti d’anima dissipati…
templi dove mai misi un altare…
fiumi smarriti e non condotti al mare…
ansie sofferte, che non ho fissato…

se mi vagheggio trovo solo indizi…
ogive a mezzogiorno – sono sbarrate;
e mani di eroi, empie, intimorite,
hanno cinto di grate i precipizi…

in uno slancio fradicio di accidia,
tutto intrapresi e nulla conquistai…
oggi di me rimane il disincanto
di ciò che senza vivere baciai…

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un poco più di sole…ed ero brace
un poco più d’azzurro…ed ero oltre.
per riuscire mi è mancato un colpo d’ala…
potessi almeno restare al di qua…

Mario de Sa-Carneiro Parigi, 13 maggio 1913 (da Dispersione, Einaudi)