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su chi si innamora in sogno


mara cerri

Ogni amore deve necessariamente avere una causa da cui trarre origine. Io comincerò con la più remota, affinché l’esposizione proceda con ordine, sebbene si usi cominciare da ciò che è più facile e comune. Tra le cause dell’amore ce n’è dunque una che, se non avessi direttamente osservato, non menzionerei, tanto è strana. Il caso fu questo. Andai un giorno a far visita al nostro amico Abu s-Sari Ammàr ibn Ziyàd, liberto di al-Muayyad, e lo trovai pensoso. Gli chiesi cosa avesse, e per un po’ si schermì, ma poi disse: “Una cosa stranissima, mai udita”, “E che sarebbe?”. “Ho visto in sogno, stanotte, una fanciulla, e mi sono svegliato col cuore preso e follemente innamorato di lei; e ora mi trovo in uno stato quanto mai penoso per amor suo”. Egli restò così per molti giorni, oltre un mese, crucciato e triste, senza che nulla potesse guarire la passione che lo tormentava. Allora lo rimproverai e gli dissi: “è un grave errore che tu stia ad angustiarti l’animo per una cosa inconsistente, a farti irretire l’immaginazione da un oggetto irreale, che non esiste. Sai tu chi sia quella donna?”. “No, per Allàh”. “Allora” ripresi “hai ben poco senno e sei malato nell’intelletto, se mai chi non hai mai visto, chi non è mai nato né esiste al mondo. Se ti fossi innamorato di un’immagine dipinta, di quelle che sono nei bagni, saresti più scusabile ai miei occhi”, e continuai così a insistere con lui finché si diede pace, sia pur non senza fatica.
Si trattava, a mio avviso, di un caso di suggestione, di confusa allucinazione della mente, rientrante nel novero dei desideri repressi e delle fantasie. A tal riguardo ho scritto questi versi:

Saper vorrei chi fosse, e come sia venuta di notte! Era il volto del
sole o della luna?
Fu una parvenza dell’intelletto, manifestata dal suo stesso lavorio, o
un’immagine dello spirito evocato dalla mia stessa speranza, che la vista ha
creduto di percepire?
Oppure nulla di tutto ciò, ed è stato un evento riservatomi dal
destino come causa di morte?

da Il collare della colomba, Ibn Hazm, SE Studio Editoriale, trad.di Francesco Gabrieli

 


mara cerri

 

gira la tròttola viva

Jean-Baptiste-Siméon Chardin, Fanciullo con la tròttola, 1735 

Gira la tròttola viva
Sotto la sferza, mercé la sferza;
Lasciata a sé giace priva,
Stretta alla terra, odiando la terra;

Fin che giace guarda il suolo;
Ogni cosa è ferma,
E invidia il moto, insidia l’ignoto;
Ma se poggia a un punto solo
Mentre va s’impernia,
E scorge intorno, vede d’intorno;

Il cerchio massimo è in alto
Se erige il capo, se regge il corpo;
Nell’aria tersa è in risalto
Se leva il corpo, se eleva il capo;

Gira,- e il mondo variopinto
Fonde in sua bianchezza
Tutti i contorni, tutti i colori;
Gira,- e il mondo disunito
Fascia in sua purezza
Con tutti i cuori, per tutti i giorni;

Vive la tròttola e gira,
La sferza Iddio, la sferza è il tempo:
Così la tròttola aspira
Dentro l’amore, verso l’eterno.

da Canti anonimi, 1922, Clemente Rèbora

da Mila a Mara Cerri