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Louis-Auguste Blanqui

Sistema cellulare (1)

Malaticcio, piccolo, avvizzito, di gracile costituzione; a quarant’anni già vecchio. Un mistagogo. Non tollera obiezioni. Sempre disposto a illudersi, sempre pronto a illudere..
Legge molto, trascorre la vita in un susseguirsi di sistemi cellulari. (Doppiosenso di questo aggettivo). Lettura prediletta: Il Principe.
Avvezzo alla solitudine, serba accuratamente le distanze: Io non venero il coccodrillo (Il coccodrillo sono le masse).
Si definisce fatalista, il che non vuol poi dire molto. L’uno si custodisce fatalisticamente il letto, l’altro si getta fatalisticamente nella mischia. Costui si lancia, finché vive, s’impadronisce dell’intero pianeta. Spiegazioni di tale comportamento non ve ne sono.

Un’ipotesi astronomica (1)

Se dunque l’universo è infinito, ciò significa anche, che giorno per giorno, la natura riproduce miliardi di sistemi solari, i quali altro non sono se calchi servili del nostro.
Non vi è sasso, né albero, né bestia, né essere umano, né evento che in quel lontano duplicato non abbia già il suo posto.

Sistema cellulare (2)

Ogni volta che, dopo un’annosa pioggia, abbandona la galera e appare ai suoi seguaci, le guancie emaciate, le labbra esangui, semi putrefatto, con un mantello nero e guanti neri che non depone mai: melodrammatico, il Capo, il re-sacerdote della rivoluzione- ogni volta impallidisce allora al suo cospetto l’Ordine.
Egli ne è il prodotto della paura: l’incarnazione del terrorismo e l’individuo più dabbene del mondo.
La Parigi sotterranea è una Babele di sette, confraternite e club. Riti d’iniziazione: la fascia sugli occhi, il giuramento mormorato, il pugnale sfavillante in mano. (Gli orpelli della cospirazione fanno parte dell’eredità massonica).
Nella Società delle Stagioni, in testa alla settimana è la domenica, in testa alla primavera è marzo e la primavera conduce l’anno. Lassù in cima, in capo a tutto, siede abbagliante il comitato centrale.

Un’ipotesi astronomica (2)

Se dunque la vera terra possiede nell’universo schiere di sosia, lo stesso vale ovviamente per tutte le sue strabilianti varianti.
Ogni attimo reca infatti con sé nuove diramazioni, deviazioni, alternative. Qualunque sia la nostra scelta, noi non sfuggiamo al nostro fato. Eppure, nel complesso dell’universo, la fatalità non può far leva, perché l’infinito non esige alternative ed ha posto per ogni cosa.

Sistema cellulare (3)

Il mio programma? Non so come sarà. (La richiesta di aumenti salariali non gli dice nulla). Chi ha ferro, ha pane. (Ama l’ordine). Allo stato compete il potere assoluto, la conduzione d’ogni cosa. (La talpa scava, mina, perfora; ma nondimeno, tutto ciò di cui determinerà il crollo, risorgerà più splendido che mai). Gli occulti fermenti, che sollevano in segreto le masse, l’invisibile esercito del progresso, sono i declassati.
(Ecco, ora parla molto paternamente). Le masse devono essere destate dal loro sonno di morte alla vita.
Dai suoi ufficiali esige: disponibilità al sacrificio, assoluto silenzio, incondizionata obbedienza; in cambio offre loro: povertà, pericolo, persecuzioni, e inoltre una catena d’inesorabili sconfitte.

Un’ipotesi astronomica (3)

Di conseguenza esistono altri miliardi di pianeti ove l’uomo percorre sentieri che qui disdegna o trascura; e questo accade per ciascuno di noi, per ogni singolo istante, per qualunque possibile diramazione, per tutte le alternative esistenti. Noi tutti abbiamo dunque innumerevoli sosia, varianti di noi stessi, e tutto ciò che qui avremmo potuto essere o diventare, lo stiamo realmente, altrove, su diversi, lontani pianeti.

Sistema cellulare (4)

L’insurrezione fa progressi, ma anche la polizia: la moucharderie va diventando più raffinata, gli schedari si ingrossano, i fondi segreti rigurgitano, la provocazione si evolve ad arte suprema. Nei circoli della bohème già rode il verme: ovunque scissioni, intrighi, tradimenti. Finanche nella cella ogni cosa è sospetta. Il recluso lava ogni fava, ogni fagiolo, prima di mangiarli. Quotidianamente si chiede perché non lo avvelenano. (Risposta: il governo non sa fare i propri affari).
D’altro canto, lavoro da stratega, expertise militare, macchine distruttrici dai magici effetti. Il Capo, chino sui suoi calcoli – sono eccessivamente antiquati, o sono invece prematuri? Il putsch d’ottobre a Pietroburgo non avrà occasione di vederlo. (Allo stato il potere assoluto). Tutti i suoi scolari escluso Mussolini, lo rinnegano.

Un’ipotesi astronomica (4)

La vita del nostro pianeta, dalla nascita alla morte, si ripete, giorno per giorno, con tutta la sua infelicità, tutti i suoi crimini, su miriadi di astri fratelli. Ciò che noi chiamiamo progresso, sorge e scompare, come rinchiuso in gabbia, entro ciascuno di questi innumeri mondi. Sempre e dappertutto lo stesso dramma, davanti allo stesso scenario, sullo stesso esiguo palcoscenico: un’umanità rumorosa che nella sua prigione vive, come fosse in uno sconfinato universo, per poi immantinente sprofondare insieme alla stella che lo sorregge. Quale monotonia! L’universo segna il passo.

Sistema cellulare (5)

Mentre massacrano i comunardi, il prigioniero è chiuso a Fort Tareau, una rupe nel mare. Non si pronuncia. osserva il cielo, un cimitero di comete. Dopodiché si siede, nei suoi abiti neri, al suo tavolo, nella sua cella, prende la penna, e scrive: L’Eternità attraverso gli astri, ovvero

Un’ipotesi astronomica (5)

Ciò che in questo istante io scrivo, in una cella di Fort Tareau, lo scrissi in miliardi di altri mondi e colà lo scriverò per tutta l’eternità, su un tavolo, con una penna e con degli abiti, perfettamente identici ai miei.

da Mausoleum. Trentasette ballate tratte dalla storia del progresso, Hans Magnus Enzensberger, Einaudi

che cosa è reale?


foto di Milo

Ho ancora un vivido ricordo dello schock che provai al mio primo incontro con il concetto dei molti mondi. L’idea di 100¹°°+ copie leggermente imperfette di me stesso che si dividono costantemente in altre copie, che alla fine diventano irriconoscibili, non è facile da riconciliare con il senso comune. Questa è schizofrenia a oltranza.

Bryce DeWitt a proposito della Interpretazione a molti mondi della meccanica quantistica di Hugh Everett III

14 aprile 1956

L’orizzonte che vedo è limitato dal mio sguardo e sfuma dal centro verso i confini del mio occhio, ma non per questo io dubito di altri orizzonti, quelli che so che potrei vedere voltandomi o guardando da altre posizioni. Orizzonti che sono sempre presenti nella stessa percezione dell’orizzonte che ora vedo e senza i quali esso non sarebbe quello che è, orizzonti che non solo posso e potrò raggiungere ma anche che non posso più o non potrò mai raggiungere. In ciò che io ora percepisco sono innestati altri tempi e passati irrecuperabili, che fanno il presente che si apre al futuro. Il presente vive del passato che muore e non può far morire che un passato realmente esistito.

dalle pagine del 28 marzo 1958

Esperienza e visione razionale sono infinite come infinito è il passato e infinito l’avvenire: l’infinito ci circonda come qualcosa di potenziale e di oscuro e vive tuttavia nella concretezza del nostro tempo finito. Questa suggestione derivata da Husserl è organica e orientata: da questo punto di vista non è priva di analogie con la prospettiva filosofica di Whitehead. Oggi so come, anni fa, avrei dovuto scrivere su Whitehead.
Il feeling di Whitehead è la Lebenswelt. Nel feeling l’universo non si chiude in una teoria compiuta. Si attua in un processo, nella storia delle varie vite, in ogni interrelazione degli eventi nel tempo. Le cose diventano monadi aperte, nel passato e nel futuro, collegate ad infinite altre monadi. Queste monadi, proprio perché sono centri spazio-temporali, non monadi chiuse, si intersecano e si incontrano. Socialità di eventi che si relazionano con altri gruppi di eventi nel tempo e nello spazio. L’intenzionalità di Husserl è analoga al sentimento estetico di Whitehead.

da Diario fenomenologico di Enzo Paci, Il Saggiatore

 

Che cosa è reale?

 

“Per Everett la risposta è: l’unica entità fisica reale è la funzione d’onda. Il prezzo di questo monismo è il problema della base privilegiata. Poiché la funzione d’onda di un sistema composto si può rapprensentare in tanti mondi diversi, l’applicazione delle idee di Everett a generi diversi di rappresentazioni suggerisce che la medesima funzione d’onda contiene non solo molte storie, ma anche molti generi diversi di storie. Questo conduce a un’intepretazione dei molti mondi

“Io (Julian Barbour) rispondo: le configurazioni”

da La fine del tempo, Julian Barbour, Einaudi

 

 

l’eternità attraverso gli astri

L’universo intero è formato da sistemi stellari. La natura per crearli, non dispone che di cento corpi semplici. Malgrado il prodigioso profitto che sa trarre da queste risorse, e malgrado l’incalcolabile numero di combinazioni possibili della sua fecondità, il risultato è necessariamente un numero finito, come quello degli elementi stessi, e per popolare lo spazio la natura deve ripetere all’infinito ciascuna delle sue combinazioni originali o tipi.
Ogni astro, qualunque esso sia, esiste dunque in numero infinito nel tempo e nello spazio, e non solamente in uno dei suoi aspetti, ma in tutte le forme che assume in ogni istante della sua esistenza, dalla nascita alla morte. Tutti gli esseri disseminati sulla sua superficie, grandi o piccoli, vivi o inanimati, condividono il privilegio di tale eternità.
La Terra è uno di codesti astri. Ogni essere umano è dunque eterno in ogni istante della sua esistenza. Quel che scrivo in questo momento in una cella di Fort du Taureau, l’ho già scritto e lo scriverò in eterno, su un tavolo, con una penna, con vestiti e in circostanze assolutamente simili. Così per ognuno di noi.
Tutte queste terre si inabissano, una dopo l’altra, nelle fiamme rinnovatrici, per rinascere e ricadervi ancora, monotono deflusso della sabbia di una clessidra che si gira e si svuota eternamente. Il nuovo è sempre vecchio, e il vecchio è sempre nuovo.

da L’eternità attraverso gli astri, di Louis-Auguste Blanqui, SE Studio Editoriale