Le cattive madri, Giovanni Segantini, 1894
Provava un doloroso bisogno di offrirsi, di donarsi agli altri, di appartenere a qualcuno, come un servo, o un cane, o una cosa: voleva appartenere loro anche dopo la loro scomparsa, affinché il dono potesse piangere la perdita del suo possessore. Sperava che la sua dedizione non fosse corrisposta, che il dono non venisse accolto, che il suo amore restasse infelice perché essere abbandonati non ha forse un suono morbido, carezzevole e benefico?. E mai nessuno straniero fu così felice come Walser e la sua controfigura, Simon Tanner. Accoglieva negli occhi e nel cuore, l’ immensa felicità che vibra sulla superficie del mondo, e il dolore che si annida nelle sue pieghe. Viveva nella felicità, come in una casa accogliente e bene ammobiliata. Il mondo, per lui, era un’ eterna domenica, un paradiso di gioia.
dall’articolo di Pietro Citati su La Repubblica del 18/10/1990
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