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come luce di faro

faro Laura Stor

“Plutarco  scrive che, secondo la favola”, mi disse senza preambolo, e senza nemmen salutarmi, “la Lamia dorme cieca in casa, tenendo gli occhi riposti in certo vaso; quando esce però se li adatta e vede. Chi è che non scorge che cotesto racconto si è falso? Eppure, esso è tanto bello da essere in certo modo più vero de’ponderosi trattati del Tartarotti e del Maffei. Rimembri il dì ch’io ti parlai della lunghezza del Vero, e di come v’abbiano verità difficoltosissime a cogliersi, ma ch’una volta afferrate rifulgono d’una bellezza quasi divina? Or io mi chiedea se la cosa non possa ribaltarsi..”
“Ribaltarsi?”
“Sì, partendo dal fondo, come a dire che la bellezza medesima potrebbesi anche intendere quale prova di verità, come luce di faro, che guida il piloto alla sua salvezza, o come il tremore dell’aere, che secondo gli antichi n’avvisa della presenza d’un nume. Perché le favole e i miti son sì luminosi e piacenti? A cotesta domanda io rispondo: perché havvi in loro qualcosa di vero, ma ascosamente ed in guisa non manifesta, secondo un linguaggio che non parla al nostro intelletto ma alla sostanza più sottile ed inquieta del nostro spirito. Secondo la gramatica di cotesto linguaggio, c’è più vero nell’arcano del Minotauro che nella morale di tutte le favole di Fedro, pan prelibato de’pedagoghi da due millennii in oggi. Or questo io voglio scoprire nel mio Saggio sopra gli errori popolari degli Antichi, questo io debbo, imparare a riconoscere il vero che si cela nel bello, e scevrando bello da bello nutrir me e i miei lettori della sapienza antica, che le paure ed i mali dell’uomo cristallizzò in favoloso sistema”.

da Io venìa pien d’angoscia a rimirarti, Michele Mari, Longanesi, Marsilio e oggi Cavallo di Ferro

a cura di Walter Benjamin

Edizione unica e non ripetibile, di trentuno esemplari, numerati e firmati dall’Artista, licenziata -sibi et sodalibus- a cura delle Edizioni Accessorie in Roma, si correda della acquaforte originale “Le Ministère de la Marine” disegnata nel 1865 da Charles Meryon e nuovamente incisa per questa pubblicazione da Laura Stor. I versi di Charles Baudelaire, tratti dalla poesia “La Béatrice” e la “Nota al testo” di Walter Benjamin, tradotta da Marco Federici Solari, sono allestiti avvalendosi del carattere Bodoni Book, presso la tipografia Riva di Carugate, il cinque di novembre dell’anno 2012

9 febbrajo 1813



Luna di Laura Stor

Se il mio signor Padre sapesse che sono ormai alcune settimane ch’io vo disertando la Santissima Scrittura del Diodati per attendere a queste carte, oh allora sì che sarei servito! Quanto alla signora Madre, nemmen oso pensare al tremendo castigo cui mi servirebbe, ché certo saprebbe scovarne uno buono de’ suoi! Ma in questa casa è sempre andato e sempre  andrà che si debba vivere sorvegliati da’ birri, e ce non s’abbia pace neanche nel chiuso della propria stanza.
Tardegardo sta studiando in Biblioteca. Dover tener celati questi fogli anche a’ suoi occhi è un affanno che si aggiunge al precedente, a tacer che osservarlo così un po’ da lungi, e secretamente (io che gli ho sempre aperto le porte del mio cuore, fidandomi seco non come a un fratello, ma come a un altro me stesso), m’ equivale a carpirne la fede, e a far di me un terzo birro che s’aggiri per casa. Ma come svelargli il mio animo, senza distruggere lo scopo della mia osservazione? Se l’oggetto di questa non è altri che lui, e il suo comportamento sempre più strano da qualche tempo in qua? O infingere, simulando, e tradirlo, o rinunciare a giovargli, non se ne esce. Sento de’ passi. Addio.

da Io venìa pien d’angoscia a rimirarti, Michele Mari, finalmente disponibile nell’edizione Cavallo di Ferro

a Cristina, accanto a me

Il sogno di Laura Stor
 

Ero un ragazzo bugiardo. Ciò derivava dalla lettura. La mia immaginazione era sempre infiammabile. leggevo durante la lezione e gli intervalli, ritornando a casa, di notte – sotto il tavolo, celato dalla tovaglia che arrivava fino a terra. Per i libri mi lasciavo scappare le cose del mondo: le passeggiate al porto al posto della scuola, l’iniziazione al gioco del biliardo nei caffè sulla Greceskaja, le nuotate al Lanzeron. Non avevo compagni. E chi mai avrebbe voluto stare con un tipo del genere?

da Nello scantinato, Isaak babel’, Via del Vento Edizioni, trad.di Lorenzo Pompeo

anatomia

ceramolle di Laura Stor

 

Rieda qui Momo, e di bramar non osi,
A rossor di natura, il core umano
Trasparente così, che l’occhio in vano
Non ne discopra i sentimenti ascosi.

Chi non sa, qual Protéo ne’gorghi ondosi
Cangiar sembiante o trasformarsi in Giano,
Favellando riporsi il core in mano,
Ch’entro il mio cor tutto me stesso io posi.

Se poi mill’alme incenerir non cessa
Del Ciprio Deo l’insidioso ardore,
Il suo foco al mio sen non mai si appressa.

Or dicasi, che ligio d’Amore
Ha l’immagine altrui nel cor impressa,
Io l’immagine mia sculta ho nel core.

da Il giorno delle meraviglie destinato alle muse, in Miscellanea poetica de Gli Accademici Concordi di Ravenna, di Federigo Meninni, citato ne Le officine dei sensi di Piero Camporesi, Garzanti, 1985

 

Studio dell’anatomista Clorion, intorno al 1830