a Gabriele
Tu mi sarai celato
adombro dalle nebbie delle tue forme nuove
come le forme oscure delle cose
(così ci disgiunge, univoci, il tempo
mi governa il velo dell’alterità
i detriti dei giorni nemici).
Ora, ancora, posso percorrerti
parte a parte
procedi da me, fibra,
alla secessione dei figli.
Ma i venti soffieranno
oltre la mia vista il tuo volto
e nella rena, nell’aria muta trarti
dalla notte delle ombre, ombra,
agli identici contorni.
E fuggirai,
fuggirai per le ombrose valli per i poggi alti i monti
e dagli altipiani del tuo divenire
sorgi, ti prego,
come le salde montagne che noi per te fummo,
e siamo.
da Trilogie antihegeliane, Laura Marino, La Camera Verde