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gli amici di julian barbour

 

Il rifiuto della “geometria piana”, di cui Proust parla, è anche rifiuto del moto uniforme. Questo nemico del tempo degli orologi, per unità successive, con moto discontinuo. L’effetto di continuo è ottenuto mediante scatti tendenzialmente isocroni, ognuno dei quali è il periodo. Un periodo mai diretto e paratattico ma avvolto su se stesso, elicoidale.

 

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È come se guardassimo entro un grande orologio: la tensione della molla maggiore ingrana successive ruote dentate, ognuna con una frazione di ritardo sull’altra; e, quando potresti credere che non ce la faccia più, ecco lo spostamento della lancetta è avvenuto tutt’a un tratto e tutto è avanzato di una unità. Subentra allora un attimo di silenzio, prima che ricominci l’ostinato sforzo di sommuovere ancora una volta un congegno denso di parole. La tensione, o energia, di ogni singolo periodo è, come si è detto, di natura raziocinante; obbedisce ad una meccanica classica, aborre dall’imprecisione non dal vuoto, ogni incertezza rinserra nel suo decorso e ribatte nelle sue clausole. Ma dove invece Proust svela di essere davvero al di là di ogni meccanica classica è nella qualità fluida instabile della forza di coesione che lega periodo a periodo. Questi non si compenetrano: si giustappongono.

 

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La vittoria sul tempo non è ottenuta solo col recupero di quello “perduto” o col bronzo dell’opera ma proprio, per antifrasi, svolgendo permutazioni che nel tempo si distruggono a vicenda, che celebrano tremende ma infine futili vittorie ed evocano per converso una identità raccolta e intera, un presente istantaneo ed eterno.

da Verifica dei poteri, Franco Fortini, Garzanti

Lo Scorrevole, Vettor Pisani

che cosa è reale?


foto di Milo

Ho ancora un vivido ricordo dello schock che provai al mio primo incontro con il concetto dei molti mondi. L’idea di 100¹°°+ copie leggermente imperfette di me stesso che si dividono costantemente in altre copie, che alla fine diventano irriconoscibili, non è facile da riconciliare con il senso comune. Questa è schizofrenia a oltranza.

Bryce DeWitt a proposito della Interpretazione a molti mondi della meccanica quantistica di Hugh Everett III

14 aprile 1956

L’orizzonte che vedo è limitato dal mio sguardo e sfuma dal centro verso i confini del mio occhio, ma non per questo io dubito di altri orizzonti, quelli che so che potrei vedere voltandomi o guardando da altre posizioni. Orizzonti che sono sempre presenti nella stessa percezione dell’orizzonte che ora vedo e senza i quali esso non sarebbe quello che è, orizzonti che non solo posso e potrò raggiungere ma anche che non posso più o non potrò mai raggiungere. In ciò che io ora percepisco sono innestati altri tempi e passati irrecuperabili, che fanno il presente che si apre al futuro. Il presente vive del passato che muore e non può far morire che un passato realmente esistito.

dalle pagine del 28 marzo 1958

Esperienza e visione razionale sono infinite come infinito è il passato e infinito l’avvenire: l’infinito ci circonda come qualcosa di potenziale e di oscuro e vive tuttavia nella concretezza del nostro tempo finito. Questa suggestione derivata da Husserl è organica e orientata: da questo punto di vista non è priva di analogie con la prospettiva filosofica di Whitehead. Oggi so come, anni fa, avrei dovuto scrivere su Whitehead.
Il feeling di Whitehead è la Lebenswelt. Nel feeling l’universo non si chiude in una teoria compiuta. Si attua in un processo, nella storia delle varie vite, in ogni interrelazione degli eventi nel tempo. Le cose diventano monadi aperte, nel passato e nel futuro, collegate ad infinite altre monadi. Queste monadi, proprio perché sono centri spazio-temporali, non monadi chiuse, si intersecano e si incontrano. Socialità di eventi che si relazionano con altri gruppi di eventi nel tempo e nello spazio. L’intenzionalità di Husserl è analoga al sentimento estetico di Whitehead.

da Diario fenomenologico di Enzo Paci, Il Saggiatore

 

Che cosa è reale?

 

“Per Everett la risposta è: l’unica entità fisica reale è la funzione d’onda. Il prezzo di questo monismo è il problema della base privilegiata. Poiché la funzione d’onda di un sistema composto si può rapprensentare in tanti mondi diversi, l’applicazione delle idee di Everett a generi diversi di rappresentazioni suggerisce che la medesima funzione d’onda contiene non solo molte storie, ma anche molti generi diversi di storie. Questo conduce a un’intepretazione dei molti mondi

“Io (Julian Barbour) rispondo: le configurazioni”

da La fine del tempo, Julian Barbour, Einaudi

 

 

tristano e isotta

L’opera di Wagner Tristano e Isotta è generalmente considerata il culmine del movimento romantico nella musica. La relatività generale è il non plus ultra della dinamica. Detto più esplicitamente, il modo in cui due 3-spazi sono incastrati nel suo nucleo dinamico ricorda due amanti che cerchino l’abbraccio più stretto possibile. Questo è il livello di perfezionamento nel lavoro sui principii che creano il tessuto dello spazio-tempo. è molto più semplice di un blocco quadridimensionale. Ovunque guardiamo, ci racconta la stessa grande storia, ma in innumerevoli varianti, tutte intrecciate in un arazzo di dimensione superiore. Questo è ciò che Einstein ha ricavato dal mazzo di carte magiche di Minkowski. Guardando lo spazio-tempo in un modo, vediamo Tristano e Isotta sospesi in cielo, come in un quadro di Chagall. Guardando in un altro modo, vediamo Romeo e Giulietta, e in un altro ancora Eloisa e Abelardo. Tutte queste coppie, ognuna delle quali perfetta in sé, risultano l’una dall’altra. Esse e le loro storie scorrono l’una attraverso l’altra. creano un tessuto reticolato dello spazio-tempo.
Il concetto di sostanza è portato al limite. Infatti il corpo dello spazio-tempo, il suo ingorssarsi nel tempo, è solo il modo che noi scegliamo di tenere distanti le cose in modo che la storia si sviluppi semplicemente. Almeno è nello spazio-tempo newtoniano. Tutta la dinamica -ciò che effetivamente succede- è disposta in orizzontale. Separiamo le carte in una direzione verticale che chiamiamo tempo per ottenere una rappresentazione semplice. Il tempo è semplificatore distinto. la sostanza è nelle carte. Queste sono le cose; il resto è nella nostra mente.
La relatività generale aggiunge un tocco sorprendente a questa teoria del tempo, apparentemente definitiva. Se considerati da soli, Tristano e Isotta sono sostanza, e la separazione tra di loro è solo la misura della loro differenza. Non possono unirsi del tutto semplicemente perché sono diversi. Questa differenza è ciò che chiamiamo tempo. Ma ciò che è la rappresentazione della differenza tra gli amanti di Wagner fa parte della sostanza stessa degli amanti di Shakespeare. Romeo e Giulietta non sarebbero ciò che sono se Tristano e Isotta non fossero tenuti separati dalla loro differenza. Il tempo che separa Tristano da Isotta è il corpo di Romeo. Questo intrecciarsi di essenza e differenza tutto in uno spazio-tempo è ancora più straordinario del diagramma di Minkowski con due aste, una più breve dell’altra.

da La fine del tempo. la rivoluzione fisica prossima ventura, Julian Barbour, Einaudi

radicamento nella configurazione


la storia di una bicicletta, di Ribes Sappa

I miei ricordi non sbiadiscono. I ricordi del mio presunto passato sono chiari come gli istanti del presente. Rammento di essermi alzata dal lettino dopo un sonnellino quando avevo un anno e mezzo, con la stessa intensità con cui rammento l’essermi alzata stamattina. ma non si dice sempre che i ricordi diventano meno chiari con il passare del tempo? Tutti questi fatti mi rimangono in mente come eventi singoli; è raro che li pensi in relazione ad altri momenti che li hanno preceduti o seguiti. Mi sembra a volte che la mia memoria sia una roccia sedimentaria, come se tutti i momenti che la compongono si siano compattati, mentre gli elementi di collegamento-il tempo che pensavo li tenesse insieme-sono stati spazzati via dal vento. Sono pensieri che esistono simultaneamente, ma che mi si rivelano a uno a uno. Ho sempre avuto la sensazione che i momenti separati dallo spazio lo fossero più intensamente di quelli percepiti come separati nel tempo. Non mi è chiaro però cosa provochi questo senso di interconnessione: che tipo di relazione può esserci tra i vari istanti? Non una relazione lineare, certo, ma piuttosto una certa empatia tra di loro. In un certo senso,penso ci sia una consapevolezza inconscia del fatto che esistono altri momenti che avvengono simultaneamente, e che ci può essere un riconoscimento reciproco tra istanti in un contesto simile.

da una lettera di Gretchen Mills Kubasiak citata ne La fine del tempo. La rivoluzione fisica prossima ventura, di Julian Barbour, Einaudi