Il macellaio, foto di Ilaria Bartocci
Fior di Certosa,
Il cimitero è troppo austera casa,
Cogliamo nella vita il fior di rosa.
Fior del pensiero,
Tutto quel che ricordo è troppo amaro,
Ed è troppo superbo quel ch’io spero.
Giosuè Carducci, 1882
Il macellaio, foto di Ilaria Bartocci
Fior di Certosa,
Il cimitero è troppo austera casa,
Cogliamo nella vita il fior di rosa.
Fior del pensiero,
Tutto quel che ricordo è troppo amaro,
Ed è troppo superbo quel ch’io spero.
Giosuè Carducci, 1882
foto di Ilaria Bartocci
Gridi acuti di donne accarezzate,
I denti, gli occhi, le ciglia bagnate,
Il vago seno che scherza col fuoco,
Il sangue che arde in labbra che s’arrendono,
Le dita, i doni estremi che difendono,
Tutto sotterra va, torna nel giuoco!
da Il cimitero marino, Paul Valéry, Einaudi, trad.di Mario Tutino
Jiri Trnka
E nient’altro mai- lo sa Dio- cercai in te fuorché te: e a te puramente anelai, non ai redditi. Non mi ripromisi nuziali patti, né prerogative di sorta: né, come ben vedesti, m’adoperai a raggiungere voluttà mie, ma tue. E se più santo e più valido appare il nome di moglie, più dolce a me fu sempre la designazione di amica, e magari quella – se non te ne sdegni- di concubina o di ganza: sicché, quanto più umiliata mi fossi per te, tanto maggior tenerezza da te ne avessi, e tanto meno offuscassi la gloria della superiorità tua.
(…)
Ne chiamo Dio in testimonio: se un Augusto governasse il mondo intero – proponentemi gli onori del talamo- mi apparirebbe più gradito e più degno l’esser detta meretrice di Te ché imperatrice di lui.
Eloisa ad Abelardo, trad.italiana di Ercole Quadrelli, Formiggini-Roma 1927
Segnalibro per lettori notturni, di Ilaria Bartocci
Vi sono qualità -entità senza corpo-
che hanno duplice vita: così è quella che sgorga
gemella da materia e da luce, e ne sono
prove l’ombre dei corpi. C’è un duplice silenzio:
anima e corpo, mare e spiaggia. Uno dimora
in luoghi solitari, di fresca erba coperti:
certe grazie solenni, certi umani ricordi,
una scienza grondante di lacrime, lo rendono
spoglio d’ogni terrore; il suo nome è “mai più”.
È il silenzio corporeo, e non devi temerlo:
non ha potere alcuno, in sé, di fare il male.
Ma se un destino avverso (o sorte prematura!)
ti porta ad incontrare la sua ombra (fantasma
senza nome che infesta le deserte regioni
che il piede umano ignora), raccomandati a Dio!
da La città nel mare e altre poesie, Edgar Allan Poe, Forum/Quinta Generazione, trad.di Franco De Poli