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che ci dice il mare?

Durante il mio ultimo viaggio in Portogallo, nelle ore più calde del giorno, quando l’indolenza mi vinceva il corpo e l’anima, sdraiato sul letto io mi divertivo a leggere lentamente lord Byron. Di quando in quando lasciavo il libro per…pensare? no! per fabbricare castelli in aria.
A momenti mi decidevo ad affacciarmi al balcone per contemplare un momento il mare che si stendeva indolentemente sulla spiaggia. Ed il canterellare dell’Oceano, mescolato agli echi di lord Byron, che tanto l’amò, m’aiutava a perseguire cose senza forma né sostanza. Il mio spirito si trovava, ecco, in una disposizione poetica, creatrice, quella che l’indolenza genera. Perché il poeta è prima di tutto un ozioso, un indolente, e dico ciò in onore del poeta.
Farò un elogio all’ozio, io che sono stimato per un uomo lavoratore e attivo? Sì, farò, almeno in parte, l’elogio all’ozio: dirò che l’ozioso è uno degli uomini più attivi.
Che ci dice il mare? Quel che vogliamo che ci dica. 

da Soliloqui e conversazioni, Miguel De Unamuno, Rinascimento del Libro-Firenze, 1939

gira la tròttola viva

Jean-Baptiste-Siméon Chardin, Fanciullo con la tròttola, 1735 

Gira la tròttola viva
Sotto la sferza, mercé la sferza;
Lasciata a sé giace priva,
Stretta alla terra, odiando la terra;

Fin che giace guarda il suolo;
Ogni cosa è ferma,
E invidia il moto, insidia l’ignoto;
Ma se poggia a un punto solo
Mentre va s’impernia,
E scorge intorno, vede d’intorno;

Il cerchio massimo è in alto
Se erige il capo, se regge il corpo;
Nell’aria tersa è in risalto
Se leva il corpo, se eleva il capo;

Gira,- e il mondo variopinto
Fonde in sua bianchezza
Tutti i contorni, tutti i colori;
Gira,- e il mondo disunito
Fascia in sua purezza
Con tutti i cuori, per tutti i giorni;

Vive la tròttola e gira,
La sferza Iddio, la sferza è il tempo:
Così la tròttola aspira
Dentro l’amore, verso l’eterno.

da Canti anonimi, 1922, Clemente Rèbora

da Mila a Mara Cerri