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Bestia

Bestia è il violento e l’arrogante ma anche l’incompetente e l’ottuso; soprattutto lo è chi comunque suscita antipatia nel narratore, largo di ingiurie tanto “a quelle bestie di quegli Inghilesi” (p.104) quanto a “quelle bestie di quei Franciosi” (p.511) e “alle bestialità” commesse da quattro cavalieri tedeschi (p.324), tanto ai popolani quanto ai signori. Da questo punto di vista lo sguardo di Benvenuto è davvero ecumenico, abbracciando in un’unica famiglia locandieri e guide (“quella bestia di quell’oste”, p.251; “quella pazza bestia” di un maestro delle poste che “è il più bestia uomo che avessi mai questa città; e ha quivi due figliuoli (…) più bestiali di lui”; un cavallante più bestia del suo animale), occasionali compagni di viaggio come “quella bestia” di un milanese “il quale aveva viso di pazzo” (pp.418-421), militari (da un capitano lombardo “presuntuoso e ignorantissimo” detto a breve distanza “questa bestia”, “questa villana bestia” e “quel bestion”, pp.589-591, al citato Annebaut), artigiani come “quella bestia” di uno stampatore francesce (p.464) o “questa bestia” del Bandinelli (pp.529,551), poeti come Mattio Franzesi (“cotesta bestia”, p.290) o il Manetti (“quella bestia de l’Iuvinale”, p.307), pubblici funzionari (il notaio Ser Benedetto, percosso da Benvenuto “perché questa bestia se l’ha cerche”, p.248; il segretario di Cosimo I Pier Francesco Riccio, così epitetato numerose volte per la sua stupidità e il suo “impazzare”, fra pp.524 e 580), fino a un “cardinal bestia” (Giovanni Salviati) “che aveva più viso di asino che di uomo” (p.223) e, in cima alla piramide, nientemeno che il papa (“veduto io il Papa diventato così pessima bestia”, p.225; “il Papa, entrato in bestial furore…”, p.231). Ma a tanta bestialità è Benvenuto stesso a non poter restare indifferente, perché il contagio, nella vita prima che nella scrittura, è reciproco.

da Da alcune ossessioni celliniane, Michele Mari, ACME Annuali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano, Vol.LV – Fascicolo III – Settembre/Dicembre 2002

I numeri di pagina indicati dopo le citazioni si riferiscono a:
Benvenuto Cellini, Vita, a cura di E. Camesasca, Milano, Rizzoli, 1985