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esistenza che non è ormai altro che una verticale ostinazione

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“L’aurora, riapparendo, mi trova nella medesima posizione, col corpo appoggiato verticalmente, e ritto contro l’intonaco del muro freddo”, e, tuttavia, neppure per un attimo è stata persa “la libera facoltà di muovermi”. E come ritroviamo qui, ma in tutta la sua “luce”, la strana postura di Maldoror quando, accovacciato, e poi in piedi, girava la testa per ore intere

(…)

” Ogni mattina, quando il sole s’alza per gli altri, spargendo per tutta la natura la gioia e il calore salutari, guardando fissamente lo spazio pieno di tenebre (…) come un condannato che saggia i propri muscoli, riflettendo sulla loro sorte ora che sta per salire al patibolo, in piedi, sul mio pagliericcio, a occhi chiusi, giro lentamente il collo da destra a sinistra, da sinistra a destra, per ore intere; non cado morto stecchito”, strofa VIII

Maurice Blanchot sui Canti di Maldoror, di Lautréamont. Suo fratello

a M.P.