Tag Archives: henri bergson

Soglia, esitazione, totipotenza, poesia

walking di luca donnini

Il nostro carattere è l’effetto di una scelta che si rinnova incessantemente. Lungo l’intero nostro cammino ci sono punti di biforcazione (per lo meno apparenti), e noi percepiamo molte possibili direzioni, sebbene se ne possa seguire una sola. Ritornare sui propri passi, seguire sino in fondo le direzioni intraviste, ecco in cosa sembrerebbe consistere l’immaginazione poetica.

da Il riso. Saggio sul significato del comico, Henri Bergson, SE Studio Editoriale, a cura di Federica Sossi

foto della meravigliosa Ula Rosi nel film Walking di Luca Donnini

Tourette, Hodgkin, Parkinson: chi sarà il mio caricaturista?

partenzaPer quanto regolare sia una fisionomia, per quanto armoniosi si suppongano i suoi tratti, agili i movimenti, l’equilibrio non è mai assolutamente perfetto. Vi potremmo sempre scoprire l’indicazione di una piega sul punto di annunciarsi, l’abbozzo di una possibile smorfia, o, infine, una particolare deformazione in cui si profilerà invece la natura. L’arte del caricaturista consiste nel cogliere questo movimento talora impercettibile, e nel renderlo visibile a tutti gli sguardi ingrandendolo. Imprime ai propri modelli la stessa smorfia che essi farebbero se andassero sino in fondo alla loro. Indovina sotto le armonie superficiali della forma, le profonde rivolte della materia. Realizza le sproporzioni e le deformazioni che devono essere esistite nella natura come velleità, ma che non hanno potuto manifestarsi, represse da una forza migliore. La sua arte, che ha qualcosa di diabolico, risolleva il demone che l’angelo aveva atterrato.

da Il riso. Saggio sul significato del comico, Henri Bergson, SE Studio Editoriale, a cura di Federica Sossi

tempo qualitativo

La-Jetee-03

Il filosofo francese Henri Bergson, in opposizione con le interpretazioni scientifico-positivistiche del concetto di tempo (come successione di istanti statici calcolabili e determinati), avanza l’ipotesi di un tempo formato da istanti qualitativamente diversi l’uno dall’altro e aventi una durata distinta a seconda dell’investimento emotivo del momento. Il tempo diventa dunque un fattore soggettivo. La vera durata è quella la cui sintesi è qualitativa, ossia un graduale organizzarsi fra loro delle nostre sensazioni successive. Il tempo quantitativo è quello che considera gli istanti come due punti nello spazio e di un’azione calcola il punto di partenza e il punto di arrivo. Il tempo qualitativo invece è quello che considera la qualità di ciò che intercorre tra i due punti. Il protagonista del film di Marker (La Jetée) vive nella seconda dimensione; egli, attraverso la memoria, reitera all’infinito una durata temporale che ha avuto su di lui una carica emotiva dirompente.

da Chris Marker o del film-saggio, Ivelise Perniola, Lindau

jetee-2

appunti per Mi chiamo M.M. n. -2

appunti per Trentasei e dieci vedute n.1

Marta cestista a mergnano

Il ritratto compiuto si spiega dalla fisionomia del modello, dalla natura dell’artista, dai colori disciolti nella tavolozza; ma, anche con la conoscenza di ciò che lo spiega, nessuno, neppure l’artista, avrebbe potuto prevedere esattamente che cosa sarebbe diventato il ritratto, perché il predirlo sarebbe stato come produrlo prima che fosse prodotto: ipotesi assurda che si distrugge da sé. Così per i momenti della vita, di cui siamo gli artefici. Ogni momento è una specie di creazione. E come il talento del pittore si forma o si deforma, comunque si modifica, sotto l’influenza stessa delle opere che produce, così ognuno dei nostri stati di coscienza, nell’atto stesso in cui esce da noi, modifica la nostra persona, essendo la forma nuova che ci siamo data or ora. Si ha dunque ragione di dire che ciò che facciamo dipende da ciò che siamo; ma bisogna aggiungere che siamo, fino ad un certo segno, ciò che facciamo, e che veniamo creando continuamente noi stessi. Questa nostra creazione di noi stessi è tanto più compiuta, d’altronde, quanto meglio si ragiona su ciò che si fa.

da L’evoluzione creatrice, Henri Bergson, Dall’Oglio, trad.di Umberto Segre