
Il ritratto compiuto si spiega dalla fisionomia del modello, dalla natura dell’artista, dai colori disciolti nella tavolozza; ma, anche con la conoscenza di ciò che lo spiega, nessuno, neppure l’artista, avrebbe potuto prevedere esattamente che cosa sarebbe diventato il ritratto, perché il predirlo sarebbe stato come produrlo prima che fosse prodotto: ipotesi assurda che si distrugge da sé. Così per i momenti della vita, di cui siamo gli artefici. Ogni momento è una specie di creazione. E come il talento del pittore si forma o si deforma, comunque si modifica, sotto l’influenza stessa delle opere che produce, così ognuno dei nostri stati di coscienza, nell’atto stesso in cui esce da noi, modifica la nostra persona, essendo la forma nuova che ci siamo data or ora. Si ha dunque ragione di dire che ciò che facciamo dipende da ciò che siamo; ma bisogna aggiungere che siamo, fino ad un certo segno, ciò che facciamo, e che veniamo creando continuamente noi stessi. Questa nostra creazione di noi stessi è tanto più compiuta, d’altronde, quanto meglio si ragiona su ciò che si fa.
da L’evoluzione creatrice, Henri Bergson, Dall’Oglio, trad.di Umberto Segre