
Per molti versi
(Una sirena scalza canta il Canto del frattale, dereb., IV, ii [canto], v.16-33)
“Per molti versi l’universo è una rima
nascosta rimalmezzo alla parola
stessa moltiplicata per se stessa
Per questo verso il multiverso è un coso
ipercosato punto
di cui non posso (o posso?) scriver punto
una forma ageometrica ed ametrica
iperdimensionata all’infinito
ed il cui fine è andare a non finire
Ma se il Mondo è un frattale alla potenza
in pieno atto allora allora basta
trovare il primo
numero primo la forma maestra
che c’insegni il sublime isomorfismo
d’Ognicosa del Tutto l’ipoipocoso!
Ma guai a chi cerca le rime fra le cose
e trova le sue cose fra le rime…”
“Dici a me?”
Quel che refuse
(La medesima sirena seguita il medesimo canto, dereb., IV, 4 ii, v. 50-63)
“Ho veduto un frantume di frattale
Frastagliato in migliaia di se stessi
Ho veduto nel gioco dei suoi sessi
Moltiplicar la frottola animale
Ho veduto nei canti i suoi riflessi
Che son primo splendore al naturale
Ho visto l’universo e forse il male
Eteroclito ho visto nei suoi nessi
Il Tutto? Uno. E questo sono io
Guardatemi! Ho veduto ho veduto
Nei miei fosfeni gli occhi. Eccone dio
Pregate! Poiché ci è negato il nero
D’ogni colore: luce! (è risaputo
Che non abbiamo palpebre al pensiero)”.
da Rimato a morte, Giulio Braccini, Edizioni Braccine