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apertura


Combat, Stanley William Hayter

 

Ora il viaggio si siede, si è seduto.
La vita nella piccola città
(ogni alba raggiunta, la sera lasciata)
esseri pezzati, pur se non lo sanno

non può che trascinare con sé giostre di tanti
e giostre di tanto, impresa delle imprese

cos’è là? cioè qua, dove siamo?
Siamo nel siamo. Presonno agitato.

Oasi rare bloccate. Il resto scorre urlando.
Lo sfondo a venire? venuto e andato.

Più che l’infante aiuta il sé ragazzo che cammina appresso.
Rema la rana, scorpione sul dorso.

 

°°°

 

Avevam quarant’anni, più o meno cinquanta
trenta, sessanta, altri diciassette diciotto
settanta e passa quando quando quando
giunsero le Cose
                          e lor connesse Discipline Nuove

azzeranti storia, passato d’erba cruda,
ideologia focosa e pura, futuro senza soldi
intanto Gimmi porta il Tivu dentro casa, Nick il frigo,
Amanda le palette del ventilatore, le stoviglie adesso
si lavano da sole e l’auto individuale viene e va

bello perder la testa
ritrovandola poi nella vetrina tra i pezzi

cilindri orrendi bui pronti per il cielo e per il nemico
Guerra Gelo
però per interposta persona sinora ancora

sono miscele di fluiri che cambiano
tiene la spina dorsale del sopravvivere

capaci di tutto.

da Viaggio nella presenza del tempo, Giancarlo Majorino, Mondadori