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Perin del Vaga – Luca Cambiaso – scuola lombarda – Georges de la Tour

Cristo davanti a Caifa
Genova, Galleria di Palazzo Bianco (deposito dell’Accademia Ligustica)

“è stato ben a ragione definito il più grande notturno del ‘500 ed in verità le soluzioni luministiche attuate in questo dipinto ebbero larga eco specialmente nel secolo successivo. Particolare significato presentano le relazioni con l’opera del La Tour (Mostra didattica del 1951 a Palazzo Bianco”

da Luca Cambiaso e la sua fortuna, AA.VV. (Angelo Costa, Caterina Marcenaro, schede redatte da Giuliano Frabetti e Anna Maria Gabbrielli, allestimento della mostra curato dal pittore Eugenio Carmi), Ente Manifestazioni Genovesi, Palazzo dell’Accademia, Genova, Giugno-Ottobre 1956

La moglie di Giobbe

La moglie di Giobbe è un’immensa figura ricurva, immersa nella notte come un’allucinazione.
E’ come la Philosophia che appare in sogno a Boezio e lo consola dopo averlo spaventato.
E’ come una grande madre con un ventre immenso.
Indossa un abito rosso, un grembiule ècru inamidato e appena stirato, polsini bianchi, un colletto bianco, un turbante bianco.
L’ampiezza del costume, la testa che urta il bordo della tela e si abbassa danno a questo corpo un carattere sovraumano. Le narici strette, la bocca sdegnosa, la mano apre e chiude continuamente le dita per argomentare. Gli sguardi si affrontano. E’ un conflitto interminabile: una dea dominatrice e un uomo malato e umiliato.

da Georges de la Tour, Pascal Quignard, Pagine d’Arte, trad. di Antonia Tadini

Appunti per CAPSULA PETRI n. 14

Racine diceva che la scena è un luogo che non c’è, in un tempo che si ignora, alle otto di sera, rischiarata da una candela di sego, e che non si ritrova più all’alba, qualsiasi sforzo si faccia per cercarla anche nel più lontano recesso delle viuzze della città in cui viviamo.

Pascal Quignard in Georges de la Tour, Pagine d’Arte

sul tavolo


La guardiana, georges de la tour

 

qui ci sono stati merli prima del silenzio,
ci sono state tovaglie bianche e azalee,
pioggia d’aprile, vetri del tuo sorriso
in serate nel terrazzo dell’orizzonte.

ci sono state domeniche e giardini profondi,
mani di mare e baci per sempre,
in ogni angolo ci sono stati amore e luce,
lucciole segrete dei parchi.

dove adesso scriviamo c’è stata vita,
linfa felice che si seccò in legno,
travi del tavolo che ci salva
dall’afflizione di non saperci salvare.

Dove sgorgava la resina, adesso
ripassiamo il nodo e la corteccia,
e aprile ci copre di foglie bianche, nidi
nell’azzardo degli uccelli di voce.

da Nettunaria e altre poesie, Eloy Santos, Via del Vento Edizioni, trad.di Alessandro Ghignoli