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La salvezza nel perdono, anche quando non richiesto

Non privare nessun essere umano dei suoi metaxu, cioè dei suoi beni relativi e confusi (casa, patria, tradizioni, cultura, etc) che riscaldano e nutrono l’anima e senza i quali, eccetto per la santità, una vita umana non è possibile.

p.152, L’ombra e la grazia, Simone Weil, Rusconi, trad. di Franco Fortini

Metaxu= avverbio greco che significa nel mezzo (nota di Fortini)

Condannare le lacrime dovute alla privazione dei beni temporali e versate su se medesim*

La sventura che costringe ad affezionarsi ad oggetti miserabili svela il carattere miserabile dell’attaccamento. Più chiara ne diviene la necessità del distacco.

L’attaccamento fabbrica illusioni; e chiunque vuole il reale dev’essere distaccato.*

Da quando si sa che qualcosa è reale, non è più possibile essergli affezionati.
L’attaccamento non è altro che l’insufficienza nel sentimento della realtà. Si è legati al possesso di una cosa perché si crede che, se si cessa di possederla, quella non esista più. Molte persone non sentono con tutta la loro anima che c’è una totale differenza fra l’annientamento di una città e il loro esilio definitivo da quella medesima città.

(…)

Non pensare mai ad una cosa o ad un essere che si ama e che non si ha sotto gli occhi senza pensare che forse quella cosa è distrutta o quell’essere è morto.

Far sì che un simile pensiero non  dissolva il senso della realtà, ma lo renda più intenso.

Ogni volta che si dice: “Sia fatta la tua volontà”, rappresentarsi nel loro insieme tutte le infelicità possibili.

Due modi di uccidersi: suicidio o distacco.
Uccidere col pensiero tutto ciò che si ama: solo modo di morire. Ma soltanto quel che si ama. (Chi non odia suo padre o sua madre… Ma: amate i vostri nemici…)
Non desiderare che quel che si ama sia immortale.
Davanti ad un essere umano, qualunque esso sia, non desiderarlo immortale né morto.

pp. 28, 29, L’Ombra e la grazia, Simone Weil, Rusconi, trad. di Franco Fortini

* (dal 17 aprile 2021 in poi, —–> tensione verso il reale)

Reale e Amare

Un criterio di definizione del reale può essere questo: la realtà è dura e rugosa. Vi si trovano gioie, non cose gradevoli. Quel che è gradevole è fantasticheria.

Cercar di amare senza immaginare. Amare l’apparenza nuda e senza interpretazione. Allora ciò che si ama è davvero Iddio.

p.64, L’ombra e la grazia, Simone Weil, Rusconi, trad. di Franco Fortini

Non si cade nel bene

Non si cade nel bene. La parola bassezza esprime questa proprietà del male.

Anche se compiuto, il male conserva quel suo carattere di irrealtà; di qui forse la semplicità dei criminali. Tutto è semplice nel sogno. Semplicità che corrisponde a quella della suprema virtù.

(…)

Si può avere orrore di far del male agli altri soltanto se si è arrivati al punto in cui nessun altro può più farci del male (si amano allora gli altri, come dei se stessi passati).

pp. 88-89, L’ombra e la grazia, Simone Weil, Rusconi, trad. di Franco Fortini

Une tache de sang intellectuel*

Una macchia di sangue intellettuale
che il sole non asciuga mai. “Oh, che cosa vuoi fare!”
mi gridano i compagni coraggiosi
alti tra le bandiere e le sostanze reali
della festa dei corpi naturali
di lotta e di amor vero.

“Voglio esistere e voi perdonatelo”
rispondo io, di quaggiù, dalla segreta.
“Anche come il viscere della bestia stracciata
anche come il sangue rappreso nella polvere.

Anche il cieco nato può in sé vedere il lampo
e parlarne con gesti imperfetti
e il suo discorso in catene
può atterrire e può dissuggellare.
E chi sempre ha negata l’avventura
può non lontano dalle nostre case
disvelare una terra di miracolo.”

“Oh, cosa aspetti” mi gridano i viventi
impetuosi ancora tra le vendemmie.
“Passa il tuo giorno” gridano, bocche al sole.

“Nessun orgoglio” rispondo “amici cari!
E mi sarebbe dolce essere anch’io
dove voi siete. Ma a ognuno le sue armi.
A voi il fuoco felice e il vino fraterno
a me la speranza scura dentro la notte.

1948

Franco Fortini da Poesia ed errore, Feltrinelli, 1959

*”Toute l’eau de la mer ne suffirait pas à laver une tache de sang intellectuelle” da Lautréamont

Sereni esile mito
filo di fedeltà
non sempre giovinezza è verità
un’altra gioventù giunge con gli anni
c’è un seguito alla tua perplessa musica…
Chiedi perdono alle ‘schiere dei bruti’
se vuoi uscirne. Lascia il giuoco stanco
e sanguinoso, di modestia e orgoglio.
Rischia l’anima. Strappalo, quel foglio
bianco che tieni in mano.

1954

da L’ospite ingrato, Franco Fortini, De Donato Editore

i mesi, per bambini

duilio cambelotti tuffo dalla barca

Lucida Aprile limpidi cristalli,
Maggio mena ragazze pei viali,
Giugno spicca gerani ai davanzali,
contempla luglio il sole e i grani gialli.

Dorme Agosto e non ode i temporali
crescere sulle stoppie delle valli;
nel crepuscolo viola i bei cavalli
bagna Settembre all’acque fluviali.

Ottobre succia l’uva lungo il fosso,
prega Novembre a lume di candela,
e Dicembre si soffia il naso rosso.

Gennaio è morto e sottoterra gela.
Smilzo Febbraio serra i panni addosso,
e Marzo pescatore alza la vela.

(1939)

da Poesia ed errore, Franco Fortini, Feltrinelli Editore

vuoto e compensazione

Desiderio di vedere altri soffrire quel che stiamo soffrendo, esattamente. Per questo, eccetto i periodi di instabilità sociale, i rancori dei miseri hanno di mira i loro simili.
Questo è un fattore di stabilità sociale.

Tendenza a espandere la sofferenza fuor di sé. Se, per eccesso di debolezza, non si può provocar la pietà né far del male ad altri, si fa del male alla rappresentazione dell’universo in sé.
Ogni cosa bella e buona è allora come un’ingiuria.

da Vuoto e compensazione – L’ombra e la grazia, Simone Weil, Rusconi, trad.di Franco Fortini

gli amici di julian barbour

 

Il rifiuto della “geometria piana”, di cui Proust parla, è anche rifiuto del moto uniforme. Questo nemico del tempo degli orologi, per unità successive, con moto discontinuo. L’effetto di continuo è ottenuto mediante scatti tendenzialmente isocroni, ognuno dei quali è il periodo. Un periodo mai diretto e paratattico ma avvolto su se stesso, elicoidale.

 

(…)

 

È come se guardassimo entro un grande orologio: la tensione della molla maggiore ingrana successive ruote dentate, ognuna con una frazione di ritardo sull’altra; e, quando potresti credere che non ce la faccia più, ecco lo spostamento della lancetta è avvenuto tutt’a un tratto e tutto è avanzato di una unità. Subentra allora un attimo di silenzio, prima che ricominci l’ostinato sforzo di sommuovere ancora una volta un congegno denso di parole. La tensione, o energia, di ogni singolo periodo è, come si è detto, di natura raziocinante; obbedisce ad una meccanica classica, aborre dall’imprecisione non dal vuoto, ogni incertezza rinserra nel suo decorso e ribatte nelle sue clausole. Ma dove invece Proust svela di essere davvero al di là di ogni meccanica classica è nella qualità fluida instabile della forza di coesione che lega periodo a periodo. Questi non si compenetrano: si giustappongono.

 

(…)

 

La vittoria sul tempo non è ottenuta solo col recupero di quello “perduto” o col bronzo dell’opera ma proprio, per antifrasi, svolgendo permutazioni che nel tempo si distruggono a vicenda, che celebrano tremende ma infine futili vittorie ed evocano per converso una identità raccolta e intera, un presente istantaneo ed eterno.

da Verifica dei poteri, Franco Fortini, Garzanti

Lo Scorrevole, Vettor Pisani