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gli elementi terrestri

POEMA PRIMO
(Possessione del sogno)

Vieni,
mio Amato,

ti gusterò felice,
ti sognerò al mio fianco, questa notte.

Sarà il tuo corpo fertile confine
al mio sgorgare nella tua agonia;
e giacché siamo pieni di cordoglio
il mio amore per te, nato al tuo seno,
ama il tuo labbro più di ogni altra cosa.

Vieni,
mangiamo all’ombra del mio cuore.

Prima di me ti si aprirà il mio corpo
come mare precipite e rigonfio
di pesci, sino all’ora del crepuscolo.
Perché sei bello, tu,
fratello mio,
eerno mio dolcissimo.

La tua cintura, palpebra del giorno
che ogni cosa ricolma del suo odore,
il tuo voler amarmi,
in fretta, adesso,
inondando d’un tratto la mia anima,
il tuo sesso aurorale che comincia,
ove riposa il ciglio
del mondo, e si dilata.

Vieni,
ti proverò con allegria.

Come fascio di lumi, la voce tua ai miei piedi.

Discorreremo insieme del tuo corpo
con purissimo giubilo,
come i bambini insonni dal cui moto
fu scoperto, da poco, un altro bimbo
e denudato al suo incipiente arrivo,
e noto nella sua futura età, forma totale, priva di diametro,
nella sua più immediata corrente genitale,
privo di fonte, contenuto, solo.

Vieni,
ti proverò con allegria.

Tu sognerai d’esser con me, stanotte,
e allaccerai fragranze cadute al nostro labbro.

Ti colmerò di allodole e di lunghe
settimane profonde, denudate.

Eunice Odio, Poesia n.259 Aprile 2011 Crocetti Editore, trad.di Cristina Sparagna

questo è il bosco

foto di Ribes Sappa

 

Questo è il bosco
e qui, per un momento,
il mio cuore spia…
Vanno e vengono
i discendenti degli alberi
-nascosti animali geometrici.
Si chiudono nelle proprie materie concave,
tempie aeree, lontani fantasmi con ali sommerse.
Si distendono,
gravitano contro l’ombra,
reali parti ascendenti
del poderoso e abitante ossigeno.
Questo è il bosco distante
e qui, in una forma di sete
lascio il mio cuore a riposare,
a retrocedere,
un pensiero di foglie che fu mio.
Qui, sopra la tempestosa apparenza
di una campana gettata nell’erba.
Questo è il bosco
e qui il mio cuore, denudandosi,
è solo un rumore,
un’allegria che deviò dentro me
e incessantemente si perse
e non si può trovare
e nemmeno può assomigliare a se stessa.
Qui il mio cuore
-questo è il bosco-
riposa celebrando la sua morte.
Se ne va,
andrà presto in cammino,
come un domani,
come un tempo,
come se “andarsene sempre” fosse il suo pronome.
Parte verso ieri,
verso il giorno di un anno che nessuno vide crescere,
perché si divorò,
perché mangiò la sua stessa sostanza.
Se ne va oggi,
se ne andò ieri,
sempre andrà in cammino
abbandonando deserti,
spine,
ossa alacri,
il luogo che sembrava contenere il mondo,
e non era che uno specchio infiammato.
Se ne va, se ne andrà,
sempre se n’è andato
abbandonando cammini invitti,
mesi inabitati,
case serrate dal tempo verde.
Se ne andrà, se ne andò,
insieme
a tutto ciò che contiene l’aria
di frontiere diffuse
e spume prolungate fino al canto;
insieme
a tutto ciò che vive
portato dallo spazio
e abbandonato dai frutti del mare,
del sole, del vento;
da ciò che dona la terra
girando sulla propria estasi;
da ciò che mai più si disse eternamente,
negando l’atmosfera.
Andiamo, àlzati,
è ora di partire.
Dove andiamo, compagno, senza nulla al sole?
Andiamo alla sacra forma
che più non dorme;
all’affaticato aroma solitario, al sangue
che solo d’improvviso ascende al vento,
logorando ciò che tocca nel suo transito.
Andiamo al gran torrente che immagina
ciò che palpiamo e non vediamo,
accecati dal suo tatto illuminato
e dal suo annegato splendore.
Andiamo al luogo della tempia, al passare delle ossa
perfette, spopolate, spellate.
Andiamo ai nostri giorni in segreto;
alla nostra pelle che occultamente passa per mani
atmosferiche
attraverso un tatto elevato a potenza.
Ho freddo. Abbiamo.
Non dovevamo uscire per essere scrutati,
per avere qualcosa di nostro,
e strappati
e divisi
come albero che siamo
che ci sogna.
Camminiamo.
Entriamo
per non uscire mai più:
per compiere il nostro obbligo di palpitare,
di singhiozzare,
di morire in sola compagnia
dell’ultima delle nostre ossa
che udì chiamare la terra.

da Questo è il bosco e altre poesie, Eunice Odio, Via del Vento Edizioni, trad. di Tomaso Pieragnolo

Bellezza

“Se mi dicessero di scegliere tra l’appartenere ai poderosi della terra e l’appartenere a quelli che possono dar vita a una nuova parola, non vacillerei nemmeno un momento. E se mi dicessero che mi danno una grande poesia in cambio della miseria, ma solo una grande poesia, scelgo quest’ultima, benché sia solo una. Così è stato da quando ho capito che la poesia non era per me solo una propensione, ma un destino implacabile. Non c’è cosa che non dia per la Bellezza che a sua volta è una forma di Dio; la più vicina alla Sua Natura. per questo la curo e con essa curo le mie azioni più che il mio fisico. Dobbiamo fare in modo che la Bellezza non scompaia”

Lettera di Eunice Odio all’amico poeta Juan Liscano, trad. di Tomaso Pieragnolo, da Questo è il bosco e altre poesie, Via del Vento Edizioni

 

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