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imitazione felice

Secondo la concezione primitiva, quella antica, la rappresentazione di un avvenimento favoloso o meraviglioso dovrebbe essere necessariamente non realistica; secondo la concezione qui seguita, importa l’evidenza della cosa rappresentata, evidenza che non si valuta affatto solo chiedendosi se alcunché di simile si sia mai veduto o sia credibile; noi chiamiamo per esempio imitazione felice della vita un quadro di Rembrandt che raffigura l’apparizione di Cristo a Emmaus, perché perfino chi non crede, colpito dall’evidenza di ciò che vede, è costretto ad accettare l’esperienza del fatto miracoloso.

da Studi su Dante, Erich Auerbach, Feltrinelli, trad.di Maria Luisa De Pieri Bonino