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un inno


Pierre Alechinsky

Con quella qualità dei grandi pugili:
incassare e rimanere
saldi,

ingurgitare grappa dalla bottiglia
aver preso sbornie
sub e superatomiche,
lasciare i sandali
sul bordo del cratere come Empedocle
e poi giù a capofitto,

non dire: ritorno
non pensare: mezzo e mezzo,
mollare i tumuli delle talpe
ai nani che vogliono farsi grandi,
pranzare allround a casa propria
non scindersi
e saper dar via anche la vittoria-

un inno a un uomo siffatto.

da Frammenti e distillazioni, Gottfried Benn, Einaudi, a cura di Maria Carpi

la falsa morta


emma 1916

Sulla tomba incantevole umilmente,
teneramente, sopra l’insensibile
monumento che prodiga d’amore
e d’ombre e d’abbandoni la tua grazia
compone stanca, muoio,
io muoio su di te, cado e mi prostro,

ma sul basso sepolcro
di te prostrato appena, la cui chiusa
estensione alle ceneri m’invita,
la falsa morta in cui torna la vita
freme, riapre gli occhi,
m’illumina, mi morde e mi rapisce
sempre una nuova morte
più rara della vita.

da Gli Incanti, Poesie, Paul Valéry, Feltrinelli, trad.di Beniamino Dal Fabbro

 


edmond baudoin

a eloisa

foto di Ilaria Bartocci

Gridi acuti di donne accarezzate,
I denti, gli occhi, le ciglia bagnate,
Il vago seno che scherza col fuoco,
Il sangue che arde in labbra che s’arrendono,
Le dita, i doni estremi che difendono,
Tutto sotterra va, torna nel giuoco!

da Il cimitero marino, Paul Valéry, Einaudi, trad.di Mario Tutino

Jiri Trnka

E nient’altro mai- lo sa Dio- cercai in te fuorché te: e a te puramente anelai, non ai redditi. Non mi ripromisi nuziali patti, né prerogative di sorta: né, come ben vedesti, m’adoperai a raggiungere voluttà mie, ma tue. E se più santo e più valido appare il nome di moglie, più dolce a me fu sempre la designazione di amica, e magari quella – se non te ne sdegni- di concubina o di ganza: sicché, quanto più umiliata mi fossi per te, tanto maggior tenerezza da te ne avessi, e tanto meno offuscassi la gloria della superiorità tua.
(…)
Ne chiamo Dio in testimonio: se un Augusto governasse il mondo intero – proponentemi gli onori del talamo- mi apparirebbe più gradito e più degno l’esser detta meretrice di Te ché imperatrice di lui.

Eloisa ad Abelardo, trad.italiana di Ercole Quadrelli, Formiggini-Roma 1927