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michelleanea di donne
foto di Lorenzo Gramaccioni
Patrizia Cavalli
il canto
il silenzio
I bambini corrono dentro e fuori di questo mondo, senza mai conoscere il pericolo; mentre i malati sentono quest’ultimo crescere lentamente intorno, tentando con violenza di farsi strada al posto dell’altro. Perciò essi hanno un tale orrore della solitudine…qualcosa per rompere il silenzio; e la gente sola, piuttosto che affrontare il silenzio, passeggia per la strada, sbadiglia agli spettacoli, beve.
dal Quaderno d’appunti di katherine mansfield, traduzione di elsa morante
alla memoria di marina cvetaeva
Cupo si trascina il giorno nuvoloso,
sconsolati scorrono i torrenti.
all’entrata dinanzi la porta straniera
e nelle mie spalancate finestre.
Oltre il recinto, lungo la strada,
il giardino pubblico affonda.
accasciate, come belve nella tana,
giacciono in disordine le nuvole.
Nel maltempo mi balena un libro
sulla terra e la sua bellezza.
io disegno un folletto nel bosco
per te sul frontespizio.
Ah, marina, da un pezzo è tempo,
né sarebbe poi una gran fatica,
le tue neglette ceneri nel requiem
da elabuga portar via.
Il trionfo del tuo funebre trasporto
io pensavo l’anno passato
sopra le nevi dell’ansa deserta
dove stanno le barche nel ghiaccio
***
M’è così difficile ancora oggi
immaginare te morta,
come una spilorcia milionaria
tra sorelle ammalate.
da poesie inedite, boris pasteràk, rizzoli, 1966
katherine mansfield

nell’edizione in due volumi di adelphi si trovano invece le preziose traduzioni di cristina campo
camera di katherine nella casa della sua infanzia in nuova zelanda (ora è un museo)
qualche anno dopo, a londra, venderà il suo prezioso violoncello per poche sterline
nel fatale dicembre 1911 katherine conobbe john middleton murry. lei non chiedeva altro che far coppia con uno dedito alla sua stessa arte, foss’anche “un uomo senza carattere”(quello che finirà nell’omonimo racconto)

corrispondenza con l’on.donatella poretti
sono contenta d’aver ricevuto la sua risposta energizzante!
Giusto ieri sera il mio ragazzo mi raccontava di un suo collega costretto dalla necessità a portare il proprio figlio all’asilo nido vicino al suo ufficio dalle 8.00 alle 17.00; il fatto che la tristezza di questa situazione sia rilevata in una conversazione tra uomini – padri e non – prova che si può contare sul loro sostegno, che i padri sono consapevoli dell’esproprio di cui i loro figli e le loro donne sono vittime.
Parlando con altre mamme, ho rilevato un ostacolo all’auspicabile stravolgimento: l’isolamento.
– quale lavoratrice in nero o con un contratto a termine potrebbe concedersi di arrivare sul posto di lavoro col proprio filgio, senza rischiare la derisione (nella migliore delle ipotesi) o il mobbing o l’interruzione del rapporto lavorativo? lo ‘stravolgimento’ della festa della mamma prima e della situazione della madre lavoratrice (si spera) dopo potrà partire solo dalle lavoratrici ‘privilegiate’?
– alcune madri dichiarano di stare meglio otto ore a lavoro piuttosto che sole con il proprio figlio: questo è comprensibile perché spesso queste donne vivono socialmente isolate, senza il sostegno della famiglia, senza un edificio di relazioni. Se la situazione naturale per l’uomo è quella della condivisione dello spazio, del tempo, della conoscenza, dell’esperienza, dell’attenzione, della sofferenza, del dolore e della gioia allora è necessario concedere ai genitori di condividere i propri figli con la comunità. come convincere queste madri scoraggiate e sole a tentare la nuova strada?
Per quel che mi riguarda, soffro di un’inarginabile logorrea, dispongo di una nutrita rubrica di uomini e donne iscritti alla newsletter della libreria (conservo da dieci anni lo scontrino del primo gelato col mio bello e naturalmente ho anche gli indirizzi e-mail dei lettori che in quasi conque anni hanno acquistato per corrispondenza i miei libri in tutta italia, da Trieste in giù), e il tempo e l’attenzione non mi mancano.
A presto!
Michelle Müller
…e altro ancora: http://www.rosanelpugno.it/rosanelpugno/node/11378
lettera aperta all’on.donatella poretti
Gentile On. Poretti,
Vogliamo stravolgere la – finora ridicola – festa della mamma?
la donna in occidente


