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i miei nuclei di condensazione
In tutti i tempi sono sorti uomini eccezionali
(…)
Perché i santi hanno così degli imitatori, e perché i grandi propagatori di bene hanno trascinato dietro di sé folle? Essi nulla domandano, e tuttavia ottengono. Non hanno bisogno di esortare; non hanno che da esistere: la loro esistenza è un richiamo. Tale infatti è il carattere di quest’altra morale. Mentre l’obbligazione naturale è pressione o spinta, nella morale completa e perfetta c’è un richiamo.
La natura di questo richiamo l’hanno conosciuta interamente solo coloro che si sono trovati in presenza di una grande personalità morale; ma ciascuno di noi, in momenti nei quali le sue massime abituali di condotta sembravano insufficienti, si è domandato che cosa quel tale o quel tal altro avrebbe atteso da lui in simile occasione. Questo poteva essere un parente, un amico, che evocavamo così col pensiero; ma poteva anche essere un uomo che non avevamo mai incontrato, di cui ci avevano semplicemente raccontato la vita, e al giudizio del quale sottomettevamo allora, in immaginazione, la nostra condotta, temendo da lui un biasimo, fieri della sua approvazione. Poteva anche essere, tratta dal fondo dell’anima al lume della coscienza, una personalità che nasceva in noi, che sentivamo capace di invaderci interamente più tardi, e alla quale volevamo attaccarci per il momento come fa il discepolo con il maestro.
da Le due fonti della morale e della religione, Henri Bergson, SE Studio Editoriale, trad.di Mario Vinciguerra
la città delle zecche
Si uncinano cercando la nuca
la pelle tenera vicino agli occhi
per sfuggire la furia delle unghie e dei denti –
fino che si inturgidiscono di sangue:
se un colpo le stacca
la goccia cade
ma gli acuti rampioni restano affissati
dentro le carni
altrui
pur si aggrovigliano le zecche
umane si aspirano pungendosi –
di cemento si espande il disperato
nido,
la città delle zecche –
succhiano
succhiano per dimenticare.
da Il Dio delle zecche, Danilo Dolci, Mondadori
gioco della dispersione
Bertinotti debutta a teatro
sarà Piero Calamandrei
di ANNA BANDETTINI
Da giorni, diligentemente, tra una seduta e l’altra di Montecitorio, ripassa la parte. Copione in mano, Fausto Bertinotti si prepara per il suo debutto da attore, il 16 ottobre al Teatro Valle di Roma. Esordio con tutti i crismi, anche ideologici. Il presidente della Camera reciterà nel ruolo di Piero Calamandrei, padre della patria, tra le più carismatiche personalità della sinistra italiana, in uno spettacolo importante per il suo valore civile prima ancora che per quello estetico. È vietato digiunare in spiaggia infatti parla, a dieci anni dalla morte, di Danilo Dolci, sociologo, sloveno che fece molto per il Sud, pacifista, figura quasi gandhiana che si spese contro la miseria e la mafia.
“Ho accettato questa prova perché considero Danilo Dolci una delle figure di riferimento nella mia formazione della non violenza – spiega il presidente della Camera – Dolci fu un punto d’eccellenza del pacifismo italiano e incarnò la speranza di rinascita del Mezzogiorno”. Fiero, dunque, di rendergli omaggio Bertinotti reciterà l’arringa che Calamandrei fece nel ’56, qualche mese prima di morire, in difesa di Dolci accusato di aver messo in piedi in Sicilia uno sciopero “all’incontrario”, coi lavoratori disoccupati che invece di incrociare le braccia costruirono una strada in campagna. Dodici minuti tesi e suggestivi, con riferimenti all’articolo 4 della Costituzione e all’Antigone. “Le parole di Calamandrei – dice Bertinotti – sono per me sempre una grande emozione”.
“Ci tenevamo che a leggerle fossero persone che hanno a loro volta fatto qualcosa per la cultura della pace – spiegano il regista Franco Però e l’autore Renato Sarti, direttore dell’agguerrito teatro della Cooperativa milanese che ha prodotto lo spettacolo con la provincia di Trieste e la collaborazione del Mittelfest, del Teatro Valle, dell’Eti, che l’ha voluto per aprire la propria stagione. Bertinotti è il primo di una lunga lista di voci autorevoli che si avvicenderanno in quella parte: Gherardo Colombo, Leoluca Orlando, Don Gallo, Vincenzo Consolo, Giancarlo Caselli, Marco Travaglio, Lidia Menapace, Dacia Maraini e uno dei ragazzi di Scampia.
(articolo da La Repubblica del 5 ottobre 2007)
da una poesia di danilo dolci
lo vedi il frutto, prima di addentarlo
con gli occhi dei suoi semi –
come un ventre
ingravidato?
la scuola
Se si osservano attentamente le maggiori sofferenze nelle scuole di ogni parte del mondo, le più gravi difficoltà alla crescita dei giovani, si può rilevare una costante: i giovani non vi imparano né a comunicare davvero né a esercitare il proprio potere. Imparano usualmente a divenire esecutori.
da Comunicare, legge della vita, danilo dolci, la nuova italia 1996
danilo dolci
danilo dolci
‘…nel 1956, in occasione del famoso “sciopero al rovescio”
“i lavoratori occupati fanno valere le loro ragioni scioperando; in che modo possono far valere le proprie i disoccupati?” domandava danilo. “lavorando!”, rispondevano i disoccupati di partinico. decisero allora di riparare la trazzera vecchia, un’arteria agricola sulla quale non potevano avanzare nemmeno i carretti. il ministro scelba la considerò un’azione eversiva, e decise di impedirla usando come pretesto l’occupazione di suolo pubblico. arrivarono camion di poliziotti. una ventina di persone, tra cui danilo, vennero incarcerate. un mese dopo ci fu il processo: piero calamandrei lo definì “il processo all’articolo 4 della costituzione”, quello che dice che lo stato si impegna a garantire il lavoro a tutti i cittadini.’
tratto dal prezioso articolo-intervista a lorenzo barbera di luca martinelli “quando danilo accusò lo stato“, altrconomia maggio 2007
ministro mario scelba