Tag Archives: cristina campo

attenzione e poesia

Jan Saudek

Poesia è anch’essa attenzione, cioè lettura su molteplici piani della realtà intorno a noi, che è in verità in figure. E il poeta, che scioglie e ricompone quelle figure, è anch’egli un mediatore: tra l’uomo e il dio, tra l’uomo e l’altro uomo, tra l’uomo e le regole segrete della natura. I Greci furono esseri sdegnosi di immaginazione: la fantasticheria non trovò posto nel loro spirito. La loro attenzione eroica, irremovibile (di cui l’esempio estremo è forse Sofocle) di continuo stabiliva rapporti, di continuo separava ed univa, in uno sforzo incessante di decifrazione così della realtà come del mistero. I Cinesi meditarono per millenni allo stesso modo, intorno al meraviglioso Libro delle Mutazioni. Dante non è, per quanto scandaloso possa suonare, un poeta dell’immaginazione, ma dell’attenzione: vedere le anime torcersi nel fuoco e nell’olivo, ravvisare nell’orgoglio un manto di piombo, è una suprema forza di attenzione, che lascia puri e incontaminati gli elementi dell’idea. L’arte di oggi è in grandissima parte immaginazione, cioè contaminazione caotica di elementi e di piani. Tutto questo, naturalmente, si oppone alla giustizia (che infatti non interessa all’arte di oggi). Se dunque l’attenzione è attesa, accettazione fervente, impavida del reale, l’immaginazione è impazienza, fuga nell’arbitrario: eterno labirinto senza filo di Arianna. Per questo l’arte antica è sintetica, l’arte moderna analitica; un’arte in gran parte di pura scomposizione, come si conviene ad un tempo nutrito di terrore. Poiché la vera attenzione non conduce, come potrebbe sembrare, all’analisi, ma alla sintesi che la risolve, al simbolo e alla figura – in una parola, al destino. L’analisi può diventare destino quando l’attenzione, riuscendo a compiere una sovrapposizione perfetta di tempi e di spazi, li sappia ricomporre, volta per volta, nella pura bellezza della figura. È l’attenzione di Marcel Proust.

da Gli imperdonabili – Attenzione e poesia, Cristina Campo, Adelphi

pioggia

Come la pioggia cade,
così il tuo amore

bagna

Ciascuna schiusa

cosa del mondo –
Nelle case
le impagabili asciutte

stanze

degli illeciti amori
che abitiamo,
ascoltano lo scroscio

dell’acqua

quadri

metalli

lavorati

tessuti –
tutta la ruffianeria

nostra delizia

vede
dalle finestre lo scroscio
primaverile
del tuo amore:

la pioggia

che cade –
Gli alberi
sono già bestie
di fresco emerse
dal mare –
grondano gocce
dai solchi
del cuoio –
Così la mia vita è spesa

nel tenere lontano l’amore

in cui ella piove
sul mondo
di primavera

stilla

e dilata così

le parole

sino ad aprire un varco

al suo amore –

Vi scorrono in mezzo
le gocce-

la pioggia

è un medico dolce

la pioggia

dei suoi pensieri sul-
l’oceano, per ogni-
dove

scorrenti con

piedi
veloci invisibili
sopra le onde

indifese

Amore non di questo mondo,
che non hai speranza
del mondo

e che puoi

tramutare il mondo
a tuo diletto –

Pioggia

cade sulla terra,
ed erba e fiori
sbocciano in perfetta
forma dalla sua

liquida

chiarezza

Ma l’amore

non è di questo mondo

e nulla

ne nasce oltre l’amore
che all’infinito
seguita a cadere
dai pensieri
di lei.

da Poesie, William Carlos Williams, Einaudi, trad.di Cristina Campo

she always had the feeling that was very, very dangerous to live, even one day

foto di Luca Donnini

Roma (?), 15 maggio 1958

She would not say of any one in the world now that they were this or were that. She felt very young; at the same time unspeakably aged. She sliced like a knife through every thing, at the same time was outside, looking on. She had a perpetual sense, as she watched the taxicabs, of being out, far out to the sea and alone; she always had the feeling that it was very, very dangerous to live, even one day.

da Il mio pensiero non vi lascia, Cristina Campo, Adelphi

Maria cara

í

María cara,
tu mi hai salvato dalla confusione. Lascia che io ti aiuti nella fatica: portare i battenti della porta di Gaza in cima alla montagna -(conosco bene ogni pietra, e posso servirti, con umiltà e precisione.)
Tu mi hai detto: “la paura è il demonio stesso” e questo mi ha salvato, in un momento di orrore. Lascia che te lo dica io, nel momento dell’ansia -non avere paura, cara- e lascia che io ti aiuti in silenzio, minutamente.

Vittoria

da Se tu fossi qui. Lettere a María Zambrano 1961-1975, Cristina Campo, Archinto

katherine mansfield

imperdibile il saggio introduttivo ai racconti a cura di Armanda Guiducci (“Racconti”, Rizzoli,1989)
nell’edizione in due volumi di adelphi si trovano invece le preziose traduzioni di cristina campo
 



camera di katherine nella casa della sua infanzia in nuova zelanda (ora è un museo)

qualche anno dopo, a londra, venderà il suo prezioso violoncello per poche sterline

 

“Ho decisamente rinunciato a dedicarmi alla musica. non è il mio forte, me ne rendo conto. resta dunque, il fatto che devo diventare una scrittrice” (gennaio 1907)


nel fatale dicembre 1911 katherine conobbe john middleton murry. lei non chiedeva altro che far coppia con uno dedito alla sua stessa arte, foss’anche “un uomo senza carattere”(quello che finirà nell’omonimo racconto)

 


“Il piacere di leggere è doppio quando si vive con qualcuno che divide con te gli stessi libri” e quanta indulgenza gli concederà pur di soddisfare questo piacere!

ma l’unica persona che le sarà vicino fino alla fine e che l’avrà profondamente amata è Ida Baker, la “schiavetta” che la seguì come un’ombra ovunque dal 1903 alla sua morte




appunti per una rivista di giovani

 

Vita e non ombra di vita. “Concetto di attualità considerato inesistente”, secondo la parola di Hofmannsthal. E in luogo della solita retta lanciata nell’infinito, la forma che si ricerca sia il cerchio. Ricondurre alla totalità del tempo, al ritmo ciclico del tempo, un pubblico ciecamente perduto in quella retta.

 Concetto di attualità sostituito dal concetto di presenza, con tutte le responsabilità che esso implica. Presenza significa attenzione, unica via per realizzare e realizzarsi. Parola discreta che ne implica altre: tutte le altre, forse, che conservino un significato.

 Attenta lettura della realtà e dell’arte. Dunque lettura totale, a piani multipli: poetica, umana, spirituale, religiosa e simbolica. Che leghi tempo a tempo, spirito a spirito, crei rapporti, sveli analogie.

 Vita e non ombra di vita. Animazione di testi antichi o già noti, di ogni paese. Ritorno a una cultura vivente, che salvi del nostro tempo solo ciò che è vivente – cioè valido ed esemplare – oltre i valori convenzionali di un’epoca e di un ambiente.

 La giovinezza come istanza morale. Con tutti i suoi tremendi doveri, col suo diritto inappellabile di non essere fuorviata.

 Attenzione applicata al mondo in cui questa giovinezza si muove. Nessun timore di riconoscerne il pauroso sfacelo (sintesi di questo mondo, il motto di spirito di Moravia: “Il solo personaggio storico che si troverebbe a suo agio nel nostro tempo è l’uomo delle caverne”). Tranquilla opposizione allo spirito di questo tempo, al feticismo del “fenomeno storico”, del “valore documentario”, delle “esigenze del costume”, dei “casi”. Ma assidua e appassionata ricerca di ciò che in questo tempo sia vita e non ombra di vità: secondo la norma più elevata di valori umani, spirituali e formali.

 Un discorso, dunque, che sia del tempo e fuori del tempo. In ogni numero ciò che potrebbe chiamarsi “stella polare”: lettera, testimonianza, frammento, poesia, non importa di quale epoca ma perfetto, che rappresenti come in un’immagine quanto si cerca di esprimere. In ogni numero la stessa parola, ripetuta da voci diverse e disparate, in epoche diverse e disparate.

 Ricerca di una nuova forma cristallina, sia nei testi citati che nei nuovi contributi: una forma che sia ugualmente distante dallo specialismo delle varianti, dalla psicologia, dal realismo documentario e dall’immaginazione gratuita (“Cahiers du Sud” su Omero, “Focus Three” su Eliot). Primo tentativo di attenzione integrale in una probità assoluta del linguaggio, innanzitutto del linguaggio critico.

 Una rubrica in cui venga segnalato quanto di vivente sia apparso durante il mese nelle riviste italiane e straniere, siano pure soltanto quattro versi o dieci righe di prosa, non imprta chi le abbia scritte o stampate. Il “gioco delle novità” considerato inesistente. Estrema attenzione ai libri poco letti, magari non letterari.

Cristina Campo da Sotto falso nome, Adelphi