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L’esistenza piena e l’immagine dell’essere amato

L’esistenza semplice e forte, che la servilità funzionale non ha ancora distrutto, è possibile solo nella misura in cui ha cessato di subordinarsi a qualche progetto particolare come agire, dipingere o misurare: essa dipende dall’immagine del destino, dal mito seducente e pericoloso con il quale si sente silenziosamente solidale.
Un essere umano è dissociato quando si consacra a un lavoro utile, in sé privo di senso: egli non può trovare la pienezza dell’esistenza totale che sedotto.
(…)
l’esistenza piena si lega a qualsiasi immagine che susciti speranza e terrore.
L’ESSERE AMATO in questo mondo disciolto è divenuto la sola potenza che abbia conservato la virtù di riportare al calore della vita. Se questo mondo non fosse percorso incessantemente dai movimenti convulsivi degli esseri che si cercano l’un l’altro, se non fosse trasfigurato dal viso “la cui assenza è dolorosa”, avrebbe l’apparenza di una derisione offerta a quelli che fa nascere: l’esistenza umana vi sarebbe presente allo stato di ricordo o di film dei paesi “selvaggi”. E’ necessario escludere la finzione con un sentimento irritato. Ciò che un essere possiede al fondo di se stesso perduto, di tragico, la “meraviglia accecante” non può più essere incontrata che su un letto. (…)

da Il labirinto, Georges Bataille, SE Studio Editoriale, trad. di Sergio Finzi

she always had the feeling that was very, very dangerous to live, even one day

foto di Luca Donnini

Roma (?), 15 maggio 1958

She would not say of any one in the world now that they were this or were that. She felt very young; at the same time unspeakably aged. She sliced like a knife through every thing, at the same time was outside, looking on. She had a perpetual sense, as she watched the taxicabs, of being out, far out to the sea and alone; she always had the feeling that it was very, very dangerous to live, even one day.

da Il mio pensiero non vi lascia, Cristina Campo, Adelphi