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L’amore è rotondo (o sferico)

(…) (Antonello da Messina) si limita a dotare la forma, soprattutto la forma umana di volumi ideali che tendono in sostanza alla sfera e al cilindro, senza naturalmente cadere in coincidenze prettamente geometriche. Mi domanderete ancora che bellezza ci sia nelle forme semplici e metriche? In tal caso ritornate alle idee sulla forma prospettica o sull’architettura, o sciogliete questo problema: Perché un uomo malauguratamente calvo carezza la sua lustre e globosa calvizie? Per riparare, vi dico seriamente, alla sventura di carattere pratico di mancare di un elemento utile come è la capigliatura, con piacere inizialmente estetico di sentire che la propria calvizie si avvia verso la forma nobile della sfera. Trovatemi un’altra spiegazione di questo fatto o dell’altro per cui ci piace accarezzare un braccio tornito per esempio.

p.116, Breve ma veridica storia della pittura italiana, Roberto Longhi, Abscondita, Aesthetica, Con uno scritto di Cesare Garboli, 2013

Quindi, i gomiti affaccendati di Agafia che innamorano Oblomov…
Ma prima un seno e il viso di neonata/o.

appunti per 24 scatti n.8

Rembrandt possiede un secondo occhio che coglie delle cose, qualunque esse siano, la loro antichità naturale. Coglie quest’aspetto senza volerlo, con una precisione immediata e sfolgorante. Tutto in Rembrandt è antico, come se la vita fosse già avvenuta in quel punto in cui essa si ripete viva per sempre con tutto il tumulto, la sospensione eccitante, l’istantaneità del “movimento”. Non c’è quadro di Rembrandt che non possieda un back-ground, insieme uno sfondo e un’oscurità. Quest’antichità, questa vecchiaia delle cose proviene da un luogo immoto e remoto che le fa essere carnose, viventi, reali nella loro illusione e nella loro essenza tangibile. Questo luogo non può essere che l’oscurità e queste cose non possono essere che la luce.

da Rembrandt, in Falbalas, Cesare Garboli, Garzanti

main de fer

J’ai pleuré en lisant Leopardi: La luna, Il primo amore, L’Ultimo canto di Saffo, La sera del dì di festa, Il sogno, La vita solitaria, Consalvo, – oh! il y a bien là de quoi pleurer! J’éprouve en lisant Leopardi une sensation qui m’était inconnue jusqu’ici. Je me sens serrer le cœur comme par una main de fer et m’ôter la respiration, en voyant una pareille douleur sans espérance dans l’avenir, sans la foi en Dieu!

Journal, 21 janvier 1851, Adelphi, a cura di Cesare Garboli