Camillo Sbarbaro, nei Fuochi fatui 1940-1949 diceva: Più facile scrivere che cancellare, più che in ciò che riesce a dire, il merito dello scrittore è in ciò che riesce a tacere. *
(…)
Parlava per l’appunto di smagrimento Primo Levi:
Dopo la maturazione (…) viene l’ora di cavare dal pieno. Quasi sempre ci si accorge che si è peccato per eccesso, che il testo è ridondante, ripetitivo, prolisso: o almeno, ripeto, così capita a me. Inguaribilmente, nella prima stesura io mi indirizzo ad un lettore ottuso, a cui bisogna martellare i concetti in testa. Dopo lo smagrimento, lo scritto è più agile: si avvicina a quella che, più o meno consapevolmente, è il mio traguardo, quello del massimo di informazione con il minimo ingombro.**
Lo sbarazzarsi degli ingombri aiuta a raggiungere la leggerezza della scrittura asciutta, che risiede nell’ebbrezza di “cercare e trovare, o creare, la parola giusta, cioè commisurata, breve e forte, per descrivere le cose col massimo rigore e il minimo ingombro“***
L’emozione dell’assetto soddisfacente scaturisce dal piacere e dalla fatica di asciugare le prime stesure per raggiungere il decisamente laconico.
da Il pozzo e l’ago. Intorno al mestiere di scrivere, Gian Luigi Beccaria, Einaudi, 2019
* C. Sbarbaro, Fuochi fatui, Scheiwiller, 1956
** P. Levi, A un giovane lettore, in L’altrui mestiere, Einaudi, 1985
*** P. Levi, Il sistema periodico, Einaudi, 1975