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è stato possibile perdersi nell’estasi

Nei mondi scomparsi, è stato possibile perdersi nell’estasi, cosa che è impossibile nel mondo della volgarità istruita. I vantaggi della civiltà sono compensati dal modo in cui gli uomini ne approfittano: gli uomini attuali ne approfittano per divenire i più degradati di tutti gli esseri che sono esistiti.
La vita si svolge sempre in un tumulto senza coesione apparente, ma essa non trova la sua grandezza e la sua realtà che nell’estasi e nell’amore estatico. Chi tiene a ignorare o a misconoscere l’estasi è ridotto all’analisi. L’esistenza non è soltanto un vuoto agitato, è una danza che forza a danzare con fanatismo. Il pensiero che non ha come oggetto un frammento morto, esiste interiormente alla maniera delle fiamme.
Bisogna diventare abbastanza fermi e irremovibili perché l’esistenza del mondo della civiltà appaia infine incerta.
E’ inutile rispondere a coloro che possono credere alla esistenza di questo mondo e avvalersene: se parlano, è possibile guardarli senza intenderli e, mentre li si guarda, non “vedere” che ciò che esiste lontano dietro di loro. Bisogna rifiutare la noia e vivere solamente di quello che affascina.

da Il labirinto, Georges Bataille, SE Studio Editoriale, trad.di Sergio Finzi

La notte

Ma la notte ventosa, la limpida notte
che il ricordo sfiorava soltanto, è remota,
è un ricordo. Perduta una calma stupita
fatta anch’essa di foglie e di nulla. Non resta,
di quel tempo di là dai ricordi, che un vago
ricordare.

                     Talvolta ritorna nel giorno
nell’immobile luce del giorno d’estate,
quel remoto stupore.

                                               Per la vuota finestra
il bambino guardava la notte sui colli
freschi e neri, e stupiva di trovarli ammassati:
vaga e limpida immobilità. Fra le foglie
che stormivano al buio, apparivano i colli
dove tutte le cose del giorno, le coste
e le piante e le vigne, eran nitide e morte
e la vita era un’altra, di vento, di cielo,
e di foglie e di nulla.

                                           Talvolta ritorna
nell’immobile calma del giorno il ricordo
di quel vivere assorto, nella luce stupita.

da Lavorare stanca, Cesare Pavese, Einaudi

Poesia con ritmi

La mano fra la candela e il muro
diviene grande sul muro.

La mente fra questa o quella luce e lo spazio
(quest’uomo in una stanza con un’immagine del mondo,
quella donna in attesa dell’uomo che ama)
diviene grande proiettata nello spazio:

Là l’uomo vede l’immagine finalmente chiara.
Là la donna riceve l’amante nel cuore
e piange sul suo petto, per quanto egli non giunga mai.

Deve essere che la mano
vuole divenire più grande sul muro,
divenire più grande e pesante e forte
del muro; e che la mente
si volge alle proprie figurazioni e dichiara:
“Quest’immagine, quest’amore, di questi
compongo me stessa. In questi emergo esternamente.
In questi indosso una freschezza vitale,
non come nell’aria, che sembra azzurro vivo,
ma come nello specchio potente del mio desiderio e volere.”

da Parti di un mondo  –  Poesie, Wallace Stevens, Mondadori, a cura di Massimo Bacigalupo

ancora sul barzottismo

Nella Bibbia, Dio crea il mondo dal nulla. Sin dal big bang, contiguità inquietante tra il puro essere e il nulla. Nel “passaggio dal nulla all’essere” nota Hegel “vi è un punto in cui l’essere e il nulla coincidono e la differenza loro sparisce” (Hegel, Scienza della Logica, Laterza). È in questa coincidenza di essere e nulla, “puro vuoto” carico di tensione, che vive per un tempo non numerabile l’estatico (e in cui sprofonda l’angosciato).

da La mente estatica, Elvio Fachinelli, Adelphi

Appunti per Capsula Petri n.20


(…) il territorio della mistica. Non la religione istituita. Ma la mistica come regione irriducibile, inassimilabile, refrattaria alla religione stessa. Apex mentis. Mistica che è nello stesso tempo rapporto percettivo, percezione possibile ad alcuni, se non comune a tutti (…) .

Le cose che vengono da un’ altra parte: come un accento improvviso che muta, che sposta l’intera figura.

(…)

Qui, sulla spiaggia, mi succede qualcosa di insolito. Improvvisamente, vedo l’affinità tra ciò che mi è affiorato in un lampo, semplice trovata, pensiero sintetico venuto da un’altra parte, e il processo dell’invenzione – scientifica o non scientifica. Perlomeno in alcuni casi.
E’ l’improvvisa comparsa di un materiale organizzato, coerente, a partire da frammenti; a partire, spesso, dalla disperazione di riuscire in un compito consapevole.
Dunque non importa l’àmbito della scoperta – scientifica, artistica, d’altro tipo; né la sua ampiezza. Importa quel movimento chiaro, netto – sempre lo stesso?-, che mette a posto, ordina, dà forma, e insieme inonda di gioia e certezza.

(…)

Come scrivere tutto questo? Vento sulla fronte, rombo del mare, luce, torpore, pensiero dell’accettazione, gioia, gioia con senso di gratitudine, verso chi?

(…)

Necessario silenzio assoluto, solitudine. Come in una camera anecoica, dove si avverte solo il proprio respirare, pulsare.

(…)

Non meditazione né raccoglimento. Accoglimento.

(…)

Un tempo senza centro, vibrante.
Accogliere chi? Un ospite – interno.

da La mente estatica, Elvio Fachinelli, Adelphi

Le tende nella casa del metafisico

Avviene che il fluire di queste tende
sia pieno di lunghi movimenti; come le ponderose
deflazioni della distanza; o come nuvole
inseparabili dai loro pomeriggi;
o il mutare della luce, il calare
del silenzio, ampio sonno e solitudine
della notte, in cui ogni movimento
è al di là di noi, mentre il firmamento,
sorgendo e declinando, scopre
l’ultima grandezza, ardita da vedere.

da Harmonium, Wallace Stevens, trad. di Massimo Bacigalupo

del barzottismo

Primavera cresciuta a mezzo inverno
è la sola stagione sempiterna,
sebbene inumidita nel tramonto.
Sospesa nel tempo, fra il tropico e il polo.
E quando il breve giorno si rischiara, con gelo e con fuoco,
ed il tiepido sole infiamma il ghiaccio…

da Quattro quartetti, Thomase Sterns Eliot, Faber & Faber, London 1944 trad. da Roberto Sanesi

E sia “religione” sia “cultura”, oltre a significare cose diverse, dovrebbero significare per l’individuo o per il gruppo qualcosa cui essi tendono, non solamente qualcosa che essi posseggono.

da I Tre significati di “cultura”-Appunti per una definizione della cultura, Thomas Stearns Eliot, Bompiani

Spesso lascio che un’immagine “si produca” in me emozionalmente, e quindi applico ad essa quanto posseggo di forza critica e intellettuale-, lascio che questa immagine contraddica la prima, già sorta, e che una terza immagine generi dalle altre due insieme una quarta immagine contraddittoria, e lascio quindi che tutte restino in conflitto al di fuori dei limiti formali da me imposti… Al di fuori dell’inevitabile conflitto delle immagini – inevitabile perché appartenente alla natura creativa, ricreativa, distruttrice e contraddittoria del centro motivante, cioè del centro della lotta-cerco di pervenire a quella pace momentanea che è una poesia.

Dylan Thomas tradotto da Roberto Sanesi