Monte Rosa, foto di Antonia Pozzi, 1933
Iasone: C’è una verginità delle cose, Mélita, che fa paura più del rischio. Pensa all’orrore delle vette dei monti, pensa all’eco.
da Gli Argonauti – Dialoghi con Leucò, Cesare Pavese, Einaudi
E la pratica della cucina verbale della poesia mi faceva ben vedere che se n(o)i possiamo combinare le parole, è perché non sono – – cose. Così pensare (in senso attivo) significa a un tempo prendere i significati delle parole per cose, per non parole – e tuttavia combinarli come fossero gettoni disponibili, o modellare le immagini adiacenti come colori o linee o argilla.
da Quaderni – Volume Primo – Ego, Paul Valéry, Adelphi, trad. di Ruggero Guarini
stanotte i peschi
si son passati la parola
per mascherarsi capricciosamente
e stamattina son sbucati da ogni muro,
pavoneggiandosi,
come bimbette che in un giorno di festa
si fossero annodate le treccioline striminzite,
con dei bei nastri rosa, sfarfallanti.
Antonia Pozzi
sull’orlo del nido
breuil 1934-antonia pozzi
anime dannate
portofino 1938-antonia pozzi
Appoggiami la testa sulla spalla:
ch’io ti carezzi con un gesto lento,
come se la mia mano accompagnasse
una lunga, invisibile gugliata.
Non sul tuo capo solo: su ogni fronte
che dolga di tormento e di stanchezza
scendono queste mie carezze cieche,
come foglie ingiallite d’autunno
in una pozza che riflette il cielo.
Antonia Pozzi a L.B. Milano, 23 aprile 1929
Vai a un reame di vento,
cauta rechi
sul capo una ghirlanda
di primule.
Sugli alberi le donne
con i capelli verdi,
nelle cascate i nani
che sanno il destino –
i pallidi guerrieri fra le barance,
le fanciulle che muoiono
per desiderio di sole –
e le capanne abbandonate
fra le miosotidi,
le pianure
d’asfodeli in cima alle rocce –
porte che si spalancano
su tesori sepolti,
arcobaleni che giacciono
infranti nei laghi –
Sali per la morena azzurra,
tra i filari di guglie grigie:
porti sulle spalle
un bambino
addormentato.
Antonia Pozzi 18 febbraio 1935