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il grande, fresco miracolo

Non so se ho fatto bene a prendere la decisione di venire, per adesso penso di sì. Lourdes è un posto di preghiera, di speranza. Ti prende e ti assorbe, tanto che non ho la minima idea di quel che succede nel mondo e non me ne importa nulla. Sono mai stata, prima, così distaccata? E c’è tanto di vita, di realtà, qui, uno va sempre più dentro, sempre più dentro, giù, nell’intera faccenda del vivere: che cos’è la vita, ecc., sai bene.
Un’esperienza che ti rende umile. I problemi di ciascuno e la vita di ciascuno sono qui, nella Grotta e in tutte le noiosissime messe. Proprio come quei Pirenei che abbiamo visto, già all’inizio di tutto, lontani nell’ombra: si allontanano nell’infinità. Incidentalmente prima di ripartire, mi piacerebbe salire fino in cima a uno dei picchi più vicini. Ci sono mille cose che non ho fatto, nella vita.

Che vestiti porto? Gonna di color beige pallido e T-shirt molto sciolta, nuovissima, di cotone, oltre a una sottoveste a vita, fresca, fatta da me, sempre di cotone: è la stoffa più adatta. Infine, un fazzoletto colorato in testa, americano, me lo mandò Susanne anni fa. Veramente dovremmo portare il bianco.
Sono le cinque del pomeriggio, sono distesa sul letto, non mi sono alzata nemmeno per il té. Ho dormito. Ora mi faccio un buon bagno freddo. I pensieri volteggiano nella mia testa. Un bel po’ dei malades sono solo dei vecchi, troppo grassi e curvi, deformati dall’artrite, dal mal di cuore, ecc., vittime di diete sbagliate e di troppe medicine, di régimes. Dio mio! Il grande, fresco miracolo sarebbe per loro un modo di vivere più naturale, forse anche più intensamente spirituale, senza dimenticare l’oggi, le cose che si possono (o si debbono) fare quando arrivano senza che tu le aspetti o le abbia provocate.

da Lourdes in Sette donne. Racconti, Angiolo Bandinelli, Emiliano degli Orfini

appunti per Mi chiamo M.M. n.19

io vi leggo

Sulla falsacopia di Gnocchi d’autunno in Sono nato di Georges Perec:

All’inizio tutto sembra semplice: volevo leggere, e ho letto. A forza di leggere, sono diventata lettrice, dapprima, per molto tempo, per me sola, oggi per gli altri. In teoria, non ho più bisogno di giustificarmi (né ai miei occhi, né agli occhi degli altri): sono lettrice, è un fatto scontato, un dato, un’evidenza, una definizione; posso leggere o non leggere, posso restare parecchie settimane o parecchi mesi senza leggere, o leggere “bene”, o leggere “male”, non cambia nulla, la mia attività di lettrice non è per questo un’attività parallela o complementare; non faccio nient’altro che leggere (se non guadagnare tempo per leggere), non so fare nient’altro, non ho voluto imparare nient’altro… Leggo per vivere e vivo per leggere, e poco ci è mancato che immaginassi che la lettura e la vita potessero confondersi completamente: sarei vissuta in compagnia di libri, nella segregazione della vita in provincia,al mattino avrei passeggiato nei boschi, al pomeriggio avrei leggiucchiato qualche pagina, forse la sera mi sarei qualche volta rilassata ascoltando un po’ di musica…

(…)

So, grosso modo, come sono diventata lettrice (grazie a Marcello, l`unico Bartleby che conosco).
Non so esattamente perché. Avevo davvero bisogno, per esistere, di scorrere l’occhio su parole e frasi? Mi bastava, per essere, essere lettrice di alcuni libri?
Aspettavo, per essere, che gli altri mi designassero, mi riconoscessero. Ma perché attraverso la lettura? Per molto tempo ho voluto essere (delfinaia, cameriera, genetista), per le stesse ragioni suppongo, ma sono diventata lettrice. Perché proprio la lettura?

Avevo dunque qualcosa di tanto particolare da udire


scrivendo, mi leggete

Perché Giacomo Leopardi, Giovanni Amelotti, Wallace Stevens, Michele Mari, Angiolo Bandinelli, Carlo Michelstaedter salvano la mia vita? Perché la loro scrittura davanti ai miei occhi è un Orfeo che non si volta.

per Sor Lurè

Pierre Bonnard con i figli

Ti piace assai quest’acqua fresca e chiara
che gusti dalla bella brocca verde;
ti abbeveri lenta e non perde
la bocca tua manco un sorso, mia cara.

Hai una dolcezza tua, una tua misura
in ogni futile cosa, né morde mai ira
o impazienza l’amabile figura.
La lezione di una tale vita mi attira.

“Fosse anche vero quanto tu mi dici
– rispondi con la tua voce serena –
perché m’invidi? Tocca tu pure con mano

ferma le ferme cose, le chiuse superfici”.
E alla brocca inchini appena
la tua bocca compatta, un gesto piano.

da Picco del Circeo, Angiolo Bandinelli, I Libri di Alice c/o H. Milroy – Roma, 1992

chiusura e trasferte

eugen kirchner november 1895 acquatinta e acquaforte

 

La Libri Necessari sarà chiusa nei seguenti giorni:

25 e 26 dicembre 2013;

dal 30 dicembre 2013 al 3 gennaio 2014;

11 e 12 gennaio 2014.

Le Edizioni Accessorie saranno in mostra alla libreria Libet di Milano sabato 11 gennaio 2014 e in quell’occasione sarà presentato il volume Cummy, di Angiolo Bandinelli con un linoleum di Edoardo Fontana.