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naviganti

Nella mia giovinezza ho navigato
lungo le coste dalmate. Isolotti
a fior d’onda emergevano, ove raro
un uccello sostava intento a prede,
coperti d’alghe, scivolosi, al sole
belli come smeraldi. Quando l’alta
marea e la notte li annullava, vele
sottovento sbandavano più al largo,
per fuggirne l’insidia. Oggi il mio regno
è quella terra di nessuno. Il porto
accende ad altri i suoi lumi; me al largo
sospinge ancora il non domato spirito,
e della vita il doloroso amore 
.

Umberto Saba

un altro motivo per cui non tengo una pistola in casa

Edward Hopper
 

Il cane dei vicini non smette di abbaiare.
Abbaia sempre con lo stesso alto, ritmico abbaio
che abbaia ogni volta che vanno fuori.
Si vede che lo accendono quando escono.

Il cane dei vicini non smette di abbaiare.
Chiudo tutte le finestre di casa
e metto una sinfonia di Beethoven al massimo
ma lo sento ancora ovattato sotto la musica,
che abbaia e abbaia e abbaia,

e ora lo vedo seduto nell’orchestra
a testa alta e sicura come se Beethoven
avesse inserito una parte per cane che abbaia.

Quando alla fine il disco finisce abbaia ancora,
seduto là, nella sezione degli oboe, abbaia,
con gli occhi fissi sul direttore che lo
guida con la sua bacchetta

mentre gli altri musicisti ascoltano in rispettoso
silenzio il famoso assolo per cane che abbaia,
coda infinita e causa prima dell’affermarsi
di Beethoven come genio innovativo.

Billy Collins, trad.di Franco Nasi, tratto dalla rivista Poesia 264 ottobre 2011, Crocetti Editore

angoscia della posizione eretta

L’espressione sconvolgente “angoscia della posizione eretta” si trova in una lettera a Felice. Kafka le spiega un sogno di cui lei gli ha parlato, e dalla sua spiegazione non è difficile dedurne il contenuto.
“Voglio dirti invece l’interpretazione del tuo sogno. Se non ti fossi sdraiata per terra in mezzo agli animali, non avresti potuto contemplare il cielo stellato e non saresti stata salvata. Forse non saresti neanche sopravvissuta all’angoscia della posizione eretta. Lo stesso succede anche a me; è un sogno che abbiamo in comune, che tu hai sognato sia per me che per te”.
Bisogna sdraiarsi per terra fra gli animali per essere salvati. la posizione eretta rappresenta il potere dell’uomo sugli animali, ma proprio in questa chiara posizione di potere egli è più esposto, più visibile, più attaccabile. Giacché questo potere è anche la sua colpa, e solo se ci sdraiamo per terra tra gli animali possiamo vedere le stelle che ci salvano dall’angosciante potere dell’uomo.

Elias Canetti da Un po’ di compassione, AA.VV., Adelphi

configurazione mergnanese

 

Ai disturbi della memoria, infatti, sono legate le intermittenze del cuore. è sicuramente l’esistenza del nostro corpo, simile per noi a un vaso in cui fosse racchiusa la nostra spiritualità, a farci supporre che tutti i nostri beni interiori, le nostre gioie passate, tutti i nostri dolori, siano perennemente in nostro possesso. Forse, è altrettanto inesatto credere che se ne vadano e ritornino. In ogni caso, se rimangono dentro di noi, rimangono per la maggior parte del tempo in una regione sconosciuta, dove non ci sono di alcun giovamento e dove anche i più usuali vengono ricacciati indietro da ricordi di diversa natura, che escludono ogni simultaneità con essi all’interno della coscienza. Ma non appena si ricostruisce la cornice di sensazioni in cui si sono conservati, essi acquistano a loro volta il medesimo potere d’espellere tutto quanto sia incompatibile con loro, installando in noi, solitario, l’io che li ha vissuti.

(…)

L’io che io ero allora, e che da tanto era scomparso, m’era di nuovo così vicino che mi sembrava ancora di sentire le parole pronunciate subito prima e che, tuttavia, non erano più che un sogno, così come un uomo non ancora ben desto crede di percepire proprio accanto a sé i rumori del suo sogno che svanisce.

da Sodoma e Gomorra- Le intermittenze del cuore, Marcel Proust, Mondadori, trad.di Giovanni Raboni

la grazia


Campo di grano, Luigi Bartolini

E per chi, se non per te, io provo amore?
E stringo, chiuso al petto, il libro estremo
Del sommo tra i sapienti, in me nascosto giorno e notte?
Nell’incerta luce di una sola certa verità,
Eguale per mutevolezza alla luce
In cui t’incontro, e riposiamo,
Per un istante al centro di noi stessi,
La fulgida trasparenza che tu emani è pace.

da Note verso la finzione suprema, Wallace Stevens, Arsenale Editrice, a cura di Nadia Fusini

La scrittura e l’immagine

 

 

XVII Mostra Mercato del Libro Antico

Programma 2011

venerdì 15 aprile
Giornata Professionale

ore 16-18

sabato 16 – domenica 17 aprile
Mostra Mercato

Inaugurazione: sabato 16, ore 10
Apertura stands: ore 9.00-19.00 (ingresso libero)

Iniziative collaterali
dal 16 aprile all’8 maggio 2011
100 + 1 Libri d’Artista, una collezione in  mostra
Opere dagli anni ’60 al 2011
Collezione di Marco Carminati, catalogo a cura di Paolo Albani
Palazzo Trinci, orario 10-13 e 15-19
Inaugurazione: sabato 16 aprile, ore 10

 Sede: Palazzo Trinci, piazza della Repubblica – FOLIGNO
Informazioni: tel 0742 330.610 – 627

 

Avvertenze per gli operatori
Lo spazio espositivo è del tutto gratuito
La scheda di adesione deve pervenire entro il 5 aprile 2011 a:
Comune di Foligno – Biblioteca Comunale
Piazza del Grano – 06034 Foligno (PG)
Tel 0742/330610-330627 Fax 0742-340496 CelI. 333-7064785
E-mail: biblioteca.foligno@umbria2000.it; lidia.silveri@comune.foligno.pg.it

 


Palazzo Trinci, Foligno

 

ciò che l’uomo desidera

The distressed poet, william hogarth

Ciò che l’uomo desidera con maggior passione è di vivere la sua completezza, e di vivere in armonia, non la isolata salvezza della propria anima. L’uomo brama il suo compimento fisico, innanzi tutto perché ora e per una volta soltanto egli è nella carne e ne ha la possibilità. Perché per l’uomo la massima meraviglia è quella di essere vivo.

da Apocalisse, David Herbert Lawrence, Mondadori, 1947, trad.di Ernesto Assayot

la falsa morta


emma 1916

Sulla tomba incantevole umilmente,
teneramente, sopra l’insensibile
monumento che prodiga d’amore
e d’ombre e d’abbandoni la tua grazia
compone stanca, muoio,
io muoio su di te, cado e mi prostro,

ma sul basso sepolcro
di te prostrato appena, la cui chiusa
estensione alle ceneri m’invita,
la falsa morta in cui torna la vita
freme, riapre gli occhi,
m’illumina, mi morde e mi rapisce
sempre una nuova morte
più rara della vita.

da Gli Incanti, Poesie, Paul Valéry, Feltrinelli, trad.di Beniamino Dal Fabbro

 


edmond baudoin

su chi si innamora in sogno


mara cerri

Ogni amore deve necessariamente avere una causa da cui trarre origine. Io comincerò con la più remota, affinché l’esposizione proceda con ordine, sebbene si usi cominciare da ciò che è più facile e comune. Tra le cause dell’amore ce n’è dunque una che, se non avessi direttamente osservato, non menzionerei, tanto è strana. Il caso fu questo. Andai un giorno a far visita al nostro amico Abu s-Sari Ammàr ibn Ziyàd, liberto di al-Muayyad, e lo trovai pensoso. Gli chiesi cosa avesse, e per un po’ si schermì, ma poi disse: “Una cosa stranissima, mai udita”, “E che sarebbe?”. “Ho visto in sogno, stanotte, una fanciulla, e mi sono svegliato col cuore preso e follemente innamorato di lei; e ora mi trovo in uno stato quanto mai penoso per amor suo”. Egli restò così per molti giorni, oltre un mese, crucciato e triste, senza che nulla potesse guarire la passione che lo tormentava. Allora lo rimproverai e gli dissi: “è un grave errore che tu stia ad angustiarti l’animo per una cosa inconsistente, a farti irretire l’immaginazione da un oggetto irreale, che non esiste. Sai tu chi sia quella donna?”. “No, per Allàh”. “Allora” ripresi “hai ben poco senno e sei malato nell’intelletto, se mai chi non hai mai visto, chi non è mai nato né esiste al mondo. Se ti fossi innamorato di un’immagine dipinta, di quelle che sono nei bagni, saresti più scusabile ai miei occhi”, e continuai così a insistere con lui finché si diede pace, sia pur non senza fatica.
Si trattava, a mio avviso, di un caso di suggestione, di confusa allucinazione della mente, rientrante nel novero dei desideri repressi e delle fantasie. A tal riguardo ho scritto questi versi:

Saper vorrei chi fosse, e come sia venuta di notte! Era il volto del
sole o della luna?
Fu una parvenza dell’intelletto, manifestata dal suo stesso lavorio, o
un’immagine dello spirito evocato dalla mia stessa speranza, che la vista ha
creduto di percepire?
Oppure nulla di tutto ciò, ed è stato un evento riservatomi dal
destino come causa di morte?

da Il collare della colomba, Ibn Hazm, SE Studio Editoriale, trad.di Francesco Gabrieli

 


mara cerri

 

tristano e isotta

L’opera di Wagner Tristano e Isotta è generalmente considerata il culmine del movimento romantico nella musica. La relatività generale è il non plus ultra della dinamica. Detto più esplicitamente, il modo in cui due 3-spazi sono incastrati nel suo nucleo dinamico ricorda due amanti che cerchino l’abbraccio più stretto possibile. Questo è il livello di perfezionamento nel lavoro sui principii che creano il tessuto dello spazio-tempo. è molto più semplice di un blocco quadridimensionale. Ovunque guardiamo, ci racconta la stessa grande storia, ma in innumerevoli varianti, tutte intrecciate in un arazzo di dimensione superiore. Questo è ciò che Einstein ha ricavato dal mazzo di carte magiche di Minkowski. Guardando lo spazio-tempo in un modo, vediamo Tristano e Isotta sospesi in cielo, come in un quadro di Chagall. Guardando in un altro modo, vediamo Romeo e Giulietta, e in un altro ancora Eloisa e Abelardo. Tutte queste coppie, ognuna delle quali perfetta in sé, risultano l’una dall’altra. Esse e le loro storie scorrono l’una attraverso l’altra. creano un tessuto reticolato dello spazio-tempo.
Il concetto di sostanza è portato al limite. Infatti il corpo dello spazio-tempo, il suo ingorssarsi nel tempo, è solo il modo che noi scegliamo di tenere distanti le cose in modo che la storia si sviluppi semplicemente. Almeno è nello spazio-tempo newtoniano. Tutta la dinamica -ciò che effetivamente succede- è disposta in orizzontale. Separiamo le carte in una direzione verticale che chiamiamo tempo per ottenere una rappresentazione semplice. Il tempo è semplificatore distinto. la sostanza è nelle carte. Queste sono le cose; il resto è nella nostra mente.
La relatività generale aggiunge un tocco sorprendente a questa teoria del tempo, apparentemente definitiva. Se considerati da soli, Tristano e Isotta sono sostanza, e la separazione tra di loro è solo la misura della loro differenza. Non possono unirsi del tutto semplicemente perché sono diversi. Questa differenza è ciò che chiamiamo tempo. Ma ciò che è la rappresentazione della differenza tra gli amanti di Wagner fa parte della sostanza stessa degli amanti di Shakespeare. Romeo e Giulietta non sarebbero ciò che sono se Tristano e Isotta non fossero tenuti separati dalla loro differenza. Il tempo che separa Tristano da Isotta è il corpo di Romeo. Questo intrecciarsi di essenza e differenza tutto in uno spazio-tempo è ancora più straordinario del diagramma di Minkowski con due aste, una più breve dell’altra.

da La fine del tempo. la rivoluzione fisica prossima ventura, Julian Barbour, Einaudi