una bellissima coppia discorde

Cara Bianca,
(…) che cosa pretendi? che ci coccoliamo come due conigli? Io trovo molto bello questo maltrattarci insaziabile; è sincero dopotutto e producente. Ciascuno ha i suoi sistemi – noi siamo una bellissima coppia discorde, e il sesso – che dopotutto esiste- si sfoga come può.

da Una bellissima coppia discorde – Il carteggio Cesare Pavese e Bianca Garufi (1945-1950) a cura di Mariarosa Masoero, Leo S.Olschki  – Firenze

il figlio

VIII

Donne che sono state madri, donne senza più figli. E padri,
padri senza ritorno. E questa voce, ora infantile, ora un gemito di carne. Parla di notte, a noi rinchiusi, noi che abitiamo acqua, noi che saremo acqua. C’è un grido che non ha bocca, che non ha viso. Almeno un volto che sia quell’ombra di straniero, donare a lui quest’anima o ciò che ne rimane, tutto.

IX

Vado, dice, e tornerò a voi. E tutto, nell’attesa, diventa nulla, il fuoco brucia le ultime radici, le case non sono più case e c’è la morte nelle strade. E c’è la cagna che si dispera e c’è la sera, e poi la notte senza perdono, e poi la carità dell’alba.

X

Che dica, l’Orfano, colui che arranca, la parola estrema. Lui, il più esposto, l’abbandonato che sa l’ammutolirsi, la malattia del Padre.

da Il figlio, Nel ferro dei balocchi. Poesie 1983-2000, Roberto Carifi, Crocetti Editore

il cliente ha sempre ragione

Baudelaire fotografato da Nadar

(…) Come colui che vidi una volta nella nostra hall, all’ora in cui le prove di stampa vengono date in esame alla clientela, sensibilmente puntuale a questo appuntamento quotidiano. Fra tanti piccoli gruppi assorti sulle loro rispettive prove, passavo dall’uno all’altro, esprimendo il mio parere. Finché raggiunsi quel tipo:
Signore, vuole che l’aiuti a essere severo? Per cominciare, come trova la sua immagine?”
“Niente male, signore. Sono soddisfatto”.
“Permette che dia uno sguardo?”.
Osservo le due prove – sollevo gli occhi sul modello…
Quella che aveva in mano, e di cui era “soddisfatto”…era la foto di un altro.

da Quando ero fotografo, Félix Nadar, Abscondita, trad.di Stefano Santuari

scena muta

Ci teniamo vicini
all’urlo, mentre passa il dodici
e l’attimo separato
dal suo vortice resta qui, nel cuore
buio dell’estate, nell’annuncio
di una volta sola. Tu
non ci sei. Resta la tua assoluta
voce nella segreteria, questa
morte che non ha luogo.

da Scena muta, in Tema dell’addio, in Poesie, Milo de Angelis, Mondadori

La tendenza a ritrovare in un mondo esterno ostile ciò a cui si è affezionati, costituisce forse anche la fonte originaria della costruzione dei simboli

da Analisi dei paragoni, in Fondamenti di psicoanalisi, Sandor Ferenczi, Guaraldi

al mio approdo, moneglia

Oltre, sopra un fitto manto del verde più profondo, una catena d’alti colli e scabri, spiccati in basso da un lungo e sottile nuvolario e come vaganti in alto nel terso del mattino, catena che s’incurva e che s’impenna, accidentata e vasta, verso l’occaso, in una bellissima montagna che di balza in balza precipita nel mare.
E più che avanza nel mezzo le braccia del gran golfo la nave mia e in dentro il calmo lago del suo porto, ecco che mi giungono i romori, bronzei e murmuranti di campane, spacconi di bombarde pei legni che vi salpano, e a mano a mano che più prossima si fa alla banchina, tra la boscaglia d’alberi e di vele, ove si scorge il brulicare d’òmini, animali, carrette e mercanzie, s’odon urla, frastuoni, tonfi, stridori e strepitii.
E a mano a mano io mi trovai a passare dal sogno e dall’incanto al risveglio più lucido, alla visione più netta delle cose, ne la luce di giugno più vere e crude, ch’invade l’animo mio d’incertezza e d’ansia pel futuro, finito questo tempo sospeso e irreale del viaggio.

da Retablo, Vincenzo Consolo, Sellerio

 

 

sull’autobiografia

Georges Perec: “Quest’autobiografia dell’infanzia si è fatta partendo da descrizioni di foto, da fotografie che servivano da intermediari, da strumenti di avvicinamento a una realtà di cui sostenevo di non possedere il ricordo. In realtà si è fatta attraverso un’esplorazione minuziosa, quasi ossessiva a forza di precisazioni, di dettagli. Attraverso questa minuziosità nella scomposizione, qualcosa viene rivelato. Je me souviens si colloca in una specie di via di mezzo e potrebbe continuamente precipitare nella relazione che ho con questo ricordo. Quando scrivo “Mi ricordo che la mia prima bicicletta aveva le gomme piene”, non è un’innocente banalità! Ne ho ancora la sensazione fisica eppure, apparentemente, è una cosa neutra.”

Frank Venaille: “Sì, è per quanto riguarda questa pseudoinnocenza, questa falsa apparenza della neutralità, non pensi che avresti benissimo potuto lavorare con una scatola di fotografie portateti da qualcuno e appartenenti a una famiglia a te sconosciuta, che ti avrebbe così fornito gli elementi di una finzione?”

Georges Perec: “L’ho fatto! Ho partecipato a una trasmissione televisiva intitolata La vita filmata dei francesi, che era un montaggio di film di dilettanti degli anni ’30-’36, per il quale ho scritto il commento. Ho quindi lavorato su documenti nei quali ho ritrovato quasi la mia propria storia.”

da Sono nato – Il lavoro della memoria(intervista di Frank Venaille), Georges Perec, Bollati Boringhieri, trad.di Roberta Delbono

la gigantessa


Luca Donnini

Quando ogni giorno, estrosa, la Natura
generava altri mostri, avrei voluto vivere
vicino a una fanciulla gigante, come un gatto
voluttuoso vicino a una regina.

Vedere insieme all’anima il suo corpo fiorire
e libero in terribili giochi crescere – e capire
dall’umida nebbia che fuma nei suoi occhi
la fiamma buia accesa nel suo cuore.

Minuzioso esplorare la fastosa bellezza
delle sue forme, scalare le sue ginocchia immense,
e a volte, d’estate, quando il torbido sole

l’atterra supina per tutta la campagna
addormentarmi all’ombra del suo seno
come un borgo tranquillo appiè d’una montagna.

da I fiori del male, Charles Baudelaire, Einaudi, trad.di Giovanni Raboni

sotto il doppio mento di Carlo Emilio Gadda