serie di sogni

Sono perfetto, bellissimo
non sarò mai più bello di così
indistinguibile dai miei panni
A un tratto perdo sangue dal naso
a un tratto lo perdo da anni

La mia fotografia gira per strada
di striscio, di sbieco lì mi presento
sto fermo ovunque io vada
poche chanches ch’io esca
molto rischio ch’io cada

Gatti – spargono la città di pozzi
mi trivellano in cerca d’odio
non si fermano ai surrogati,
vene purissime d’oro,
stanchi d’essersene separati

Ed è una serie di sogni
è un elenco di vie con il nome
col nome che non le sostituisce
nomi intrecciati in nodi
mentre l’elenco impazzisce

Un’estate di bassi fondali
un inverno di gradini
dov’è che vorresti salire?
scendi al riparo dei mali

La pioggia allaga il piazzale
congiura nelle mie scarpe
ecco distanza e profondità
freddo l’ascensore risale
mai che l’angoscia si affidi
che il lampadario s’infogni…

Ma è una serie di sogni
che mulina cangiante
è l’ombra mancante
al vetro illuminato
è l’acqua smarrita
nello scheggiato bicchiere
la nottola collocata
dentro un milione di sere.

da Il bene materiale, Paolo Febbraro, Scheiwiller

 

a mia insaputa

Giulio Aristide Sartorio

Vorrei per una volta tutti
della mia vita i volti s’affollassero,
e uno in particolare contro
l’invetriata senza desideri.
Sorridono e all’implorante
“Vi aspetto, tornate!” –
socchiuso lasciano il battente,
neanche spettasse a me seguirli
(chi qua chi là scomparendo)
o fossi dei loro già, senza saperlo.

da Sguardo dalla finestra d’inverno, Ferruccio Benzoni, All’insegna del pesce d’oro, 1998

sull’arte dell’esitazione

Fontana di sperma, di Luca Donnini, Via degli Zingari 22 a Roma 28 aprile 2012

un soggetto sufficientemente ‘movimentato’

(esitante non perché indeciso ma)

deciso a non prendere di mira le cose.

(…)

…(pensare) le cose su scala umana, ossia (pensarle) aggiungendovi esplicitamente l’uomo (o me in quanto persona), non già facendo astrazione dall’osservatore, che è ciò che costituisce la scala umana. So sempre che c’è (una)∞ di altri punti di vista, (una) ∞ di altre espressioni dello stesso sistema di impressioni. Alla stessa realtà, corrispondono (una) ∞ di considerazioni valide. Per es(empio): lo stesso avvenimento sarà diverso nelle conseguenze se cambia il tempo durante il quale se ne osserveranno le conseguenze. E da ciò dipendono ogni valutazione e ogni azione dedotte da quell’avvenimento.

Per me l’individuo non ha un’esistenza chiara – ben definita.
In altri termini – io tengo conto istintivamente della variabilità delle condizioni implicite.

dai Cahiers I 1894-1914, Paul Valéry, Adelphi

 

i migranti

Il mio sentirmi emarginata significava anche non identificarmi per forza o per necessità, non lasciare che altri disegnassero per me una qualche identità. Quella che mi apparteneva era un’identità in movimento, suscettibile di cambiamento (…)

da  Le ali dipinte. Appartenenze e sessualità, Simona Musolino, Sensibili alle Foglie

Io, il raglio dell’asino

L’umiltà consiste nel sapere che in ciò che si chiama Io non c’è nessuna sorgente di energia che permetta di elevarsi.
Tutto quel che in me è prezioso, senza eccezione, viene da ciò che è altro da me; non come dono, ma come prestito che dev’essere continuamente rinnovato. Tutto quel che è in me, senza eccezione, è assolutamente senza valore; e, fra i doni venuti dal di fuori, tutto quel che io mi approprio diventa subito senza valore.

da L’Io – L’ombra e la grazia, Simone Weil, Rusconi, trad.di Franco Fortini

vuoto e compensazione

Desiderio di vedere altri soffrire quel che stiamo soffrendo, esattamente. Per questo, eccetto i periodi di instabilità sociale, i rancori dei miseri hanno di mira i loro simili.
Questo è un fattore di stabilità sociale.

Tendenza a espandere la sofferenza fuor di sé. Se, per eccesso di debolezza, non si può provocar la pietà né far del male ad altri, si fa del male alla rappresentazione dell’universo in sé.
Ogni cosa bella e buona è allora come un’ingiuria.

da Vuoto e compensazione – L’ombra e la grazia, Simone Weil, Rusconi, trad.di Franco Fortini

grandezza e servitù della donna

Nel continuare la recensione del libro di Pittalunga₁, la filosofa (María Zambrano) nota che il sottotitolo recita Situación de la Mujer en la Historia, collocando la ricerca tra i libri di storiografia, motivo per cui la critica della filosofa si fa severa: “La prima cosa che avrebbe dovuto fare l’autore era porsi il problema essenziale, non certo quello della donna nella Storia, ma della Storia in se stessa”.
Diviene chiarissima la posizione politico-filosofica di María Zambrano: è sbagliato impostare la questione in modo che sembri un problema delle donne quello di occupare qualche posto nel farsi della storia, come ha fatto un certo femminismo che ha cercato di collocarle dove non sono state previste e nemmeno viste; è la Storia stessa il problema, il fatto cioè che esista qualcosa che ha questo nome e che procede mangiandosi, simbolicamente e anche concretamente, vite umane. Allora, il problema vero diviene conoscere come si vive il tempo, che senso danno al tempo uomini e donne.

da Una filosofa innamorata. María Zambrano e i suoi insegnamenti, Annarosa Buttarelli, Bruno Mondadori

₁: Grandeza y servidumbre de la mujer, Gustavo Pittalunga

sotto il doppio mento di Carlo Emilio Gadda