Category Archives: stella polare

Ich lebe mein Leben in wachsenden Ringen


Vivo la mia vita in cerchi che si allargano,
che passano sopra le cose.
L’ultimo, forse, non potrò portarlo a compimento,
ma voglio protendermi, tentare.

Giro attorno a Dio, alla torre antica dell’inizio,
le giro attorno da migliaia di anni:
e ancora non so: sono un falco, o una tempesta,
o un canto, forse -e grande.

da Il libro d’ore, Rainer Maria Rilke, Servitium, trad. a cura di Lorenzo Gobbi

ciò che l’uomo desidera

The distressed poet, william hogarth

Ciò che l’uomo desidera con maggior passione è di vivere la sua completezza, e di vivere in armonia, non la isolata salvezza della propria anima. L’uomo brama il suo compimento fisico, innanzi tutto perché ora e per una volta soltanto egli è nella carne e ne ha la possibilità. Perché per l’uomo la massima meraviglia è quella di essere vivo.

da Apocalisse, David Herbert Lawrence, Mondadori, 1947, trad.di Ernesto Assayot

all’avventura

foto di Alan Philip Müller

Usciva dalla stretta oscura. In verità ne era già uscito più d’una volta. Se la sarebbe cavata ancora. I trattati dedicati all’avventura dello spirito si sbagliavano assegnandole fasi successive: tutte, al contrario, si mescolavano; tutto era soggetto a ripetizioni e a reiterazioni infinite. La ricerca dello spirito girava a vuoto. A Basilea, una volta, e in molti altri luoghi, aveva conosciuto lo stesso smarrimento. Le stesse verità erano state apprese più d’una volta. Ma l’esperienza era cumulativa: il passo alla lunga si faceva più sicuro; l’occhio vedeva più lontano dentro certe tenebre, lo spirito constatava almeno certe leggi. Come accade a chi sale su per il pendio d’una montagna o ne discenda, egli s’innalzava o inabissava senza mutar posto; tutt’al più, a ogni svolta, lo stesso abisso si apriva ora a destra ora a sinistra. L’ascender si avvertiva solo dall’aria rarefatta e dalle nuove cime che spuntavano dietro quelle che sembravano precludere l’orizzonte. La nozione di ascesa o di discesa era falsa: gli astri brillavano in basso come in alto; si trovava contemporaneamente sul fondo e al centro della voragine. L’abisso era allo stesso tempo al di là della sfera celeste e all’interno della volta ossea. Si aveva la sensazione che tutto accadesse in fondo a una serie infinita di curve chiuse.

da L’opera al nero, Marguerite Yourcenar, Feltrinelli, trad.Marcello Mongardo

il 2010

Gli pareva ora insomma che una larga ondata di lirico vibrare esultasse per entro la stessa opaca durezza del materiale mondo. Il mondo pigliava un’anima, i morti oggetti vivevano, la vita di tutti i giorni cantava spiritualizzata come se il sogno la dilatasse estendendola:

Souvent dans l’être obscur habite un Dieu caché;
Et, come un œil naissant couvert par ses paupières,
Un pur esprit s’accroît sous l’écorce des pierres.

Egli ripeteva a sé piano il sonetto di Gérard de Nerval come se gli esprimesse a pieno questa sua specie nuova di ebbrezza. E veramente che le cose son vive, veramente ch’eran più e diverse da quel che parevano: avevano nascosti significati (rilesse come ad eccitare la sua stessa eccitazione i suoi occultisti e le cabale a lungo un tempo per curiosità studiati, rilesse leone hebreo, i frammenti di Pitagora, Dante, tuttociò che gli moltiplicasse per fantastiche suggestioni la vita del mondo), eran come geroglifici e cifre. Non pensava a ciò partitamente credendoci, ma era come in una sconfinante ricchezza, come in un gorgogliante abbondare di sentimento su ad invadergli la netta intelligenza, a popolargli di vita gli oggetti e le più consuete cose.

da Il peccato, Giovanni Boine, Garzanti

che cosa è reale?


foto di Milo

Ho ancora un vivido ricordo dello schock che provai al mio primo incontro con il concetto dei molti mondi. L’idea di 100¹°°+ copie leggermente imperfette di me stesso che si dividono costantemente in altre copie, che alla fine diventano irriconoscibili, non è facile da riconciliare con il senso comune. Questa è schizofrenia a oltranza.

Bryce DeWitt a proposito della Interpretazione a molti mondi della meccanica quantistica di Hugh Everett III

14 aprile 1956

L’orizzonte che vedo è limitato dal mio sguardo e sfuma dal centro verso i confini del mio occhio, ma non per questo io dubito di altri orizzonti, quelli che so che potrei vedere voltandomi o guardando da altre posizioni. Orizzonti che sono sempre presenti nella stessa percezione dell’orizzonte che ora vedo e senza i quali esso non sarebbe quello che è, orizzonti che non solo posso e potrò raggiungere ma anche che non posso più o non potrò mai raggiungere. In ciò che io ora percepisco sono innestati altri tempi e passati irrecuperabili, che fanno il presente che si apre al futuro. Il presente vive del passato che muore e non può far morire che un passato realmente esistito.

dalle pagine del 28 marzo 1958

Esperienza e visione razionale sono infinite come infinito è il passato e infinito l’avvenire: l’infinito ci circonda come qualcosa di potenziale e di oscuro e vive tuttavia nella concretezza del nostro tempo finito. Questa suggestione derivata da Husserl è organica e orientata: da questo punto di vista non è priva di analogie con la prospettiva filosofica di Whitehead. Oggi so come, anni fa, avrei dovuto scrivere su Whitehead.
Il feeling di Whitehead è la Lebenswelt. Nel feeling l’universo non si chiude in una teoria compiuta. Si attua in un processo, nella storia delle varie vite, in ogni interrelazione degli eventi nel tempo. Le cose diventano monadi aperte, nel passato e nel futuro, collegate ad infinite altre monadi. Queste monadi, proprio perché sono centri spazio-temporali, non monadi chiuse, si intersecano e si incontrano. Socialità di eventi che si relazionano con altri gruppi di eventi nel tempo e nello spazio. L’intenzionalità di Husserl è analoga al sentimento estetico di Whitehead.

da Diario fenomenologico di Enzo Paci, Il Saggiatore

 

Che cosa è reale?

 

“Per Everett la risposta è: l’unica entità fisica reale è la funzione d’onda. Il prezzo di questo monismo è il problema della base privilegiata. Poiché la funzione d’onda di un sistema composto si può rapprensentare in tanti mondi diversi, l’applicazione delle idee di Everett a generi diversi di rappresentazioni suggerisce che la medesima funzione d’onda contiene non solo molte storie, ma anche molti generi diversi di storie. Questo conduce a un’intepretazione dei molti mondi

“Io (Julian Barbour) rispondo: le configurazioni”

da La fine del tempo, Julian Barbour, Einaudi

 

 

tristano e isotta

L’opera di Wagner Tristano e Isotta è generalmente considerata il culmine del movimento romantico nella musica. La relatività generale è il non plus ultra della dinamica. Detto più esplicitamente, il modo in cui due 3-spazi sono incastrati nel suo nucleo dinamico ricorda due amanti che cerchino l’abbraccio più stretto possibile. Questo è il livello di perfezionamento nel lavoro sui principii che creano il tessuto dello spazio-tempo. è molto più semplice di un blocco quadridimensionale. Ovunque guardiamo, ci racconta la stessa grande storia, ma in innumerevoli varianti, tutte intrecciate in un arazzo di dimensione superiore. Questo è ciò che Einstein ha ricavato dal mazzo di carte magiche di Minkowski. Guardando lo spazio-tempo in un modo, vediamo Tristano e Isotta sospesi in cielo, come in un quadro di Chagall. Guardando in un altro modo, vediamo Romeo e Giulietta, e in un altro ancora Eloisa e Abelardo. Tutte queste coppie, ognuna delle quali perfetta in sé, risultano l’una dall’altra. Esse e le loro storie scorrono l’una attraverso l’altra. creano un tessuto reticolato dello spazio-tempo.
Il concetto di sostanza è portato al limite. Infatti il corpo dello spazio-tempo, il suo ingorssarsi nel tempo, è solo il modo che noi scegliamo di tenere distanti le cose in modo che la storia si sviluppi semplicemente. Almeno è nello spazio-tempo newtoniano. Tutta la dinamica -ciò che effetivamente succede- è disposta in orizzontale. Separiamo le carte in una direzione verticale che chiamiamo tempo per ottenere una rappresentazione semplice. Il tempo è semplificatore distinto. la sostanza è nelle carte. Queste sono le cose; il resto è nella nostra mente.
La relatività generale aggiunge un tocco sorprendente a questa teoria del tempo, apparentemente definitiva. Se considerati da soli, Tristano e Isotta sono sostanza, e la separazione tra di loro è solo la misura della loro differenza. Non possono unirsi del tutto semplicemente perché sono diversi. Questa differenza è ciò che chiamiamo tempo. Ma ciò che è la rappresentazione della differenza tra gli amanti di Wagner fa parte della sostanza stessa degli amanti di Shakespeare. Romeo e Giulietta non sarebbero ciò che sono se Tristano e Isotta non fossero tenuti separati dalla loro differenza. Il tempo che separa Tristano da Isotta è il corpo di Romeo. Questo intrecciarsi di essenza e differenza tutto in uno spazio-tempo è ancora più straordinario del diagramma di Minkowski con due aste, una più breve dell’altra.

da La fine del tempo. la rivoluzione fisica prossima ventura, Julian Barbour, Einaudi

14 agosto 1958

La spiaggia è un teatro di innnumerevoli figure alla Bosch. Gambe, pance, seni, sesso. Corpi avvizziti e deformati dalla vecchiaia, volti che assomigliano a tutte le specie animali. Umanità nuda che sa di carnaio. Quasi tutti i vizi sembrano rappresentati in questo o quel tipo. Ogni corpo ha una sua storia, un suo dramma: spesso è una caricatura grottesca. Certo si potrebbe anche dire che si vedono delle belle donne e degli uomini belli. Eppure hanno qualcosa di artificiale e di costruito. L’occhio cerca, invano, finché si posa sui bambini nei quali la vicenda umana si rinnova per riprendere tenacemente il cammino nnostante la tristezza, il grottesco, il diabolico.
Una piccola francese di quattro anni. Corre in acqua appena può e dopo ogni bagno si addormenta. Reagisce immediatamente a qualsiasi stimolo, buono o cattivo. Piange e ride. I suoi occhi sono di un azzurro vorace, quasi aggressivo.
Senso della vita che si rilancia: intenzionalità. Il processo vivente non avanza mai come una scala, un gradino dopo l’altro. è una curva che tocca un massimo e poi discende, si depaupera, si disgrega. Momenti nei quali ogni essere vivente, ogni civiltà, toccano il meriggio nell’aspirazione alla propria essenza.
Negli occhi dei bambini c’è la purezza del vento del martino sul mare: dell’orizzonte aperto al possibile.

da Diario fenomenologico, Enzo Paci, Il Saggiatore