Category Archives: naufragi

SSM (e Il pigiama di Piantedosi)

“un uomo vuoto, ridotto a sofferenza e bisogno, dimentico di dignità e discernimento, poiché accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso”

Primo Levi, I sommersi e i salvati, Einaudi, 1986, p.100 citato da Adriana Cavarero in Orrorismo. Ovvero della violenza sull’inerme, Castelvecchi, 2022 p.55

Il vero scopo della macchina violenta del lager nazista, ma anche degli interventi di Minniti, Salvini, Piantedosi (a favore della criminalità organizzata) “prevale largamente anche sulle finalità economiche di sfruttamento degli internati (o delle persone trasformate in sans papiers) come forza lavoro schiavizzata (…)”.

Dedicato a Alika Ogorchukwu

“With the Harrises presenting mutilated black bodies, (…) was providing another layer of voyeuristic pleasure generated by the spectacle of fragmented black bodies on the edge of life” (p.43)

“When, more specifically, the act of seeing is presented as an act of witnessing violence, and, most specifically, witnessing the conversion of bodies into objects, viewers become parties to a reverse anthropomorphosing. Here those who were previously human have lost their humanity, and the very staging of viewers within the frame reinforces the violence of a dehumanising that dues more than make impossible the category of the human.”

(Samuels, 2006, citato da Mark Sealy in Decolonising the Camera (p.51): Photography in Racial Time)

Le mani nella foto sono mie.

Frescona, non di questo mondo

Mio padre, Tommaso Gomez, non si sarebbe mai detto un uomo di questo mondo, benché nel mondo camminasse ormai da oltre sessantacinque anni. Non ho mai conosciuto una persona così assolutamente tranquilla e ignara di quello che è bene fare nel proprio interesse. Davvero non ho mai incontrato nessuno che, da anni, con una costanza tanto composta e silenziosa, radunasse tutti i suoi sforzi, esercitasse così sottilmente il cervello e impegnasse tutta la sua energia a un definitivo, totale fallimento della propria vita nel mondo.

Non che egli fosse sfortunato – tutt’altro -, e nemmeno gli mancavano qualità d’intelligenza, di simpatia e infine di cultura. Avrebbe potuto essere un vero signore se, nascendo, non avesse portato con sé da quel luogo misterioso da cui irrompono sulla terra uomini e animali, un sentimento delizioso e terribile: l’indifferenza! e qualcosa di ancora più complicato: la semplicità! Fra queste due idee, egli camminava da moltissimi anni (…)

da Che?…Che cosa?…, in L’infanta sepolta, Anna Maria Ortese, Adelphi