(tra quelle che crollano e quelle che non cedono mai …) di mezzo, stanno le molte che cedono e confessano con eloquenza e fantasia, come l’Orsola, la Tessadrella, la Giacoma Vinanti… Queste, io dico, non hanno abbandonato ogni volontà di salvezza. La via di salvezza, se c’era, come sappiamo, nel negare e continuare a negare. Senza confessione non si prova stregheria. Ma esse avevano contro il tribunale che premeva con ogni mezzo per la confessione – e resistere poteva significare la morte prima di ogni sentenza. Tale era, nei suoi nudi termini, la situazione. Il raccontare (a differenza del dire: sì, no, che si faceva nel corso della tortura) si faceva da un’altra parte, con comodo e quindi voleva dire un sollievo contro la violenza che era immediatamente come la morte. Così la volontà di salvarsi si combinava con la disperazione di poterlo fare. E ne nascono racconti. Come nella favola di Sherazade, anche qui succede che la donna racconti per salvare la vita.
La Signora del gioco. Episodi di caccia alle streghe , Luisa Muraro, Feltrinelli, Storia, 1976 (pp.144-145)