Non si vive ogni giorno,
non si muore per sempre
(Teatro degli orrori)
Non si vive ogni giorno,
non si muore per sempre
(Teatro degli orrori)
La disobbedienza civile insorge quando un numero significativo di cittadini si convince che i canali consueti del cambiamento non funzionano più, che non viene più dato ascolto né seguito alle loro rimostranze o che, al contrario, il governo sta cambiando ed è indirizzato o ormai avviato verso una condotta dubbia in termini di costituzionalità e legalità. Gli esempi sono numerosi: si pensi ai sette anni di guerra mai dichiarata al Vietnam, alla crescente influenza dei servizi segreti sugli affari pubblici, alle esplicite o sottilmente velate minacce alle libertà garantite dal Primo emendamento, ai tentativi di privare il Sentato dei suoi poteri costituzionali, a cui ha fatto seguito l’invasione della Cambogia decisa dal presidente nel pieno disprezzo della Costituzione che prevede che non si possa dichiarare guerra senza il consenso del Congresso; per non parlare dell’iniziativa ancora più vergognosa del vicepresidente di riferirsi agli attivisti della resistenza e del dissenso chiamandoli “avvoltoi (…) e parassiti che dobbiamo impegnarci a estromettere (…) dalla nostra società con non più dispiacere di quello che proveremmo nel buttar via le mele marce da un cesto”: un’affermazione che non lede solo le leggi degli Stati Uniti, ma di ogni altro ordinamento. In altre parole la disobbedienza civile può essere posta al servizio di un cambiamento auspicabile e necessario o di un altrettanto auspicabile mantenimento e ripristino dello status quo (…)
In nessun caso la disobbedienza civile può essere equiparata alla disobbedienza criminale
(p.29-30) Disobbedienza civile, Hannah Arendt, Chiarelettere, trad. di Valentina Abaterusso, intro di Laura Boella
Dancing the Lord (il refrain meraviglioso -da cui il nome della canzone- è di Mike Everjolly, il latrato e basso guaito (sometime we spread this love -ironico a posteriori-) è invece di Big & Junky Junkie Mike.
Non privare nessun essere umano dei suoi metaxu, cioè dei suoi beni relativi e confusi (casa, patria, tradizioni, cultura, etc) che riscaldano e nutrono l’anima e senza i quali, eccetto per la santità, una vita umana non è possibile.
p.152, L’ombra e la grazia, Simone Weil, Rusconi, trad. di Franco Fortini
Metaxu= avverbio greco che significa nel mezzo (nota di Fortini)
Un criterio di definizione del reale può essere questo: la realtà è dura e rugosa. Vi si trovano gioie, non cose gradevoli. Quel che è gradevole è fantasticheria.
Cercar di amare senza immaginare. Amare l’apparenza nuda e senza interpretazione. Allora ciò che si ama è davvero Iddio.
p.64, L’ombra e la grazia, Simone Weil, Rusconi, trad. di Franco Fortini