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Dalla costa ligure a La Secca di Moneglia, ai Bagni Arcobaleno, alla piscinetta

Di un certo segmento, io prelevo il terzo centrale, e vado iterando l’operazione in tutti i segmenti residui. Alla fine di un conto interminabile, resta un insieme fortemente lacunoso. Posso, a mio piacimento, dedicarmi a prelievi del genere, su un cibo, su un selciato, su un volume dello spazio ordinario. Ne tolgo, qua o là, un cubo parziale di lato dato, poi ricomincio l’operazione per ognuno dei cubi che restano nel cubo globale, di volume pari al buco praticato. Mandelbrot la chiama una spugna di Sierpinski (1). Non è più un fantasma prescientifico, è un buon oggetto chiaro e preciso, anche se il caso mette a soqquadro l’iterazione regolare di simili operazioni di forature. Io credo addirittura di aver bisogno di questa spugna per comprendere io mondo. L’idea di omeomeria, in vuoto, è il caso di dire.

pp.128 e 129 di Passaggio a Nord-Ovest, Hermes V, Michel Serres, Pratiche Editrice, a cura di Mario Porro

Una chiamata

“Aspetta” mi disse, “corro fuori a chiamarlo.
Il tempo è bellissimo, ne ha approfittato
per estirpare un po’ di erbacce.”
Così lo vidi
in ginocchio accanto alla fila dei porri,
toccare, ispezionare, separare uno
dall’altro ogni gambo, strappare gentilmente
ogni stelo non rastremato, fragile, senza foglie,
compiaciuto di sentire ogni radice rompersi,
ma dispiaciuto nello stesso tempo…

Ora ascoltavo il grave
ticchettio moltiplicato degli orologi dell’atrio
col telefono incustodito nella quiete
di specchi e pendoli colpiti dal sole…

E mi trovai a pensare: se fossimo al giorno d’oggi,
così la morte convocherebbe Ognuno.

Poi parlò e quasi gli dissi che gli volevo bene.

da The spirit level, Seamus Heaney, Mondadori, trad. di Roberto Mussapi

morte del turista amico

moneglia foto di naturamediterraneo.com

L’omu che fermu in sce a colla u fasgèva
fotografie au panuràma u l’è mortu,
mortu in pe sempre, finìu. Nu pasgèva
mai che a duvesse murtàse in t’e l’ortu

serràu d’a valle sta lusge, u pasgèva
eternu st’omu da e braghe a la sport
che eternamente da a colla u fasgèva
fotografie au panuràma. Balordu

miu usgelli in pe l’aia gianca: i sgura
in silensiu, carandu da a muntagna
cume stendardi barbareschi. Negri

in t’u ventu i me mieàn alegri.
Are e passa e e repassa in sce a campagna:
cun velle a vita in t’u ce a se dermùra.

da Poesie liguri vecchie e nuove, Cesare Vivaldi, All’Insegna del Pesce d’Oro

 

trad.dell’A.

L’uomo che fermo sulla collina faceva fotografie al panorama è morto, morto per sempre, finito. Non pareva che dovesse mai spegnersi nell’orto
chiuso della valle questa luce, pareva eterno quest’uomo dai calzoni sportivi che eternamente dalla collina faceva fotografie al panorama. Storidito
guardo uccelli nell’aria bianca: scivolano in silenzio, calando dalla montagna come stendardi barbareschi. Neri
nel vento mi guarderanno allegri. Ali passano e ripassano sulla campagna: con esse la vita si diverte in cielo

saggezza nuova

ralph steiner two men and the ocean 1921

 

A volte la mente è come il cielo
di libero mattino nell’azzurro,
nella sua volta sgombra
ogni cosa accetta e in sé comprende.

Saggezza nuova di tutto m’innamora!
nell’estate fremente ogni languore
placa in serenità senza confine.

Come la vela al ciglio d’orizzonte
vaga senza meta: lei stessa meta.

di Italo Benedetti, in Lirica, rivista di poesia in versi e prosa, Anno I Numero 2 Febbraio 1984, dir.ed. Roberto Varese