Category Archives: maternità

a Adelaide Antici, ad Anna Fiorentin

al di là di questo certo e tranquillo non amarti

Al di là di questo certo e tranquillo non amarti
ora madre t’amo e ti vorrei vicina
madre che in me vivi.
e dài, di tua presenza, certezza al viver mio senza peso;
con la durezza del tuo volere e amare.

(1° gennaio 1933)

da Diario umano, Giovanni Amelotti, Emiliano degli Orfini – Genova, 1934

12 marzo 2004

Marta, di Marilena Pellegrini

Mai potrò dimenticare la sera di quel mio giorno, con tutto ciò che ancora vidi nella mia ebbrezza. Fu per me ciò che di più bello può dare la primavera della terra e il cielo e la sua luce. Come nella gloria dei santi, ella pervase il rosso della sera, e le esili, piccole nubi dorate nell’etere sorridevano dall’alto, come geni celesti che si rallegrassero della loro sorella in terra, di come si muoveva tra di noi in tutta la sua magnificenza degli spiriti, eppur benevola verso tutto ciò che l’attorniava.

da Frammento di Iperione – Zante, Friedrich Hoelderlin, Il Melangolo, a cura di Maria Teresa Bizzarri e Carlo Angelino

i migranti

Il mio sentirmi emarginata significava anche non identificarmi per forza o per necessità, non lasciare che altri disegnassero per me una qualche identità. Quella che mi apparteneva era un’identità in movimento, suscettibile di cambiamento (…)

da  Le ali dipinte. Appartenenze e sessualità, Simona Musolino, Sensibili alle Foglie

dal 1 al 7 ottobre settimana dell’allattamento al seno

Dal 1 al 7 ottobre parte la settimana per l’allattamento al seno. Promossa per la prima volta a livello internazionale nel 1992, in oltre 120 Paesi l’’Unicef,e la World alliance for breastfeeding action e l’Organizzazione mondiale della sanità  si fanno promotori e sostenitori di questa iniziativa per ribadire l’importanza dell’allattamento al seno per la salute di madre e figlio e quindi il sostegno dell’allattamento diventa un diritto.

 

“mamma, tira fuori quella tetta!”

Per i primi due o tre anni ci si può aspettare che i piccoli chiedano di poppare ovunque ne sentano il desiderio, e spesso sono in grado di articolare il linguaggio molto prima di saper valutare l’effetto delle parole sugli altri.
Nella società industrializzata il seno è ancora un oggetto glorificato e nella mente di molti le sue funzioni nutritive sono d secondaria importanza. Nonostante la grande ostentazione di seni femminili che invadono i Media, le donne che allattano al seno vengono spinte a mantenere un contegno virginale. Incoerenze come questa mettono decisamente in difficoltà le madri che allattano, a meno che non riescono a mantenere una studiata indifferenza verso il loro ambiente sociale.Ma non tutte riescono ad essere indifferenti, e in ogni caso non sempre; e molto difficile far passare l’allattamento per una faccenda privata quando il tuo bambino urla in pubblico: “Tettaaaa!”.”Che carino”osserva la zia quando un bambino fa tale richiesta, “si ricorda ancora”. “Come potrebbe dimenticare?” pensa la madre fra sé “Sono passate solo quattro ore!”.
Può essere carino a casa, quando la piccola Lucia chiede “poppa” o “bumba sisa”. Pensa, però, come ti sentiresti a disagio se facesse la stessa richiesta con una pronuncia perfetta mentre siete al supermercato. E quale parola preferiresti sentire, se il tuo bambino carezzandoti la maglia annunaciasse a tutti: “La mamma ha le ciucce”? O ancora, se il tuo piccolo di tre anni dicesse: “Mamma, tira fuori quelle tette!”? Potrebbe fare un certo effetto la sua richiesta urlata sopra le note della marcia nuziale di tua cugina…

da Allatti ancora? allattare e accudire un bambino ai primi passi, Norma Jane Bumgarner, La Leche League International

 

associazione onlus vita di donna alla casa internazionale delle donne a Roma

se allatti a richiesta, hai più tempo libero:

 

Canto del mattino

L’amore ti ha messo in moto come un grosso orologio d’oro.
La levatrice ti ha schiaffeggiato sotto i piedi e il tuo nudo grido
ha preso il suo posto fra gli elementi.

Le nostre voci echeggiano, esaltando il tuo arrivo. Nuova
statua.
In un museo pieno di correnti, la tua nudità
è ombra sulla nostra sicurezza. Ti stiamo intorno vacui in
viso come pareti.

Non sono tua madre più di quanto
lo sia la nuvola che distilla uno specchio per riflettere la
propria lenta
cancellazione per mano del vento.

Per tutta la notte il tuo respiro di falena
tremola fra le piatte rose rosa. Veglio per ascoltare:
un mare lontano si muove nel mio orecchio.

Un grido, e scendo dal letto incespicando, pesante come
una mucca floreale
nella mia camicia da notte vittoriana.
La tua bocca si apre pulita come quella di un gatto. Il riquadro
della finestra

s’imbianca e inghiotte le sue opache stelle. E ora tu provi
la tua manciata di note;
le vocali chiare salgono come palloncini.

 

16 febbraio 1961

 

da Ariel, Sylvia Plath, Mondadori, trad.di Anna Ravano