
Si può ancora amare, ma darsi con tutta l’anima
è una felicità che non si ritroverà mai più.
Corinne ou l’Italie
Lungo un cielo crepuscolaceo
Una campana angelisuzza in pace
L’aria esiliescente e matrigna
Che non perdonerà mai.
Laggiù, sul pendio dei bastioni,
Si profila una rozza-
Convalescente che bruca
Cocci di stoviglie; si fa tardi.
Chi m’ha amato mai? Io m’ostino
Su questo ritornello davvero impotente.
Senza pensare che son davvero sciocco
A farmi cattivo sangue.
Ho un fisico decente,
Un cuore di bimbo beneducato,
E per un cervello magnifico
Il mio non è male, sapete?
Ebbene, dopo aver pianto sulla Storia,
Ho voluto vivere un tantino felice;
Era domandar troppo, s’ha da credere;
Avevo l’aria di chi parla ebraico.
Ah, cuore mio, di grazia, lascia perdere!
Quando ci penso, in verità,
Mi vengono i sudori della spossatezza,
Roba da sprofondar nella sporcizia.
E tuttavia il cuore mi scalpita di genio
Perdutamente, mio Dio!
E se qualcuna vuole la mia vita,
Io non domando di meglio!
Ma va’, povera anima veemente!
Tuffati, essere, nei loro apatici Giordani,
Due frizioni di vita corrente,
e presto sarai esorcizzato.
Ahimè! chi me ne può rispondere?
Toh, sapete voi forse
Cos’è un’anima ipocondriaca?
Io ne ho una, e di prezzo modico.
Elena, io vago per la stanza;
E mentre tu stai prendendo il tè (o choppi egusi soup),
Laggiù, nell’oro d’un fiero settembre,
Rabbrividisco in tutte le membra,
Preoccupato della tua salute.
Mentre, dall’altra parte…
da Les Complaintes, in Poesie e prose di Jules Laforgue, Mondadori, a cura di Ivos Margoni

E., la strada per il pozzo è quella a scendere che trovi dopo la macchia di ginestre.