
Il punto della distinzione, il punto estremo del bordo al di là del quale l’oggetto svanisce, è dimostrabilmente inaccessibile. Esso esiste solo in talune matematiche della tradizione. Il più liscio dei solidi presenta delle granulosità, non potrete mai levigare esattamente una lente d’occhiale con quel movimento aleatorio della mano che tenta di recuperare la distribuzione stocastica delle asperità. Nel più piccolo locale (1), inoltre, il suo limite vibra, con una fluttuazione particolare. Il bordo è immerso nel rumore, nel suo proprio rumore, e la distinzione sarebbe un compito infinito. Il teorema di Brillouin rende il cartesianesimo improbabile e miracoloso: esso sta tutto intero nel miracolo greco, quello della geometria. Gli oggetti hanno bordi fluttuanti, compresi i solidi, tutti immersi nelle loro frange, come in multiple aureole spezzate. Ogni cosa del mondo è nube, nel suo genere, è turbine e luccichìo. Un organismo, ad esempio, è un insieme aperto ed è, più di un’arte, un sapere quello di disegnarlo con limiti indistinti e fluenti. Così l’evidenza non è cosa di quaggiù, così essa richiede una detrazione infinita. Quale concetto volete che essa riempia?
Ogni conoscenza è adela (2).
da Passaggio a Nord-Ovest. (Hermes V), Michel Serres, Pratiche Editrice, a cura di Mario Porro
(1): locale in contrapposizione a globale (termini più esatti di interno rispetto a esterno, che cadrebbero nella trappola dello spazio): per saperne di più e meglio dei due termini, e degli spazi localmente euclidei che non lo sono globalmente, leggere alle pp. 90 e 91 del libro di Serres.
(2): dal termine greco adelos, non-manifesto, non-evidente.