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III


Notturno, Osvaldo Licini

La poesia rinnova la vita, sì che per un attimo
Riviviamo la prima idea…Placa in noi
La fede in un principio immacolato.

E ci sospinge, sulle ali di una volontà inconsapevole,
Verso una fine immacolata. Muoviamo tra questi due punti:
Da quel sempre infante candore alle sue più tarde varietà.

Da quel candore nasce la potente euforia
Di ciò che proviamo quando il pensiero ci pulsa
Nel cuore, come sangue che appena sia giunto,

Un elisir, una tensione, un puro potere.
La poesia, grazie al candore, ci dà sempre di nuovo la forza
Di ritrovare di ogni cosa l’immacolata natura.

Ad esempio: di notte un arabo intonando
Infernali ubla-ubla-ubla-ahh inscrive
Nella mia stanza un’astronomia primitiva

Attraverso gli informi presagi che lancia il futuro
E scaglia le stelle sul pavimento. Di giorno
Era la colomba a gorgheggiare ubla-uh,

E sempre l’oceano gonfio d’iridescenza continua a tuonare uh,
E gonfia e tuona uh, e gonfia e ricade.
La vita insensata ci trafigge coi suoi misteriosi rapporti.

da Note verso la finzione suprema, Wallace Stevens, Arsenale Editrice, a cura di Nadia Fusini

saluti all’avvocato


maniera nera di Annalisa Prisco

 

So che sulla terra esistono esseri davanti ai quali m’inchino spontaneamente, ma essi non sono purtroppo quelli a cui bisogna ricorrere per mangiare. Questi qui sono in genere molto più pretenziosi ed esigono da coloro che dipendono da loro una sottomissione rispettosa, che il ridicolo ha definitivamente scacciato da me, e reso impossibile.
È per questo che percorro e percorrerò ancora il mondo, in occupazioni fantasiose, è per questo anche che molti altri che hanno visto si uniranno a noi. È per questo che il reggimento dei perduti e degli ‘erranti’ verrà rinforzato da numerose unità, transfert totale della disillusione, àncora dell’amor proprio, baluardo contro la servitù che avvilisce e degrada, ma contro cui nessuno protesta, poiché essa ha solo la nostra mente come spettatore.

da Le onde, Louis-Ferdinand Céline, Via del Vento Edizioni, trad.di Anna Rizzello

io non v’invidio punto, angeli santi

Io non v’invidio punto, angeli santi,
le vostre tante glorie e tanti beni,
e que’desir di ciò che braman pieni,
stando voi sempre a l’alto Sire avanti;

perché i diletti miei son tali e tanti,
che non posson capire in cor terreni,
mentr’ho davanti i lumi almi e sereni,
di cui conven che sempre scriva e canti.

E come in ciel refrigerio e vita
dal volto Suo solete voi fruire,
tal io qua giù da la beltà infinita.

In questo sol vincete il mio gioire,
che la vostra è eterna e stabilita,
e la mia gloria può tosto finire.

Gaspara Stampa da Lirici del Cinquecento, AA.VV., Classici UTET

del barzottismo

Primavera cresciuta a mezzo inverno
è la sola stagione sempiterna,
sebbene inumidita nel tramonto.
Sospesa nel tempo, fra il tropico e il polo.
E quando il breve giorno si rischiara, con gelo e con fuoco,
ed il tiepido sole infiamma il ghiaccio…

da Quattro quartetti, Thomase Sterns Eliot, Faber & Faber, London 1944 trad. da Roberto Sanesi

E sia “religione” sia “cultura”, oltre a significare cose diverse, dovrebbero significare per l’individuo o per il gruppo qualcosa cui essi tendono, non solamente qualcosa che essi posseggono.

da I Tre significati di “cultura”-Appunti per una definizione della cultura, Thomas Stearns Eliot, Bompiani

Spesso lascio che un’immagine “si produca” in me emozionalmente, e quindi applico ad essa quanto posseggo di forza critica e intellettuale-, lascio che questa immagine contraddica la prima, già sorta, e che una terza immagine generi dalle altre due insieme una quarta immagine contraddittoria, e lascio quindi che tutte restino in conflitto al di fuori dei limiti formali da me imposti… Al di fuori dell’inevitabile conflitto delle immagini – inevitabile perché appartenente alla natura creativa, ricreativa, distruttrice e contraddittoria del centro motivante, cioè del centro della lotta-cerco di pervenire a quella pace momentanea che è una poesia.

Dylan Thomas tradotto da Roberto Sanesi

la sfrontata

foto di Luca Donnini


(…) mentre le vetture del collegio passavano, emergeva come un tipo di quella razza, della razza sua, un’anima-pipistrello che si svegliava alla coscienza di sé nelle tenebre, nel segreto e nella solitudine e, attraverso gli occhi, la voce e i gesti di una donna semplice, invitava nel suo letto il forestiero.

da Dedalus. Ritratto dell’artista da giovane, James Joyce, Adelphi, trad.di Cesare Pavese

frutti vermigli

Fu la mia giovinezza un uragano
E una tenebra, rotta da brillanti
Soli. Il tuono e la pioggia han fatto scempio
Tal che del mio giardino
Pochi ritrovo ormai frutti vermigli.

Charles Baudelaire

 

Ulisse:”Bene. La troviamo, l’eroina di Scizia, Achille e io, immota in assetto da guerra, in testa alle sue vergini, succinta: il cimeiero le sovrasta il capo, e muovendo le sue nappe di porpora e d’oro, il cavallo pesta la terra sotto di lei. E pensosa, e per un istante, guarda priva d’ogni espressione la nostra schiera, come se noi fossimo lì, scolpiti nella pietra davanti a lei; ecco, questa palma della mia mano, te l’assicuro, è molto più espressiva del suo volto: finché, adesso, il suo sguardo cade sul Pelide: di colpo, un rossore, giù giù fino al collo le trascolora il volto, come se intorno a lei, di colpo, il mondo divampasse in chiare lingue di fiamma. Si butta, con un gesto improvviso – e uno sguardo truce getta su di lui – giù dal cavallo a terra, ci domanda, affidando le redini a una serva, che cosa ci porti lì da lei, così solennemente. E io: che noi Argivi ci rallegriamo di imbatterci in una nemica del popolo dei Dardani; quale odio divampa, da tempo, contro i figli di Priamo, enl cuore dei Greci; quanto utile, a lei come a noi, sia un’alleanza; e il resto, che il momento mi suggerisce. Ma con stupore, nel flusso del discorso, mi accorgo che non mi sente. Si volta di colpo con un’espressione di sbalordimento, come una fanciulla di sedici anni che torni dai giochi olimpici, verso un’amica che le sta al fianco, e grida: Protoe, un uomo simile mia madre Otrera non l’ha incontrato mai! L’amica, colpita da queste parole, tace; Achille e io ci guardiamo sorridenti. lei, lei, di nuovo indugia, con uno sguardo estasiato, sulla figura smagliante dell’Egineta: finché l’altra, timorosa, le si avvicina e le ricorda che mi deve ancora una risposta. Allora, tingendo la corazza, giù fino alla cintola, col rosso delle guance – fosse furore, fosse invece vergogna – confusa e fiera e scatenata insieme: che è Pentesilea, dice rivolta a me, regina delle Amazzoni, e che dalla faretra verrà la sua risposta!”

da Pentesilea, Heinrich von Kleist, Einaudi, trad. Enrico Filippini

 

naviganti

Nella mia giovinezza ho navigato
lungo le coste dalmate. Isolotti
a fior d’onda emergevano, ove raro
un uccello sostava intento a prede,
coperti d’alghe, scivolosi, al sole
belli come smeraldi. Quando l’alta
marea e la notte li annullava, vele
sottovento sbandavano più al largo,
per fuggirne l’insidia. Oggi il mio regno
è quella terra di nessuno. Il porto
accende ad altri i suoi lumi; me al largo
sospinge ancora il non domato spirito,
e della vita il doloroso amore 
.

Umberto Saba