Nel frammento di David di Dinant viene sviluppata l’idea aristotelica per cui l’anima rappresenta innanzitutto la capacità di patire del corpo. Quando si parla di anima, in questi testi, non è assolutamente qualcosa che rappresenti il nostro vero “io”, deposito e possesso personale contrapposto al corpo, bensì è quella parte che svolge proprio le funzioni più importanti del corpo, definendo innanzitutto la sua capacità di sentire e di subire affezioni.
Il dio sensibile. Saggio sul panteismo, Emanuele Dattilo, Neri Pozza, La Quarta Prosa, collana diretta da Giorgio Agamben, p.43