L’invidia

L’invidia, unico vizio che non implica piacere, è tristezza del mondo, ed è forse l’unico vizio non confessabile, tende a raffigurarsi esistenze altrui come felici, dunque invidiabili, e a considerarle perciò minacciose, capaci cioè di diminuire il nostro essere. Il che è, a ben vedere, irrealistico e del tutto immaginario, poiché ogni esistenza ha verosimilmente la sua quota di infelicità, o di male, e non ha senso confrontarla con la propria, per poi sentirsi sventurati. Si tratta di un vizio, o passione che si nutre di immaginario, “e dato che l’immaginazione è virtualmente infinita, non ha bisogno di elementi o conferme esterne per svilupparsi e crescere”. L’invidia orienta la nostra attenzione su ciò che non abbiamo (… un tema di molte fiabe), su quello che ci manca, su quello che non c’è, sull’irrealtà. Inoltre, l’invidioso considera l’altro come un ostacolo, da eliminare o da superare, e così distrugge ogni relazione.

da Il bene e gli altri. Dante e un’etica per il nuovo millennio, Filippo La Porta, Bompiani

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